Foggia in cammino con Arianna: "I responsabili non hanno vinto e non vinceranno"
Una città in cammino per far sentire il proprio calore e la propria vicinanza ad Arianna, 19 anni, foggiana che da mesi affronta un incubo moderno: immagini false e degradanti, create con il deepfake e diffuse senza pietà per ferirla nella sua vita. Non è stata una marcia come le altre: centinaia di persone hanno scelto di trasformare il dolore di una ragazza in un coro collettivo di sostegno. In un martedì di fine settembre, avvolto da un clima ancora estivo, Foggia ha deciso di restituirle il suo spazio, la sua voce e la sua dignità, in un abbraccio corale e sincero.
IL GRUPPO. Ad aprire il corteo sono stati i gruppi scout, ragazzi e ragazze che hanno voluto dimostrare che la giovinezza non è solo fragilità, ma anche forza, solidarietà, speranza. Accanto a loro i centri antiviolenza, le associazioni del terzo settore, i volontari del CSV Foggia, donne e uomini che ogni giorno affrontano le ferite lasciate dalla violenza e che ora hanno scelto di gridare insieme: “Arianna non sei sola”. Tante altre le associazioni che hanno aderito all’iniziativa organizzata da Stefania Gramazio e Gianluca Di Bari.
VICINANZA E RISPETTO. Cartelli, striscioni, parole scritte a mano: tutto parlava di vicinanza e rispetto. Tra i vari interventi e le varie voci, oltre a quella di Arianna anche un flashmob, a cura di Rosanna Gianpaolo con Il teatro del Pollaio e alcuni alunni del Liceo Volta, un momento breve ma potente, che ha scosso i presenti. Le autorità, pur presenti tra la gente, hanno preferito osservare ai margini per evitare strumentalizzazioni politiche dell’evento.
LE PAROLE DI ARIANNA. Anche se con voce palesemente emozionata forti sono state le parole della ragazza: «A chi mi insulta, a chi prova a farmi sentire sporca, a chi dice che me la sono cercata rispondo così: la violenza non si cerca si subisce e io non sono la colpevole. I colpevoli sono coloro che manipolano, ridono e condividono. A chi invece mi sta sostenendo come voi stasera dico: Grazie! Siete la prova che non sono sola e che la solidarietà è più forte della cattiveria».
BASTA SILENZIO. Durante il corteo, Arianna ha spiegato che la marcia non riguardava soltanto la sua vicenda personale, ma tutte le persone vittime di violenza. Ha sottolineato come fosse necessario dire basta al silenzio, alla paura e all’indifferenza, e come fosse arrivato il momento di pretendere giustizia affinché chi commette crimini paghi davvero. Ha aggiunto che la società deve smettere di guardare alle vittime come bersagli, ma riconoscerle per ciò che sono: esseri umani da proteggere e sostenere. Pur non sapendo chi si nasconda dietro le violenze subite, Arianna ha ribadito con fermezza una convinzione: “i responsabili non hanno vinto e non vinceranno”.
L'ESPRIENZA DI BRUNELLA MAGNO. Alla marcia ha preso la parola anche Brunella Magno, docente di religione di Manfredonia e donna da sempre impegnata nel sociale. Anche lei è stata vittima di un attacco sessista: durante la campagna elettorale in cui sosteneva suo padre, candidato in una lista civica. Ignoti fecero circolare un video hard di un’altra donna, spacciandolo per suo. Brunella ha spiegato di non essere la protagonista del video e di essere stata vittima di un reato di diffamazione aggravata a mezzo social, sottolineando che l’attacco non mirasse solo a lei, ma soprattutto a suo padre. La sua presenza accanto ad Arianna ha reso la marcia ancora più significativa, mostrando come la violenza digitale colpisca in modi diversi ma con la stessa ferocia, e come sia fondamentale unire le voci per resistere.
UN ATTO POLITICO E CULTURALE. La marcia non è stata solo un gesto di solidarietà, ma un atto politico e culturale. Perché il deepfake porn non è uno scherzo, non è una bravata. È una violenza che annienta, che isola, che ferisce. Per questo la città, i Cav con le loro rappresentanti, e le associazioni tutte, chiedono più tutele legali, più educazione digitale nelle scuole, più consapevolezza tra i giovani e gli adulti. Ma soprattutto chiedono a gran voce di non voltarsi dall’altra parte, perché la solitudine delle vittime è il terreno su cui queste violenze prosperano.
NON SI LOTTA DA SOLI. Quando il corteo si è fermato in Piazza Umberto Giordano, non è stato solo il centro della città a illuminarsi. E' stata la conferma che una comunità intera può diventare scudo, voce, abbraccio. Arianna ha trovato nella sua città una risposta diversa dall’indifferenza. E se anche la strada resta lunga, la marcia di Foggia ha lasciato un segno: non si lotta mai da soli. Arianna non era sola.