“Il giardino di Rose” ha esordito ieri di fronte al pubblico del Piccolo Teatro che ha ricambiato i cinquantacinque minuti di spettacolo con applausi e risate. Il Cut, Centro Universitario Teatrale di Foggia, è pronto a replicare la sua performance anche questa sera, alle 21, presso il teatro di via Delli Carri.
LA TRAMA. La piccola sognatrice Rose ha fatto del suo giardino uno scudo, una sorta di magico locus amoenus che la tiene lontana dalla realtà da più di dieci anni. Il mondo le viene raccontato attraverso le parole del Conte Armando Rolandin, Sergente Maggiore di una Loggia segreta che, tra il vagheggiamento di feste esclusive e imperdibili, le dona un cofanetto, proibito vaso di Pandora. Parigi, la Ville Lumière, così vicina eppure così lontana per la piccola Rose, la seduce attraverso i racconti spregiudicati e gli inaspettati retroscena della frivola amica Maria Louise. Rose sembra quasi in bilico tra il desiderio di spiccare il volo verso la città che tanto l’affascina e il disprezzo di tutte le vanità di cui si nutrono e si beano le persone che la circondano, prendendosi gioco delle loro ridicole preoccupazioni. Infine sopraggiunge un finto giardiniere, Constantine, poeta decisamente sopra le righe e famigerato seduttore, che con i suoi comici tentativi di conquista vorrebbe far breccia nel cuore di Rose. La piccola “barbabietola” di provincia sembra ormai pronta a lasciare la campagna, dopo essere stata debitamente istruita agli ambienti parigini, quando, al termine di inaspettati complotti e congiure che mettono tutti contro tutti, il cofanetto viene aperto. Esso contiene l’arrogante profumo delle sale da ballo, il sangue, la polvere da sparo, parole feroci e appuntite, e l’onesta, pulita sicurezza. Il disincanto di Rose finalmente trionfa e finisce per arrendersi alla realtà, proprio come queste tre “simpatiche macchiette” si sono arrese ai loro difetti.
FINALE A SORPRESA. Commedia brillante e spensierata che induce alla risata, ma soprattutto alla riflessione, attraverso la forza retorica delle parole, con la quale si raggiungono picchi di deliziosa comicità. Spontanea come i suoi protagonisti, nello scambio di battute audaci e abilmente costruite. La campagna e trecentosedici rose sono le uniche componenti del mondo di Rose. Lei e quel giardino, limite dei suoi orizzonti, si scontrano con la realtà stravagante e multiforme della vita attraverso tre personaggi, Armando, Maria Louise e Constantine: l’arroganza, la crudeltà e la smania di successo. Ma è tutto nella mente di Rose: i piani efferati, i sogni di una Parigi in preda alle fiamme, e pure quegli strambi animatori che rompono l’idillio del suo giardino.
“Il giardino di Rose” ha esordito ieri di fronte al pubblico del Piccolo Teatro che ha ricambiato i cinquantacinque minuti di spettacolo con applausi e risate. Il Cut, Centro Universitario Teatrale di Foggia, è pronto a replicare la sua performance anche questa sera, alle 21, presso il teatro di via Delli Carri.
LA TRAMA. La piccola sognatrice Rose ha fatto del suo giardino uno scudo, una sorta di magico locus amoenus che la tiene lontana dalla realtà da più di dieci anni. Il mondo le viene raccontato attraverso le parole del Conte Armando Rolandin, Sergente Maggiore di una Loggia segreta che, tra il vagheggiamento di feste esclusive e imperdibili, le dona un cofanetto, proibito vaso di Pandora. Parigi, la Ville Lumière, così vicina eppure così lontana per la piccola Rose, la seduce attraverso i racconti spregiudicati e gli inaspettati retroscena della frivola amica Maria Louise. Rose sembra quasi in bilico tra il desiderio di spiccare il volo verso la città che tanto l’affascina e il disprezzo di tutte le vanità di cui si nutrono e si beano le persone che la circondano, prendendosi gioco delle loro ridicole preoccupazioni. Infine sopraggiunge un finto giardiniere, Constantine, poeta decisamente sopra le righe e famigerato seduttore, che con i suoi comici tentativi di conquista vorrebbe far breccia nel cuore di Rose. La piccola “barbabietola” di provincia sembra ormai pronta a lasciare la campagna, dopo essere stata debitamente istruita agli ambienti parigini, quando, al termine di inaspettati complotti e congiure che mettono tutti contro tutti, il cofanetto viene aperto. Esso contiene l’arrogante profumo delle sale da ballo, il sangue, la polvere da sparo, parole feroci e appuntite, e l’onesta, pulita sicurezza. Il disincanto di Rose finalmente trionfa e finisce per arrendersi alla realtà, proprio come queste tre “simpatiche macchiette” si sono arrese ai loro difetti.
FINALE A SORPRESA. Commedia brillante e spensierata che induce alla risata, ma soprattutto alla riflessione, attraverso la forza retorica delle parole, con la quale si raggiungono picchi di deliziosa comicità. Spontanea come i suoi protagonisti, nello scambio di battute audaci e abilmente costruite. La campagna e trecentosedici rose sono le uniche componenti del mondo di Rose. Lei e quel giardino, limite dei suoi orizzonti, si scontrano con la realtà stravagante e multiforme della vita attraverso tre personaggi, Armando, Maria Louise e Constantine: l’arroganza, la crudeltà e la smania di successo. Ma è tutto nella mente di Rose: i piani efferati, i sogni di una Parigi in preda alle fiamme, e pure quegli strambi animatori che rompono l’idillio del suo giardino.