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  • Pubblicata il: 03/04/2014 09:13:01

Festival del Cinema, un quarto giorno all'insegna dell'impegno civile (e del lavoro)

Fuori concorso il documentario sui migranti del Ghetto

Festival del Cinema, un quarto giorno all'insegna dell'impegno. Tema di riferimento: il lavoro
 
Fuori concorso il documentario sui migranti del Ghetto
 
Quarto giorno per il Festival del Cinema Indipendente, secondo per quanto riguarda i corti in concorso. Si parla di lavoro, di sfruttamento, di precariato. Due film in gara, un ultimo “extra”, ad arricchire la giornata.
 
TEMA CENTRALE: IL LAVORO. Il cinema da sempre ci mostra il mondo visto con gli occhi di altri; quindi tre film non potranno che esporre tre diversi punti di vista su un argomento tanto attuale come il lavoro. Le tre opere rappresentate: "Otello" di Hammudi Al-Rahmoun Font, "Mauro c'ha da fare" di Alessandro di Robilant, entrambe in concorso, e "Invisibili" di Antonio Fortarezza, facente parte dei progetti fuori concorso. Se da una parte c'è chi si accontenta di qualsiasi compenso per fatiche immani come i migranti del ghetto di Rignano visti con gli occhi di Fortarezza, dall'altra c'è "Mauro" che non si accontenta di fare l'elettrauto dopo aver preso due lauree o, ancora, il protagonista di "Otello", disposto a tutto pur di completare il suo lavoro. 
 
CORTI O LUNGHI? È la magia del grande schermo che apre le menti degli spettatori con gentilezza ma anche con decisione, dimostrando che è possibile guardare ciò che ci circonda in mille modi diversi. I corti, in genere, per essere definiti tali hanno una durata media di 20-30 minuti, anche non esistendo veri e propri limiti prestabiliti. Spesso essi sono concentrati, racchiudono storie dense di significato ma al tempo stesso sollecitano la fame filmica lasciando spazio all'immaginazione di chi guarda, spingendo verso un'interpretazione strettamente personale. Per quanto riguarda il lavoro di Fortarezza – anche per questa ragione fuori concorso – si può parlare più di lungometraggio, quando non proprio di documentario vero e proprio, data la lunghezza della pellicola e il suo taglio di approfondimento.
Quarto giorno per il Festival del Cinema Indipendente, secondo per quanto riguarda i corti in concorso. Si parla di lavoro, di sfruttamento, di precariato. Due film in gara, un ultimo “extra”, ad arricchire la giornata.
TEMA CENTRALE: IL LAVORO. Il cinema da sempre ci mostra il mondo visto con gli occhi di altri; quindi tre film non potranno che esporre tre diversi punti di vista su un argomento tanto attuale come il lavoro. Le tre opere rappresentate: "Otello" di Hammudi Al-Rahmoun Font, "Mauro c'ha da fare" di Alessandro di Robilant, entrambe in concorso, e "Assalamou alèjkoume" di Antonio Fortarezza, facente parte dei progetti fuori concorso. Se da una parte c'è chi si accontenta di qualsiasi compenso per fatiche immani come i migranti del ghetto di Rignano visti con gli occhi di Fortarezza, dall'altra c'è "Mauro" che non si accontenta di fare l'elettrauto dopo aver preso due lauree o, ancora, il protagonista di "Otello", disposto a tutto pur di completare il suo lavoro. 
CORTI O LUNGHI? È la magia del grande schermo che apre le menti degli spettatori con gentilezza ma anche con decisione, dimostrando che è possibile guardare ciò che ci circonda in mille modi diversi. I corti, in genere, per essere definiti tali hanno una durata media di 20-30 minuti, anche non esistendo veri e propri limiti prestabiliti. Spesso essi sono concentrati, racchiudono storie dense di significato ma al tempo stesso sollecitano la fame filmica lasciando spazio all'immaginazione di chi guarda, spingendo verso un'interpretazione strettamente personale. Per quanto riguarda il lavoro di Fortarezza – anche per questa ragione fuori concorso – si può parlare più di lungometraggio, quando non proprio di documentario vero e proprio, data la lunghezza della pellicola e il suo taglio di approfondimento.

di Alessandro Galano