Due nuovi premi per il giornalista e poeta foggiano Marco Laratro
Non smette di stupire il giornalista foggiano Marco Laratro che, nei giorni scorsi, ha ricevuto il “Premio Città di Foggia” per la poesia nella VI edizione del Premio internazionale di letteratura e arti visive “Ciò che Caino non sa”, mentre per un articolo giornalistico figura al 2° posto nel Premio internazionale Pontremoli di arte letteraria.
Dopo aver già vinto quest’anno il “Premio Caggese” di poesia, e ottenuto il Premio speciale della Giuria all’”Internazionale” di Cortona, questo è il quarto riconoscimento che Marco Laratro ottiene nell’arco di pochi mesi.
L'EVENTO. La cerimonia conclusiva del “Caino” – coordinata dalla poetessa dauna Maria Teresa Infante-La Marca – si è svolta nella elegante cornice di Palazzo Dogana, con l’intervento anche di concorrenti provenienti da varie parti del mondo.
In questa circostanza, all’autore foggiano il premio è stato conferito per la lirica “Perdono?” che, nel solco del tema di fondo della rassegna di quest’anno (“contro la violenza di genere e sui minori”), fa trapelare un messaggio di allarme di fronte a certe pur civili e solidali inclinazioni che, manifestando una particolare benevola indulgenza verso i colpevoli di odiosi reati contro donne e bambini, trascurano le ripercussioni dolorose e insanabili recate alle vittime e alle loro famiglie, e rischiano di proporsi come un motivo di silente comprensione mentre cresce il fenomeno di femminicidi e violenze.
Emblematici, in proposito, i versi che offrono a un colpevole la più problematica forma d’indulgenza: “Non negherò, fratello mio assassino, / l’abbraccio alla tua anima contrita. / Ma come attender braci di perdono / se non accendi il fuoco di una vita?”.
L'INCHIESTA. Nel IV Premio internazionale “Pontrémoli”, invece, il riconoscimento al foggiano Laratro è stato conferito per una ricerca giornalistica che, muovendo dalle più recenti vicende del Covid, ricalca il percorso anche storico e letterario delle epidemie che lo hanno preceduto nel mondo, con inquietanti cadenze il cui inizio può risalire addirittura alla “peste di Atene” del 431 a.C., di cui parla Tucidide nelle sue “Storie”. Da allora, con sorprendente paradosso, le più devastanti forme di epidemie hanno puntualmente offerto spunti di ispirazione a poeti e scrittori di alta fama: come a Lucrezio – col suo “De rerum natura” – sino a Boccaccio, Manzoni e Albert Camus, che intitolò appunto “La peste” il suo più celebre capolavoro.
LE COLLABORAZIONI. Oggi, dopo una lunga collaborazione alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, e dopo aver collaborato – per la maggior parte del tempo come capo Ufficio stampa – con otto sindaci di Foggia e con le loro Amministrazioni delle più varie connotazioni politiche, prosegue l’attività completando le sue raccolte in prosa e versi, e collaborando a pubblicazioni come la rivista di attualità, cultura e storia “Diomede” e il “Murialdino” di cui è direttore da quarant’anni.