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  • Pubblicata il: 21/07/2018 09:50:26

Luglio 1943: dalla tragedia alla speranza IL RACCONTO DI SALVATORE AIEZZA

… Carovane di persone: donne, uomini, bambini, si muovono, a piedi o con qualsiasi mezzo di fortuna, percorrendo strade oramai irriconoscibili che conducono fuori dall’inferno: E l’inferno era Foggia. Hanno sulle spalle, o nei carretti, le loro masserizie e cio’ che resta di quel poco che le bombe hanno risparmiato. Si avviano per andare verso luoghi più sicuri e mettersi in salvo.

LE IMMAGINI. Sono come flashback che tornano nella mente dei più anziani, reduci, oramai pochi, di quei giorni, tutte le volte che i mass media mostrano i servizi e i video di quanti sono ancora oggi costretti ad abbandonare le loro case nei Paesi dove la pace è ancora lontana e si avviano, paurosi e sconvolti, verso luoghi che nemmeno conoscono. Allora, ricordano gli anziani, e pensano, i più giovani, proprio come quelle sarebbero state le immagini che avremmo visto in quella estate del 43 a Foggia, se ci fossero stati i grandi dispiegamenti dei media e gli inviati come quelli di oggi.

GLI SFOLLATI. Immagino, gli “inviati speciali” delle grandi reti TV di ogni dove, riprendere quelle file interminabili di povera gente; fare domande a persone che, per la maggior parte, non erano mai uscite oltre il perimetro della loro città, se non del quartiere... raccontare della tragedia degli “sfollati”, nella tragedia dei bombardamenti. Si ,perché “sfollare” è stata per i nostri concittadini, nell’estate del 43, una tragedia nella tragedia. Tanti avevano dovuto abbandonare congiunti e amici feriti a morte o dispersi sotto le macerie, aggiungendo angoscia e tristezza all’amaro esodo. Del resto, andarsene al più presto da Foggia, città che non esisteva più, era l’unico mezzo per “difendersi” dai bombardamenti. E quel 22 luglio del 1943 l’esodo fu enorme: la città si svuotò quasi del tutto; ci avrebbero pensato i successivi bombardamenti del 19 agosto a renderla definitivamente “città fantasma”.

NIENTE INVIATI. Non vi furono, quel terribile 22 luglio del 1943, inviati speciali e TV a raccontare filmare e trasmettere in tutto il mondo, l’immane tragedia che dalle 9:43 alle ore 11:00, si abbattè su Foggia, quando ben 90 aerei della Royal Air Force ne cambiarono il volto bombardandola e mitragliandola senza soluzione di continuità e lasciandosi dietro 7.643 morti, oltre 700 feriti e la distruzione di oltre la metà degli edifici della città ; e nemmeno a raccontare delle migliaia di persone tragicamente morte , prigioniere nel sottopasso della stazione che avrebbe dovuto salvarli; dei morti, di tutte le età, mitragliati nella villa o sul viale della stazione… Non vennero “inviati” da ogni dove, a riprendere l’orrore, ma venne ugualmente raccontato, e proprio riportando le parole di alucni di loro, tra i più rappresentativi di quei giorni,voglio ricordare a tutti noi quello che vissero i nostri concittadini il 22 Luglio 1943.

LA STAZIONE. «L'orologio della stazione segna le 9,43. Il cielo improvvisamente si oscura. Quaranta fortezze volanti ed oltre cinquanta aerei di mitragliamento piombano su Foggia. Quando il campanone del Municipio rintocca grave per dare l'allarme, la strage è in atto. Le prime bombe cadono sulla stazione, fracassandosi con inaudita violenza sui fabbricati e chiudendo gl'ingressi dei sottopassaggi da cui giungono strazianti grida di dolore. Qualche minuto prima è giunto un treno proveniente da Bari. Moltissimi viaggiatori sono stati colti di sorpresa proprio mentre attraversavano i sottopassaggi. Altri sotto l'infuriare del bombardamento hanno creduto di potersi riparare negli stessi sottopassaggi. Invece sono andati incontro alla morte certa... ...Ma c'è già chi vuole sfruttare la tragedia. Nella notte non tornano le fortezze volanti. Arrivano i ladri. Sono "sciacalli" che si avventano sui morti, frugano nelle tasche, portano via denaro, anelli, catenine d'oro. Entrano nelle case semidistrutte, riempiono casse di biancheria, asportano mobili e gioielli. Ogni notte tornano a saccheggiare la città. Nessuno interviene. Si teme che siano armati» (Luca Cicolella)

LA VILLA. «La prima incursione, che fu veramente disastrosa per la città, fu quella del 22 luglio: l'obiettivo pare fosse la stazione ferroviaria, ma per riuscire nell'intento di annientarla, il nemico demolì rovinosamente un intero rione della città. E sicuramente l'azione si svolse in pochi minuti, fulmineamente nel momento stesso che sibilavano le sirene dell'allarme, sorprendendo le persone nel massimo affollamento lungo le vie per le attività mattutine, il mitragliamento, davvero barbaro e brutale, aggiungeva alle rovine ed alle vittime del rione demolito, una moltitudine di vittime abbattute per le strade, sui mercati, nella villa comunale, ove molti avevan cercato di occultarsi sotto gli alberi» (Mons. Farina)

IL MUSEO. Oggi però e' un 22 luglio diverso. A 75 anni da quel tragico giorno, questa Città rende finalmente, omaggio, ai morti e feriti di quel 22 luglio, ma non solo, e lo fa grazie all'impegno e la caparnietà di gente semplice; persone che amano la loro storia e il passato. La sinergia che, in questi ultimi tempi si e' creata tra le istituzioni locali e il Comitato per il monumento alle vittime dei bombardamenti, permetterà di avere anche nella nostra Città, un museo permanente dedicato alla memoria dell'estate del 43. Una raccolta imponente di cimeli, che per la prima volta verranno esposti in maniera permanente, in uno dei posti più simbolici dell'estete del 43: il pronao della vila comunale e, più precisamente, nella sala ex ATAF, che il comune ha affidato al Comitato proprio per questo nobile scopo. Questo museo, oltre a dare lustro alla città darà anche nuova linfa alla sua storia e alla memoria. Le nuove generazioni avranno finalmente uno luogo dove potranno vedere e rendersi conto di quel passato che , forse, troppo poco si racconta nelle scuole. Oggi si può dire che il filo che lega il passato al futuro di una comunità si è definitivamente rinsaldato.

di Redazione