“Fermiamo la barbarie”, in Piazza Giordano la manifestazione di Cgil, associazioni e movimenti per fermare il massacro di Gaza
Sono tantissime in tutta Italia le piazze organizzate dalla Cgil con associazioni e movimenti per sabato 6 settembre per dire basta al massacro che si sta perpetrando nella Striscia di Gaza a opera dell’esercito israeliano e per sostenere l’iniziativa umanitaria della Global Sumud Flotilla. Anche Foggia partecipa alla mobilitazione con un presidio indetto da tante sigle dell’associazionismo, in Piazza Giordano dalle ore 18 alle ore 20.
GLI INTERVENTI. Nel corso della manifestazione sono previsti gli interventi di: Gianni Palma, Segretario Generale CGIL Foggia Filomena Sportelli, Coordinamento per la Pace Jean Patrick Sablot, Regista francese ebreo Valentina Scala, Acli Foggia Myriam Pellegrino, UDS Foggia Luciano Beneduce, Università di Foggia Giuseppe La Porta, Coordinamento per la Pace Gregorio Carmeno, UDU Link Foggia Basem Jarban, Rappresentante comunità palestinese
I TEMI. Nell’appello lanciato dalla Cgil si ricorda come il governo e l’esercito israeliano stanno realizzando a Gaza ed in Cisgiordania una delle più gravi negazioni del diritto umanitario e internazionale. Il governo israeliano ha infatti deciso di proseguire l’assedio della striscia di Gaza con un’ulteriore escalation militare che prevede lo sfollamento della popolazione palestinese in impossibili campi profughi privi di sicurezza, di cibo, di acqua e di assistenza sanitaria, per poi rioccupare quel territorio trasferendo la popolazione.
IL PROGETTO E1. “Inoltre, è stata annunciata - scrivono gli organizzatori - la volontà di isolare Gerusalemme dal resto della Cisgiordania, con il progetto E1 che prevede un nuovo insediamento ebraico sul territorio destinato allo stato di Palestina. Questi piani confermano il vero obiettivo del governo israeliano: eliminare ogni fattibilità dei “due stati per i due popoli” e la possibilità stessa di esistenza dello stato palestinese che molti governi ora, con colpevole e grave ritardo, dicono di voler riconoscere. Questo progetto comporterà il sacrificio della vita degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, utilizza la fame come arma di guerra e straccia il diritto internazionale che rimane l’unica garanzia su cui costruire pace e sicurezza comune. Un vero e proprio punto di non ritorno”.
LA MOBILITAZIONE. “Non possiamo - si conclude l'appello - rimanere in silenzio. Non possiamo permettere che ciò avvenga sotto i nostri occhi. Non è più il tempo delle parole. Stati e governi democratici, membri delle Nazioni Unite, firmatari di accordi, trattati e convenzioni per il rispetto dei diritti umani, della legalità, della giustizia, del diritto umanitario debbono fermare questa barbarie. Non possiamo più accettare che vengano uccisi impunemente bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti e che continui la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole. Per questo, rinnoviamo il nostro impegno alla più ampia mobilitazione possibile e facciamo nostre le richieste che il sindacato mondiale CSI ha avanzato a tutti i Capi di Stato e di Governo, incluso quello italiano, al fine di: interrompere la consegna di armi, raggiungere un cessate il fuoco e garantire l’ingresso di aiuti umanitari illimitati subito, rilasciare tutti gli ostaggi e i prigionieri politici, riconoscere lo stato di Palestina, porre fine all'occupazione e interrompere il commercio con gli insediamenti illegali e rafforzare la democrazia per raggiungere una pace duratura in tutta la regione”.