Estorsioni, c’è chi fa i nomi: “Cose così, prima dell’associazione antiracket le sognavamo”
Per il procuratore De Castris ‘è la strada giusta’
“Venerdì, in tribunale c’è stato un processo difficile. La vittima delle minacce e violenze, diretta conseguenza di un pizzo non pagato, ha testimoniato raccontando tutto il male subito. Ha fatto i nomi e ha indicato i tre autori degli atti intimidatori. Cose così, prima della costituzione dell’Associazione Antiracket, avremmo solo potuto sognarle”. A dichiararlo è il Procuratore Capo della Repubblica di Foggia, Leonardo Leone De Castris, durante la presentazione del volume ‘Mai più soli. Le vittime di estorsione e d’usura nel procedimento penale’. A presentarlo, insieme a De Castris, il Prefetto di Foggia Maria Tirone, il Presidente FAI Tano Grasso (curatore del volume), le presidentesse delle associazioni antiracket di Foggia e Vieste, Cristina Cucci e Vittoria Vescera.
DATI CONFORTANTI. Le parole di De Castris fanno eco a tutte quelle spese dagli altri relatori. I dati emersi raccontano qualche verità piacevole per la Capitanata: le denunce sono raddoppiate rispetto a prima della costituzione della associazione antiracket, i reati sono diminuiti. C’è meno criminalità, a dire dello stesso procuratore che, non vuole dare statistiche ma, rassicura tutti che la strada è quella giusta: “Anche in momenti piuttosto particolari come quelli della scorsa settimana, questa città sta dimostrando la propria disapprovazione. Da parte di tutti comincia ad intravedersi una complicità con le istituzioni e contro l’illegalità”. Il riferimento è ai violenti atti intimidatori subiti, la settimana scorsa, da un assicuratore foggiano.
CAVALCARE L’ONDA. Sulla scia di questi passi in avanti della società civile, nell’indignazione rispetto alle varie forme di sopruso e illegalità, Grasso sottolinea quanto sia importante non pensare di aver già vinto, quanto piuttosto “cavalcare l’onda. È questa la vera notizia. Il vento è favorevole per una nuova stagione. Bisogna non adagiarsi, e continuare a combattere l’illegalità.” Combattere l’illegalità non significa, secondo il Presidente FAI, garantire la scorta a chi denuncia, quella è una sconfitta: “La scorta deve essere l’estrema ratio, perché vivere sotto scorta non è bello e nemmeno semplice. Ma voi vi immaginate che significa lavorare in un esercizio commerciale con gli uomini della scorta? Dobbiamo abituare tutti a denunciare prima che vengano messe le bombe, alle prime avvisaglie”. Secondo Grasso, il modo migliore di sconfiggere la mafia è coglierla di sorpresa, anticiparne le mosse. In questo modo, si garantirebbe la sicurezza di tutti, anche senza scorta.
NON È UNA PARTITA DI CALCIO. Lungi dal farsi investire da una vena giustizialista, l’intera presentazione vuole mandare il messaggio che se in Italia si è innocenti fino a prova contraria, si è anche vittime fino a prova contraria. E le vittime non possono essere lasciate sole.
Non si gioisce alla fine di un processo che condanna i colpevoli. Si è semplicemente sollevati per aver messo la giustizia al centro e l’illegalità al pubblico ludibrio. Questo il messaggio del Prefetto di Foggia, Maria Tirone, che dopo una disamina sul volume, cita uno scritto del 1992 di Tano Grasso, pubblicato successivamente ad una sentenza di condanna per azioni estorsive a danno di alcuni commercianti: “La sentenza riconosceva la fondatezza delle nostre accuse. Eppure non c’era alcun motivo per trionfalismi. In quell’aula non si era giocata una partita di calcio tra due squadre contrapposte. Si decideva il destino e la vita di uomini.”