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  • Pubblicata il: 16/02/2018 19:46:05

Foggia, le feste e i divertimenti dei giovani nel passato LA RUBRICA

Compleanni, onomastici, diciotto anni e le altre feste che organizzavamo quando eravamo ragazzi, tra gli Anni Sessanta e i Settanta: ve le ricordate? Sale da ricevimenti, discoteche, ristoranti, pizzerie. Chi le ha mai viste? E non perchè mancasse la disponibilità - certo a volte anche quella -, ma perché era proprio il modo di vivere, legato alla società che  ci accompagnava in quegli anni, a imporre un modo di comportarsi diverso.

I LOCALI. I locali, a Foggia, poi, erano davvero pochi e, in genere, erano dei posti a piano terra o addirittura sotto, nei quali si riunivano gruppi di persone: amici, conoscenti, che ballavano e ascoltavano musica.  Uno dei più accorsati  e frequentato, anche perché era ben tenuto e organizzato come vera e propria Discoteca era il famoso Pyper, in Corso Giannone, ancor oggi esistente ma utilizzato per altre iniziative e rassegne. Altri luoghi molto rfrequentati erano due club che si trovavano nei c.d. “cortili” tra i palazzi di Corso Roma. Via Amicangelo Ricci e Corso Giannone: questi però, diversamente dal Pyper, non erano sempre ben frequentati.  Per la Foggia più “in” e che poteva permettersi di spendere qualcosa, negli anni ottanta, all’interno del bellissimo locale dove negli ultimi anni c’era il ristorante “La Pietra di Francia”, in Viale Primo Maggio apri’ un bellissimo night club: “Il Serrese”. Un posto chic, arredato con divani e poltroncine, elegante, con pianoforte dove si alternavano pianisti e musicisti di qualità e un servizio bar da invidia a locali  ben più rinomati. Insomma, tutto sommato anche a Foggia c’era dove poter andare.
Ma se volete sapere come si diveritva la maggior parte dei ragazzi foggiani e come  facevamo festa quando c’era qualche ricorrenza non vi resta che leggere queste pagine.

LE REGOLE. Per farci una prima idea, di quello che era il clima allora, sappiate che:
- Non si usciva tutte le sere; non  esisteva la “movida”, almeno come la si intende oggi: la nostra movida erano “i giardinetti”.  
- Gli orari  nei quali si usciva erano il contrario di quelli di oggi: dal primo pomeriggio, all’inizio del telegiornale, normalmente. Quando c’era qualche festa o in casi particolari, si poteva arrivare alle dieci. Oltre, specie per le ragazze, potevano essere drammi!

I GIARDINETTI. Le nostre uscite poi, come abbiamo detto, erano i giardinetti, ma lì già eravamo più grandicelli, altrimenti la “location” era il quartiere dove vivevamo. Nel quartiere ci conoscevamo un po’ tutti. Lì nascevano e finivano amicizie, “cotte” e amori veri e propri. A volte la fine era naturale; nel senso che due si lasciavano per motivi “personali”. Altre volte la fine di una relazione era “procurata”. Non vi sembri strano. In ogni quartiere c’era un individuo, una specie di spia doppiogiochista, che si infiltrava tra le comitive e quando non arrivava a raggiungere il suo scopo - magari quello di fidanzarsi con la ragazza che gli piaceva, ma dalla quale non era ricambiato -, o solo per fare un dispetto, cominciava a seminare zizzania. A volte arrivava a mettere in giro strane voci (eravamo sempre comunque nel campo di voci  lecite!) addirittura a far girare dei bigliettini, con firme false in cui si addebitava questa o quella “diceria” sul conto del malcapitato. In alcuni casi la “semina” della zizzania colpiva e le relazioni si interrompevano; altre volte si scopriva  la spia e, oltre a una sonora dose di parolacce, lo  si isolava immediatamente dal gruppo.
 -Anche io avevo la mia “ragazzina” della quale ero invaghito e, come molto di sovente capitava allora, dicevo che era la mia fidanzata ancor prima che lo diventasse (se mai lo fosse diventata!) e senza  che l’interessata lo sapesse. In effetti  tutto lasciava pensare che così fosse; mancava solo l’ufficialità  che non di rado era causata da una sorta di timidezza che ci colpiva quando dovevamo “dichiararci” alla nostra amata. Le relazioni sentimentali ( presunte o effettive) erano comunque tutte uguali. 

LA SCUOLA. Prima cosa sin dalla scuola media ( perché  le “cotte” ce li prendevamo presto) cercavamo di capitare nella stessa classe e, comunque, nella stessa scuola della nostra amata. Alle superiori la cosa era più difficile e cominciavano i problemi.
Che c’entra la scuola, vi domanderete? C’entra, c’entra. Alzi la mano chi tra noi di una certa età, non è mai andato  a prendere la ragazza a scuola e, per giunta, non le abbia portato la cartella. Non dite bugie, non ci credo! Lo abbiamo fatto tutti! E anche la mattina quando andavamo a scuola facevamo la stessa cosa ( se facevamo la stessa strada). Superavamo anche i problemi logistici: quando uscivamo prima, dovevamo correre per arrivare in tempo a prenderla; se poi non andavamo a scuola o anticipavamo l’uscita, era una festa perché facevamo in tempo a correre a casa per lasciare la nostra cartella. E le delusioni? quando, arrivati qualche minuto più tardi, scoprivamo che la nostra “anelata” si era già avviata con qualche altro compagno? La gelosia ci  pervadeva e il cuore cominciava a battere a mille. Subito ci mettevamo alla loro ricerca. Lo stesso sentimento ci colpiva quando  la vedevamo parlare con qualcuno che, noi, sospettavamo essere un nostro potenziale concorrente. Hoplà! E ci presentavamo anche noi.

LE FESTE. In questo clima di amicizie ed equilibri amorosi, si svolgevano le nostre feste. Anch’esse spesso erano legate alla scuola e al profitto. Infatti per chissà quale sorta avversa i nostri compleanni e onomastici (come pure Natale e Pasqua) cadevano  sempre subito dopo ii fatidici e temutissimi  colloqui con i professori. Erano i giorni più angoscianti dell’anno. Anche chi andava bene temeva che  qualche professore potesse fare un “blitz” e dire qualcosa che non  ci aspettavamo. Chi andava male, ovviamente si scordava la festa.
L’organizzazione della festa di compleanno o di una serata da ballo,  aveva le sue regole e richiedeva la partecipazione degli amici più stretti per i preparativi. 
La nostra discoteca era la camera da pranzo (o salotto) di casa (quando i genitori ce la concedevano); più spesso la cameretta opportunamente attrezzata, a volte per chi ce l’aveva, poteva essere la camera in più che c’era nell’appartamento.  L’estate invece erano i villini a Siponto che accoglievano le nostre feste.
Si stilava un primo elenco di persone da invitare,qualche discussione sorgeva intorno a quelli che erano più antipatici: se invitarli o no, ed a quelli che si ritenevano “acciaffafemmn” e, quindi, poenzialiconcorrenti  nel nostro intento di “acciaffare” qualche ragazza la sera della festa. E’ qui’ il caso di aprire una parentesi. Spesso queste feste si organizzavano per potersi “fidanzare”. Si faceva cioè in modo che , anche gli amici, durante la festa “aiutassero” il “pretendente” a raggiungere la sua fiamma. Anche la disposizione delle sedie avveniva in modo che i due capitassero vicini e i dischi (lenti ovviamente…) venivano opportunamente selezionati per far ballare la “coppia” in auge.

L'ORGANIZZAZIONE. Ma torniamo all’organizzazione. Simettevano le sedie in numero congruo intorno al perimetro della stanza; l’attrezzatura per la musica; che in genere consisteva in uno stereo, se lo avevamo, altrimenti ce lo prestava qualche amico.  Si preparava un tavolino per il rinfresco ( bibite, pizza, panini farciti in casa e biscotti vari)  e tutto era pronto. Naturalmente tutto ciò che sto raccontando  avveniva sotto la direzione e con la supervisione  dei genitori del festeggiato che la sera della festa, per non far vedere che erano troppo invadenti, si chiudevano in cucina a vedere la tv e a cenare. Ogni tanto “piombavano” nel mezzo della festa  con la frase: “Avete bisogno di qualcosa?”
Dopo aver avuto la concessione a festeggiare, con  la solenne promessa che tutti gli invitati si sarebbero comportati bene, anche perché i genitori li conoscevano tutti e la certezza sul numero di invitati, il festeggiato provvedeva a diramare gli inviti. “Sabato faccio una festa a casa; è il mio compleanno”. Così si esordiva e cominciavano i problemi: Chi porta i dischi? ( di vinile  ovviamente). Basteranno i miei? E gli ultimi successi?  Niente a che vedere  con i cd di oggi. E le cassette? Funziona il mangianastri e il giradischi o il “mangiadischi!” tipo tostapane? E, quando si diffusero i primi stereo a mobile ( quelli con l’antina di vetro a più ripiani, con la radio, il piatto, l’amplificatore e il mangianastri doppio) se non ne avevamo uno nostro, c’era sempre il solito invitato cui veniva affidato il compito di portare il piatto, le casse e l’amplificatore; non basta: doveva anche fare il Dj ma era un ruolo ambito perché piaceva alle ragazze.

COME ACCIAFFARE. Poi  si passava a studiare, come detto,  le tattiche per “acciaffare” durante la festa, che spesso purtroppo  finivano nel nulla. Siccome le ragazze erano sempre, costantemente, immancabilmente in numero (molto) inferiore ai ragazzi, in una proporzione che potremmo dire di 1 ogni 3-4 maschi, ci si doveva industriare su come fare colpo più degli altri. Si decideva, quasi sempre, che il momento opportuno sarebbe stato quello dei balli lenti (la maggior parte dei dischi lo erano..perché eravamo furbi!) e lì sarebbe scattata la famosa domanda: “Vuoi ballare?” Fatto sta che, o perché ci precedevano mentre stavamo cambiando il disco; o perché ce ne stavamo lì impalati nell’attesa che ci venisse il coraggio di invitarla a ballare, il disco finiva e noi rimandavamo alla… prossima canzone! Un altro modo per tentare di fare movimento con qualche ragazza era quello di andare fuori al terrazzino  e aspettare, pazienti, che la tizia che ci piaceva ci raggiungesse e allora, dichiararle il nostro perduto amore. Inutile dire che il più delle volte ci facevamo solo sangue amaro perché lei rideva e scherzava dentro la stanza con gli altri, infischiandosene di noi che eravamo lì fuori ad aspettare. In orario che oggi farebbe ridere a tutti, massimo le dieci, si presentavano i genitori o fratelli maggiori a riprendersi i nostri invitati e la festa aveva fine. Quando, dopo i diciotto anni  prendevamo la patente e, raramente,  i nostri genitori ci davano l’auto, c’erano sempre le solite mamme che si fidavano solo di noi ( eravamo i prescelti, che volete!) per riaccompagnare le figlie a casa. Fiducia, ovviamente ricambiata!
Queste le nostre feste. Non era molto, ma ci divertivamo un mondo. Se non altro, rispetto alle odierne discoteche, c’era la possibilità di parlare, coltivare amicizie e perché no, magari al dolcissimo suono  del disco dei Pooh,“Pensiero”, poteva nascere un amore che durava per sempre.
(Salvatore Aezza)

di Redazione