Nel foglio 131 del capitolo Cattedrale di Foggia si legge: “Nell’anno 1087 un pietoso eremita chiamato Claro Ferruzzo, piemontese, uomo retto ed acclamato a Foggia, ebbe l’amministrazione della chiesa ed Abbazia di Sant’Elena dal clero Foxano, come Bolla dell’Arciprete nullius Don Fausto Belluno, diacono di Paolo V, vescovo di Arpi". Nel mattino del 5 agosto di quell’anno, voleva affiggere una lampada al muro rimpetto il Crocifisso, dove da qualche anno stava affisso il quadro che si diceva di Sant'Elena.
Nel mettere il chiodo al muro, ecco che si sgretola l’intonaco ed esce il volto.
In seguito agli accertamenti fatti dall’arciprete e al rapido diffondersi della voce, il popolo si portò processionalmente dove si venerava l’Immagine ritrovata, quasi come un secondo miracolo dell’invenzione di S.S. Maria d’Iconavetere e subito si celebrò la messa vicino alla masseria di Pila e Croce.
IL TITOLO. Fu chiamata e venerata sotto il titolo di Santa Maria della Croce per ben tre motivi: perché il Bambino e la Madre hanno nelle mani la Croce, perché l’antica chiesa nella fondazione si chiamava della Croce di Monte e perché la chiesa è sita nel tenimento della masseria Pila e Croce.
Si deduce che se nel 1087, Ferruzzo scoprì l’immagine sacra nella chiesa di S. Elena, l’affresco doveva preesistere. È noto che al periodo di grande fervore pagano, dilagatosi nella Daunia, specie al periodo di Diomede e degli oracoli Calcante e Podalirio, seguisse l’ardore cristiano. La Daunia vide sorgere altari, chiese e cappelle là dove erano fioriti ari e templi pagani.
La Cappella della Madonna della Croce al Monte pare fosse già edificata in agro arpano, notizia che si rinviene nell’archivio capitolare; continua la sua vita nel 662 sotto Costanzo e nel 1208 un certo Rainaldo ha facoltà di recarsi ad Arpi e costruire una cappella nella quale possa consumare “il sagrificio divino come in un sito nel quale si credevan dalla pietà dei fedeli sepolti molti corpi di santi”. E non è ardito intuire che la chiesa rurale sia proprio quella della Madonna della Croce al Monte.
LA SCOPERTA. Dunque l’eremita scoprì l’immagine, alla quale il Clero foggiano diede il nome di Santa Maria della Croce o della Neve per il fatto che la scoperta fu fatta proprio nel giorno destinato ai festeggiamenti di Santa Maria ad Nives. Anche il tavolo dell’Iconavetere è stato trasportato dagli arpani in uno dei loro viaggi, anteriore all’epoca dell’azione iconoclastica, reduci dall’Oriente ed esposto alla venerazione degli abitanti .nella loro maggiore chiesa; poi sarebbe stata trasferita a Foggia, nel periodo del suo maggiore pericolo.
Nel tempo degli Iconoclasti, sarebbe stato tenuto nascosto avvolto in veli alla greca in un sito, dal quale in seguito a piogge torrenziali, alla scomparsa della terra e alla formazione di un laghetto, sarebbe affiorato.
L’immagine sarebbe stata quindi nascosta molto tempo prima di ritornare al culto dei suoi fedeli Arpani e nuovi Arpani, i foggiani.
LA STORIA. Se il sacro tavolo della Madonna dei Sette Veli affiorò nel 1062, la sua attività prodigiosa si fece sentire nel 1087, guidando la mano del Ferruzzo là dove era nascosta l’altra Icona. Da questo ritrovamento si può dedurre che la chiesa della Madonna della Croce al Monte, poi chiamata della Croce, è la più antica di Foggia.
Nonostante le precedenti denominazioni, la chiesa non perde l’altra di S. Elena: questa santa si era convertita al Cristianesimo e la leggenda del prodigio della Croce apparsa al figlio Costantino correva per il mondo. Nel 1709 si fa cenno che il campanile era oramai diroccato e che la chiesa aveva subito gravi danni, tuttavia la chiesa rimase senza alcun intervento e le mura rimasero così rustiche, ascendendo il campanile e fino alle soglie interne del porticato. Apprezzatissimo era il Crocifisso di fronte all’affresco di S. Elena e l’altro dei Santi protettori San Guglielmo e Pellegrino.
Nel 1728 si costituì la confraternita come era scritto sulla lapide dell’altare maggiore, nel 1796 si pose il problema del restauro della chiesa, notevolmente danneggiata dal terremoto del 1731.
Nel 1873 si realizzarono diversi lavori: “lo scalandrone” dietro l’altare con i relativi stipi per l’uso di archivi, l’ampliamento degli ingressi con i portici di stile dorico, fu restaurato il campanile quadrangolare, il muro di cinta intorno alla sagrestia e all’abside.
LA CHIESA. Dal 1868 al 1873 ci furono pratiche tra il Comune e la Congregazione per demolire il tempio e traportare l’affresco di Maria S.S. della Croce nella Chiesa di Gesù e Maria. Tra il 1888 e 1889 si completa la toletta delle lapidi a destra e sinistra della chiesa, nella prima riporta: “D.O.M.- dopo otto secoli da che in questo luogo il di V agosto appariva di sotto a vecchio intonaco la Immagine di Santa Maria della Croce”, nella seconda “Questa chiesa ha sempre risvegliato la pietà e l’affetto dei foggiani per l’immutabile riconoscenza agli antichi e nuovi prodigi che Maria Santissima sotto il bel titolo di Madonna della Croce largamente dispensa ai suoi fedeli”.
La Chiesa dopo il restauro fu consacrata al culto il 20 ottobre 1899 e un ultimo sforzo veniva fatto e si ornava la Chiesa di un organo bellissimo. (Ettore Braglia)