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  • Pubblicata il: 04/07/2019 20:01:20

Dopo Versace, Valentino e “Paz”, ecco Armani: “Ha dato forma al suo tempo, il suo è stato un intervento filosofico”

Intervista a Tony di Corcia sul suo nuovo libro

“L’ultimo re della moda”. L’inventore di un tipo di giacca che, attraverso la sua firma, è diventata un aggettivo. Uno dei “prodotti” d’esportazione maggiormente in grado di identificare il made in Italy. In una parola, anzi in un cognome: Armani. A lui ha dedicato il suo ultimo lavoro editoriale il giornalista e autore Tony di Corcia, voce di Capitanata senza dubbio tra le più vivaci e qualitativamente affidabili, già apprezzato nelle librerie italiane per le precedenti biografie di altri grandi della moda, Versace e Valentino su tutti, senza dimenticare i libri su Alda Merini e quello, amatissimo, su Andrea Pazienza. Dopo l’anteprima nazionale dello scorso 3 luglio al Festival “Il Libro Possibile” di Polignano, venerdì 5 luglio, alle ore 19, Tony di Corcia ritrova il pubblico della sua città, presentando all’auditorium Santa Chiara di Foggia il suo nuovo libro edito da Cairo: “Giorgio Armani. L’ultimo re della moda”. Intervistato a poche ore dalla presentazione, l’autore ha parlato di questo nuovo lavoro, confrontandolo con i precedenti e rivelando alcuni dettagli riguardanti una delle personalità più riservate della moda italiana.   

HAI RACCONTATO VERSACE, VALENTINO, BURBERRY. E adesso Armani: cosa ha aggiunto alla tua esperienza di biografo delle grandi firme della moda?  
La soddisfazione di aver affrontato un’autentica sfida come quella di raccontare la straordinaria carriera e la vita privata di uno dei personaggi italiani più emblematici del Novecento. Armani ha saputo dare una forma al suo tempo, è entrato nella storia del costume grazie all’intervento - più filosofico che sartoriale - compiuto su un indumento fondamentale come la giacca, ha capito come assecondare le esigenze e le attitudini di una nuova generazione di donne e uomini che voleva muoversi nel mondo con un ruolo nuovo. Eppure, nonostante la sua celebrità internazionale, di lui si sa davvero pochissimo: ho voluto indagare nella sua infanzia, nella sua giovinezza, negli anni del debutto, per dimostrare quanto quella visione così definita della moda sia profondamente legata al suo vissuto.  
Il libro su Armani arriva dopo quello su Andrea Pazienza: come mai l’idea di tornare alla moda?
In realtà, il libro su Armani nasce prima di quello su Pazienza: due anni fa Marco Garavaglia, direttore di Cairo, mi ha proposto di scrivere dello stilista. Mentre programmavamo questa uscita e ne definivamo i dettagli, gli ho proposto quella lettura al femminile dell’estro e della personalità di Andrea Pazienza. Un libro che amerò per sempre, che mi ha arricchito e maturato, che continua a essere amatissimo a un anno dall’uscita. Mettersi a scrivere di Armani, dopo le avventure dolci e amare di Paz, non è stato facile: sentivo una grande nostalgia per quelle atmosfere, ma non si può riscrivere lo stesso libro per tutta la vita, anche se c’è qualche scrittore che inconsapevolmente lo fa.  
La vicenda artistica di Giorgio Armani si intreccia con la storia italiana: il ’68, gli anni di piombo, persino quelli del disincanto degli anni ’80. In che modo, nel suo stile, nel suo percorso, è presente il riflesso della storia?
Nel desiderio di leggerezza, di modernità, di praticità. Prima di quel momento, gli abiti somigliavano alla cultura imperante: ingessati, innaturali, ortodossi. Armani ha compreso che bisognava creare una divisa per chi voleva correre nel mondo senza mascherarsi, senza farsi ostacolare, esprimendosi completamente. La storia della moda italiana si intreccia alla storia del nostro Paese, e ho deciso di usare la biografia di Armani per ripercorrere e raccontare gli ultimi cinquant’anni, dalle rivoluzioni del ’68, quando l’indignazione si traduceva in rivolte e partecipazione diretta, ai tempi in cui tutto è virtuale: l’indignazione, la condivisione, persino le tastiere attraverso cui i valori vengono affermati.  
Personaggio super riservato, freddo, inarrivabile. Eppure, narrabile. Alla luce del tuo lavoro finale, in estrema sintesi, come definiresti questo grande artista della moda?
Come un personaggio che si è dedicato completamente al suo progetto, senza risparmiarsi. Come un uomo che ha sacrificato il suo tempo libero, gli affetti, il privato a quella creatura in continua crescita che è la sua azienda. Se è un faro del made in Italy, è merito soprattutto di questo investimento emotivo. Mi sembra una lezione preziosa, in un’epoca che rende celebri le persone solo per uno scatto postato su Instagram.  
Hai ascoltato tante personalità più o meno legate al protagonista del tuo libro: qual è stata quella che ti ha dato di più, che ha lasciato il segno?
Certamente Adriana Mulassano, che si è occupata di lui prima come giornalista del Corriere della Sera e poi come responsabile della sua comunicazione, può vantare una conoscenza autentica di questo personaggio altrimenti impenetrabile. Ma quasi tutti i personaggi che ho intervistato hanno saputo donarmi qualcosa di interessante: Isabella Rossellini che ricorda la piacevole sensazione di non sentirsi un oggetto sessuale quando indossava i suoi abiti, Sonia Bergamasco che isola nel cognome dello stilista la parola “mani” per ragionare sulla radice artigianale del suo lavoro, Natalia Aspesi e Giusi Ferré che mi hanno permesso di immergermi negli anni in cui convivevano due Milano diverse, quella delle rivolte, della violenza, delle manifestazioni, e quella della moda, di questa industria che muoveva i primi passi ed era destinata a un immediato successo.  
Hai scritto di moda, di poesia, di arte, scandagliando biografie diversissime tra loro. Ma qual è l’ambito in cui Tony di Corcia si sente più a casa?
In televisione! Anche se ultimamente la frequento soprattutto come ospite, la tv è l’ambito in cui mi sento maggiormente a mio agio, è il mio liquido amniotico. Ma scrivere, soprattutto delle vite altrui, è un lavoro straordinario e delicatissimo, affascinante e rischioso: non ho alcuna intenzione di smettere!

di Alessandro Galano