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  • Pubblicata il: 26/04/2014 19:49:02

Gianni Mongelli non si candida (nemmeno a consigliere): ora è ufficiale

Il suo nome non compare nelle liste elettorali

Nessuna lista civica. Nessuna “paternità” da dare ai suoi 2mila e trecento voti ricevuti nel corso delle scorse primarie del centrosinistra, così come dichiarato poche ore dopo la vittoria di Augusto Marasco (LEGGI). Insomma: nessuna ricandidatura, né alla poltrona di Primo Cittadino né a quella di consigliere comunale.
 
IL SUO NOME NON FIGURA. L'attuale sindaco di Foggia, Gianni Mongelli, non ha presentato alcuna lista a suo sostegno per ricandidarsi alla ormai imminente competizione elettorale del 25 maggio. Oggi infatti, alle ore 12, è scaduto il termine ultimo per presentare tutta la documentazione elettorale (LEGGI), comprese le firme per le candidature a consigliere (sono 787) e quelle per la carica di sindaco (9 candidati, uno in meno rispetto alla scorsa tornata elettorale). E tra questi, pertanto, non figura da nessuna parte il nome di Gianni Mongelli.
 
LE PROMESSE MANCATE. Una decisione che, per la verità, sembrava essere nell'aria. A pesare, oltre alla scelta sempre più compatta dell'entourage del Pd di appoggiare l'architetto Marasco (prima e dopo le primarie), anche il mancato mantenimento di alcune promesse importanti, le quali avrebbero potuto dare slancio ad una eventuale ricandidatura. Su tutte, la riapertura del Teatro Giordano, posto come vincolo morale per una effettiva ricandidatura dell'attuale sindaco nel corso di una conferenza stampa datata 9 settembre 2013 (LEGGI). In quell'auto-ultimatum (come titolò Foggia Città Aperta), Mongelli dichiarò: “Entro quattro mesi riapriremo il Giordano. Dobbiamo restituire il teatro alla città, altrimenti non avrebbe senso una mia seconda candidatura”.  
 
IL CASO BIAGINI. A quella conferenza infine, oltre al Sindaco e all'assessore Pippo Cavaliere, era presente anche l'ex dirigente ai lavori pubblici Fernando Biagini, poi finito agli arresti in quanto accusato di essere il perno di un presunto giro di tangenti: evento che, forse, anche dal punto di vista morale, deve aver dato l'ultimo colpo di scoramento all'ingegner Gianni Mongelli, come tornerà ad essere dal 26 maggio prossimo.
Nessuna lista civica. Nessuna “paternità” da dare ai suoi 2mila e trecento voti ricevuti nel corso delle scorse primarie del centrosinistra, così come dichiarato poche ore dopo la vittoria di Augusto Marasco (LEGGI). Insomma: nessuna ricandidatura, né alla poltrona di Primo Cittadino né a quella di consigliere comunale.
IL SUO NOME NON FIGURA. L'attuale sindaco di Foggia, Gianni Mongelli, non ha presentato alcuna lista a suo sostegno per ricandidarsi alla ormai imminente competizione elettorale del 25 maggio. Oggi infatti, alle ore 12, è scaduto il termine ultimo per presentare tutta la documentazione elettorale (LEGGI), riguardante le firme per le candidature a consigliere (sono 787) e quelle per la carica di sindaco (9 candidati, uno in meno rispetto alla scorsa tornata elettorale). E tra questi, pertanto, non figura da nessuna parte il nome di Gianni Mongelli.
IL REGOLAMENTO DELLE PRIMARIE. Eppure, tra le altre cose, il regolamento delle primarie sottoscritto da tutti i partecipanti prevedeva, all'articolo 7 (come nell'immagine allegata all'articolo ndr), che i candidati perdenti avrebbero dovuto impegnarsi comunque a sostegno delle liste del centrosinistra. Lo stesso Mongelli, qualche giorno dopo le primarie, aveva accennato all'ipotesi di dar vita ad una lista civica in appoggio ad Augusto Marasco in cui sarebbero entrati lui ed alcuni suoi fedelissimi. Ad ogni modo, come sottolineato in una recente intervista dallo stesso attuale candidato del Pd (GUARDA INTERVISTA MARASCO), Mongelli non è il solo candidato “perdente” delle primarie a non candidarsi. La stessa scelta è stata fatta da Rita Saraò, che ha anche lasciato il Pd. Sono regolarmente in lista invece Lorenzo Frattarolo e il socialista Nino Abate.
LE PROMESSE MANCATE. Una decisione, quella di Gianni Mongelli, che, per la verità, sembrava essere nell'aria. A pesare, oltre alla scelta sempre più compatta dell'entourage del Pd di appoggiare l'architetto Marasco (prima e dopo le primarie), anche il mancato mantenimento di alcune promesse importanti, le quali avrebbero potuto dare slancio ad una eventuale ricandidatura. Su tutte, la riapertura del Teatro Giordano, posto come vincolo morale per una effettiva ricandidatura dell'attuale sindaco nel corso di una conferenza stampa datata 9 settembre 2013 (LEGGI). In quell'auto-ultimatum (come titolò Foggia Città Aperta), Mongelli dichiarò: “Entro quattro mesi riapriremo il Giordano. Dobbiamo restituire il teatro alla città, altrimenti non avrebbe senso una mia seconda candidatura”.  
IL CASO BIAGINI. A quella conferenza infine, oltre al Sindaco e all'assessore Pippo Cavaliere, era presente anche l'ex dirigente ai lavori pubblici Fernando Biagini, poi finito agli arresti in quanto accusato di essere il perno di un presunto giro di tangenti: evento che, forse, anche dal punto di vista morale, deve aver dato l'ultimo colpo di scoramento all'ingegner Gianni Mongelli (come tornerà ad essere dal 26 maggio prossimo).

di Redazione