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  • Pubblicata il: 24/01/2023 13:20:46

Degenti chiusi nelle stanze, palpeggiamenti e incitamenti ad atti sessuali: l'inferno delle 25 vittime degli abusi al Don Uva

Maltrattamenti aggravati, sequestro di persona, violenza sessuale, favoreggiamento personale. Sono pesanti le accuse nei confronti di 30 dipendenti – infermieri, oss ed educatori – della struttura sociosanitaria-riabilitativa del Don Uva di Foggia ai danni di 25 degenti in condizioni di incapacità fisica e mentale. L’indagine, diretta e coordinata dalla procura di Foggia, è stata sviluppata in particolare dai militari del Nucleo Investigativo di Foggia e del NAS del capoluogo ed è iniziata la scorsa estate, dopo una intercettazione di una telefonata.

GLI EPISODI. I dettagli sono stati resi noti in una conferenza stampa in mattinata, presso il Comando dei carabinieri. "La Procura ci ha messo nelle condizioni di procedere con grande rapidità - sottolinea il Colonnello Michele Miulli, Comandante Provinciale Carabinieri di Foggia - e l’unione delle forze ha consentito di poter svolgere questa investigazione al meglio". Sette persone si trovano in carcere e 8 ai domiciliari: contestati maltrattamenti con percosse, minacce, ingiurie, scherni, offese, 14 episodi di sequestro di persona che consistevano nel collocare i degenti chiusi in alcune stanze, anche di fronte a richieste di uscire, tra cui la sala mensa, e 2 episodi di violenza sessuale (palpeggiamento di una vittima e aver incitato un degente a compiere atti sessuali con un altro degente cui hanno assistito gli indagati).

L'AZIENDA. "I fatti ci sono apparsi gravi perché compiuti da coloro che avrebbero dovuto prendersi cura delle vittime. I profili della responsabilità amministrativa dell’azienda sono in fase di indagine. Continueremo a vigilare affinché questi episodi non avvengano più", ha commentato il Procuratore Ludovico Vaccaro. L'indagine è partita dall'intercettazione di una telefonata per un altro episodio.

LA SCENA DEL CRIMINE 'BLINDATA'. "Abbiamo dovuto operare in una scena del crimine 'blindata', quindi senza intercettazioni ambientali: questa indagine non ci sarebbe stata e le vittime avrebbero continuato a subire questi maltrattamenti. C’era una metodica ben precisa negli interventi violenti e in alcuni casi le vittime assumevano atteggiamenti preventivi di violenza”, ha sottolineato il Procuratore aggiunto Silvio Guarriello, mentre Edoardo Campora, Comandante Gruppo Carabinieri Tutela Salute di Napoli ha messo in luce come la gravità degli episodi contestati abbia turbato gli stessi militari che hanno indagato.

di Saracino Nicola