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  • Pubblicata il: 23/10/2012 10:09:01

Gema, lo sfogo dei lavoratori "I colpevoli paghino caro la nostra disoccupazione"

“La situazione è precipitata in pochi mesi. Fino a maggio scorso abbiamo ricevuto gli stipendi regolarmente.” Non riescono ancora a capacitarsi i lavoratori della Gema, che dal prossimo 1° gennaio saranno senza occupazione, dopo il fallimento della società foggiana di riscossione tributi, decretato lo scorso 18 ottobre. Foggia Città Aperta ha raccolto lo sfogo di uno dei dipendenti, che preferisce però restare anonimo per evitare ulteriori ripercussioni.
LE LETTERE DAI COMUNI. "Quello che non capisco – premette il dipendente - è come mai non ci sia stato alcun preavviso. Le lettere dei Comuni che richiedevano la restituzione di quanto dovuto si sono accavallate in pochi giorni. Il primo è stato quello di San Marco in Lamis, dopo pochi giorni quello di Cerignola e poi anche Foggia”. Un buco di 21 milioni di euro. Somme introitate dalla Gema direttamente dai contribuenti e mai riversati agli Enti comunali. Per anni la Gema ha rappresentato in città la società referente per la riscossione di Ici e Tarsu, poi nel marzo 2011 ad aggiudicarsi il bando di gara indetto dal Comune di Foggia fu l’Aipa.
LE RESPONSABILITÀ DI TAVASCI. “Perdemmo quel bando - continua -  ma come si fa a non pensare a motivi politici? Lo scontro Tavasci-Mongelli ha sicuramente inciso. Da lì sono iniziati i problemi, ma un conto è pensare di dover cercare nuove opportunità di ricavo, un altro è accorgersi che sono spariti fondi così ingenti. Su questo aspetto Tavasci ha le sue responsabilità”. Tavasci è il socio di riferimento della Gema, insieme alla moglie Mirella Alberini, discendente di Enrico che già ai primi del ‘900 guidava l’Esattoria comunale di Foggia e Andria. Si professa innocente ma attualmente è agli arresti domiciliari con l’accusa di peculato aggravato, così come Giuseppe Corriero, ex amministratore delegato della società.
VALZER DI AMMINISTRATORI. Per risollevare i conti della società furono individuate nuove figure. Come amministratore delegato fu nominato Giuseppe Corriero di Modugno, ex manager di Tributi Italia. società coinvolta in un analogo crack con un buco di circa 100 milioni di euro. Dopo Corriero, fu la volta di Michele Simone, dirigente dell’Amica.“Venne solo un giorno negli uffici, qualcuno deve aver immediatamente avvisato le forze dell’ordine perché nel frattempo era stato interdetto a esercitare pubblici uffici e così anche lui è stato posto agli arresti domiciliari”. Scelte quanto meno infelici. L’ultimo amministratore in ordine di tempo, Luigi Maida, analizzata la situazione contabile non ha potuto far altro che consegnare i libri al tribunale dopo che anche la richiesta di ricapitalizzazione per 1,2 milioni di euro, inoltrata alla proprietà, era rimasta senza esito.
I LAVORATORI. A pagarne le spese, 150 lavoratori. Circa sessanta quelli della provincia di Foggia, a cui vanno aggiunti dipendenti baresi, lucani e alcuni della Sardegna. A chiudere, infatti, sono anche gli sportelli di Trapani, Orosei e Lauria, tanto per fare degli esempi. “Il 4 ottobre scorso siamo stati a Roma al Ministero del Lavoro e ci è stata concessa la Cassa integrazione in deroga dal 1° ottobre al 31 dicembre. Poi saremo disoccupati. Chiediamo solo di lavorare, anche spostandoci in altre città. Abbiamo acquisito notevoli professionalità e sono solo dispiaciuto per l’indifferenza che c’è stata nei nostri confronti. Abbiamo pagato anche l’attenzione sull’Amica che ha oscurato i nostri problemi".
LA RICHIESTA. Infine un'unica richiesta "Non ce l’ho con nessuno. Ma chi è colpevole deve pagare in maniera esemplare. Come è avvenuto in America per il caso Lehmann Brothers. Chi manda a casa intere famiglie non può avere scusanti".

di Redazione