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  • Pubblicata il: 06/02/2013 12:41:03

Foggia città razzista? No, però...

Il video delle fasi calde della protesta dei tunisini e una riflessione senza qualunquismi

“Foggia è una città razzista?”. A una domanda posta in maniera così diretta non avrei dubbi a rispondere: “No, non è una città razzista”. Perché nonostante tutte le problematiche  legate alla presenza di migranti, le situazioni borderline e le emergenze, Foggia ha dimostrato finora che una integrazione più o meno tollerante è possibile. E le decine di associazioni, movimenti e singoli cittadini che si animano quotidianamente per favorirla, sono la risposta migliore a qualsiasi forma di paventato razzismo.
CRISI ECONOMICA. Fatta salva questa premessa, è evidente che a Foggia – così come in tante altre città – la tanto decantata ma quanto mai reale crisi economica abbia di fatto esasperato lo scontro. Tutti sono avversari e rivali, alla ricerca di un posto di lavoro, di un sostegno economico o – nei casi più disperati – semplicemente di un posto dove andare a dormire o una mensa per cibarsi.
AMIU E DIRIGENTI. E l’altro, lo straniero, il migrante diventa l’avversario più facile contro cui puntare il dito. Indiscriminatamente. Questo non vuol essere né un articolo moralista né pro o contro qualcuno, ma vuole semplicemente porgere un invito a differenziare i casi.  Questa città, purtroppo, si sta trasformando in un baraccone in cui si è a favore o contro qualcuno. Si fa il tifo a prescindere: si è pro o contro Amica o Amiu, senza capire che mettere un dipendente accusato di mafia al pari di un operaio che si è ritrovato invischiato suo malgrado in un fallimento dell’azienda, non è propriamente azzeccato. Oppure: pensare che tutti i dirigenti comunali siano stati premiati con superbonus e voti da favola senza meritarlo, non facendo gli opportuni distinguo, è ingeneroso per quei dirigenti che hanno lavorato correttamente.
TROPPA ESASPERAZIONE. E così via. Due esempi per indicare che il facile qualunquismo non porta da nessuna parte. Ci siamo interrogati, in redazione, se lasciare o cancellare molti dei commenti di sfondo pseudo razzista a margine della vicenda del gruppo di tunisini allontanati dall’albergo diffuso. Non lo abbiamo fatto proprio per dimostrare come in città sia vivo un clima – se non ancora di intolleranza - di esasperazione. E va placato sul nascere.
SIMPATIE E ANTIPATIE. Discutendone, ma con cognizione di causa. Evitando facili qualunquismi, così come eccessi da politically correct. Chi sbaglia, lo fa qualunque sia il colore della pelle. Chi ha bisogno di aiuto va sostenuto, qualunque sia il colore della pelle. E per discuterne, è indispensabile farsi anche un bell’esame di coscienza: un migrante non può essere simpatico se vende un cd pirata o un paio di scarpe a un quarto del prezzo reale (“Io ci guadagno, mi va bene così”), ma poi diventare antipatico se si riunisce in gruppo per strada (“Si alcolizzano e spaccano tutto”). Un migrante non può essere “accettabile” se vive in una baraccopoli a qualche chilometro  da Foggia per lavorare nei campi con compensi e condizioni ridicole (“Non sapevo ci fosse un centro d’accoglienza”), ma diventare un “problema” se poi quotidianamente arriva in autobus in città (“Non pagano mai”). 
SENZA RAZZISMO. Interroghiamoci e discutiamone. Senza ronde, ma anche senza troppo buonismo. Interessandoci concretamente di un fenomeno che ci coinvolge. Perché Foggia non è assolutamente una città razzista. E cerchiamo  di non diventarlo.

di Redazione