E’ finita a lieto fine la storia dei sei profughi che nei giorni scorsi hanno protestato davanti al Comune di San Giovanni Rotondo perché volevano continuare a frequentare il corso di fabbro e di orafo per avere maggiori possibilità di inserimento lavorativo. Una protesta particolare, quella dei sei migranti, che hanno anche rifiutato i 500 euro di bonus come fuoriuscita dall’Emergenza Nord-Africa. Perché per loro è più importante imparare l’arte di un mestiere piuttosto che mettersi in tasca quei soldi che dovrebbero servire a ricominciare. Magari in un altro Paese. Come hanno fatto i loro ‘colleghi’, gli altri profughi ospiti dell’Hotel Miramonte di San Giovanni Rotondo nel periodo dell’accoglienza prevista dal Piano Emergenza Nord-Africa. Un Piano di accoglienza terminato, per volontà del Governo, lo scorso 28 febbraio e che ha messo in strada circa 13mila profughi in Italia con in tasca solo i 500 euro della fuoriuscita. |
UNA NUOVA ACCOGLIENZA Ma i sei profughi hanno tenuto duro, non hanno mollato. E questo, soprattutto grazie al sostegno del Comitato accoglienza migranti di San Giovanni Rotondo. Una rete di solidarietà che è partita dai giovani volontari e che ha contagiato il paese. E così, attraverso l’intervento di don Andrea Lauriola, da l’altra sera i sei migranti hanno una nuova casa. Una giovane coppia di sposi di San Giovanni Rotondo, infatti, ha messo a disposizione, a titolo assolutamente gratuito, il loro Bed and Breakfast inutilizzato. Un miracolo nella città di San Pio per i sei migranti, che adesso potranno continuare a seguire i corsi da fabbro e da orafo nell’ambito del progetto ‘SOS Legalità’. Corsi che termineranno il 31 marzo e che potrebbero aprire ai sei profughi le porte lavorative in una cooperativa. Quasi una certezza più che un sogno. Anche per questo, Adamou, Siaka, Toure, Mohammed, Haruna e Abou hanno rifiutato i 500 euro. La loro protesta è stata un investimento. Un investimento su se stessi e sulle nuove professionalità acquisite.