Il drammatico anniversario: 20 marzo 1731, il terremoto che devastò Foggia
Il racconto di Ettore Braglia
l terremoto del 20 marzo 1731 è il più terribile che si ricordi nel territorio. Fu registrato nella storia di Foggia a caratteri indelebili perché si riconnette alla prima prodigiosa apparizione del volto della Madonna dei Sette Veli.
Le feste religiose, che annualmente si svolgono nel mese di marzo in onore della Santa Protettrice, servono a perpetuare tale ricordo e a mantenere sempre viva la devozione verso l’Iconavetere.
IL SISMA. Le scosse furono avvertite alle ore 4 del 20 marzo, e la loro violenza fu tale da produrre il crollo immediato della maggior parte degli edifici pubblici e privati.
Nello spazio di pochi minuti si ebbero cinquanta repliche della stessa forza. Gli storici del tempo affermano che per effetto degli sconvolgimenti, l’acqua traboccò dai pozzi, sebbene profondi, e che la distruzione delle case fu totale.
Da tale distruzione andarono relativamente immuni il Convento dei Cappuccini, quello della Maddalena, il palazzo vescovile e alcuni fondaci della piazza maggiore.
I morti furono cinquecento; nei dintorni secondo il Perrey intorno a tremilaseicento.
LA SACRA ICONA. Foggia fu il centro del movimento. Accennando della Madonna dei Sette Veli si aggiunge qualche particolare.
Il terremoto infuriò dunque il mattino di Venerdì Santo, dalla distruzione degli edifici non scampò la Cattedrale.
Verso sera, dai muri infranti della cappella; un sacerdote portò a salvezza la Sacra Icona, che fu portata nella chiesa dei Padri Cappuccini e vi stette per la notte del venti e ventuno, intanto che la popolazione piangendo si accalcava intorno e si attardava all’aperto molestata da un forte vento, impetuoso e freddo.
Nel mattino del giovedì santo il Sacro Tavolo fu collocato su di un modesto altare fuori dalla chiesa per la celebrazione della messa. Fu in questa circostanza che la Vergine mostrò il suo volto dal vano coperto dai veli, mentre le scosse si ripetevano con generale spavento.
Il mattino del sabato santo sullo stesso rozzo altare si mostrò nuovamente fuori dai veli la Madonna e di nuovo ancora al ritorno da una processione di penitenza attraverso la città diroccata.
Nella domenica in Albis la Sacra Icona fu trasferita nella chiesa di San Giovanni Battista dove la Madonna si mostrò a Sant’Alfonso dei Liguori all’inizio di una predica. Come noto il tavolo fu trasferito alla chiesa di Sant’Anna, e nel 1736 ricostruita la Chiesa Madre e l’apposita cappella fu in questa ricollocata.
UN'ALTRA SCOSSA. Nel dicembre del 1731 ci fu un altro terremoto che ebbe come centro sempre Foggia, la popolazione si riversò dalle casette di legno e non subì altri danni. Si narra anche che le campane suonarono senza essere state toccate da nessuno.
Il 13 febbraio 1739 si ebbe un disastroso movimento a Benevento e a Foggia, dove in base alle asserzioni di Perrey si verificarono tre scosse di eccezionale intensità.
Un altro terremoto molto forte si ebbe nel 1726, invece il 27 febbraio 1823 alcune scosse e pure nel 1832 il 20 di novembre quando un forte terremoto colpì il Napoletano e l’Irpinia causando rovine a Ariano Irpino e Avellino.
Scosse senza conseguenze si avvertirono nella notte del 21 febbraio 1841. Non meno sensibili furono quelle dell’8 agosto 1846. Foggia subì scuotimenti ma senza danni il 14 agosto del 1851 quando Melfi fu colpita da un disastroso terremoto.
Altre scosse si ebbero il 15 marzo 1854 e anche il 16 ottobre 1857 quando la terra tremò per ben 24 volte e circa dodicimila persone evacuarono tra le macerie dai vari paesi.
LE OPERE. Il disastro è descritto da Raffaele De Cesare in una nota opera.
Eventi di una certa entità si ebbero a Foggia il 22 febbraio 1866 - una scossa ondulatoria - e il 5 aprile, un'altra forte scossa a cui seguì quella del 13 ottobre 1866. Il 16 dicembre 1875 e precisamente quando San Giovanni Rotondo andò in rovina come si legge nelle memorie storiche del canonico Nardella. scosse ondulatorie e sussultorie furono avvertite l’8 gennaio 1877, il 22 febbraio e il 30 maggio dello stesso anno.
Altre poi subì la nostra città il 30 giugno, il 27 luglio, il 15 agosto, il 14 dicembre 1881, poi il 10 febbraio e il 17 settembre del 1886. Nel 1887 si ebbero tre scosse, rispettivamente l’8 gennaio, il 20 marzo e il 3 giugno.
Una abbastanza forte si avvertì nel 1893 durante il periodo sismico garganico così definito dagli scienziati, specialmente dal prof. Baratta che come conseguenza di osservazione e di studi profondi stabilì che nella Capitanata si trovano molti centri sismici localizzati distinti e indipendenti e che scosse di altre regioni specie la Campania e la Basilicata si propagano anche dentro la nostra provincia.
E qui si pone fine alla rassegna degli eventi tellurici con l’augurio che quello del 20 marzo 1731 sia stato l’ultimo disastroso per Foggia.