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  • Pubblicata il: 25/10/2020 14:19:13

E' morto Alfredo Munno, il “pittore pazzo"

Il ricordo personale di un artista con una vita tra alti e bassi, soprattutto bassi

Una mattina di un paio di mesi fa arrivai a negozio e c'era un cliente che mi aspettava impaziente dando calci alla serranda. “Che n'ata jurnat, e quist mo chi è? Eppure ha una faccia conosciuta”. “Che televisore posso comprare con 130 euro?”.

IL PITTORE. Ah, ecco di chi si trattava. Era dimagrito un sacco. Gli dissi che normalmente con quei soldi non poteva comprare niente, ma nel suo caso potevo dargli un televisore a prezzo di costo visto che mi trovavo davanti al più grande pittore vivente. Il secondo, volle precisare, e poi mi citò un nome di una donna che era più brava di lui. Glielo portai a casa e passai il resto della giornata a raccontare a tutti che avevo venduto un televisore ad Alfredo Munno. Il più grande pittore vivente. Quello della canzone degli Pseudofonia. Per molti “il pittore pazzo”.

LA STORIA. Facciamo un passo indietro. Da ragazzini eravamo un po' scapestrati, ma se c'era una cosa che ci piaceva era ascoltare le storie delle persone del quartiere. C'era Matteo Rinaldi che girava col camioncino delle bombole ma se lo fermavi ti raccontava di quando giocava in serie A, Matteo Salvatore che aveva girato il mondo con le sue canzoni, Mario Biccari che aveva scoperto decine di giovani talenti calcistici. Ma la storia più bella di tutte era quella di Alfredo Munno.

IL PITTORE PAZZO. Per tutti Alfredo era “il pittore pazzo”. Una sera ce lo fece conoscere un pizzaiolo amico e ci fece raccontare una parte della storia della sua vita. Era bravo e veloce a fare i quadri, ne faceva più di uno al giorno e visto che era quasi sempre in difficoltà li vendeva anche a pochissimi soldi. Ma aveva problemi psichiatrici e già all'epoca viveva tra alti e bassi. Era passato dal ricovero in manicomio a girare in Mercedes, salvo poi tornare ad avere problemi economici. Negli anni successivi mi pare siano stati sempre più i bassi.

E ORA. Ieri che ci ha lasciati. Sarebbe bello se, in qualche modo, la città potesse ricordarlo, magari con una mostra dei suoi quadri. Intanto spero che la terra gli sia lieve. E che ora sia in un posto dove lo lascino dipingere tranquillo, magari senza approfittarsi di lui...

di Sandro Simone