“L’obiettivo è di chiudere il Ghetto di Rignano entro il 1° luglio”. Ma allo smantellamento del villaggio di cartone che ogni estate – ma ormai dura tutto l’anno – accoglie migliaia di braccianti agricoli stranieri, la Regione Puglia farà seguire un percorso alternativo. Via le capanne di fortuna, il fiato dei caporali sempre sul collo dei migranti, i disagi igienico-sanitari. E spazio, almeno questo nelle intenzioni dell’assessore alla Cittadinanza Sociale della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, a cinque campi da 250 posti, “con standard di accoglienza dignitosi e protetti dalle infiltrazioni del caporalato tramite un accordo con la Prefettura”.
IL PROGETTO Si chiama ‘Capo free – ghetto out’: liberi dai caporali, fuori dal ghetto. Un programma firmato da cinque assessorati regionali che ha l’ambizioso obiettivo di trovare una sistemazione definitiva e dignitosa ai tanti migranti stagionali che vengono utilizzati nei lavori dei campi. “Il ghetto di Rignano – ha ricordato l’assessore Minervini, questa mattina, a Bari presentando il progetto - è un luogo che ‘accoglie’ stabilmente 2-300 persone che d’estate supera le 1.500 presenze. E’ un pezzo di Stato fuori dallo Stato, con negozi, servizi e problemi di una città, senza esistere neppure sulle mappe. Lo scarso valore del pomodoro si scarica sul mercato e quindi sulle paghe dei braccianti, e quindi arrivano i caporali a fare intermediazione di manodopera e la presenza di tutte le persone a Rignano diventa redditizia per la criminalità che si organizza. E’ un fenomeno estremamente complesso contro cui abbiamo deciso di agire”.
COME FUNZIONERA' Agire, d’accordo, ma come? Chiudendo il Ghetto di Rignano per “sostituirlo con cinque strutture più piccole e diffuse sul territorio, impermeabili alla criminalità. Sperimenteremo anche l’accoglienza diretta presso le imprese agricole e per gli ‘stanziali’, quelli che restano anche d’inverno, percorsi di sperimentazione di autocostruzione e autorecupero sul territorio. L’obiettivo è chiudere Rignano entro il 1° luglio. Ci saranno poi azioni sulle imprese per l’emersione del lavoro irregolare, con agevolazioni alle aziende che assumano regolarmente, l’istituzione di un ‘bollino etico’ per le produzioni libere dal lavoro nero e l’inasprimento dei controlli” ha illustrato Minervini. Nello specifico, spulciando il progetto ‘Capo free – ghetto out’ “per la realizzazione dei campi sarà necessario acquisire e installare strutture mobili e temporanee per l’accoglienza dei lavoratori stagionali, con l’installazione di moduli da campo per 250 posti ciascuno, dal 1 luglio al 30 settembre. Tali strutture – è lo sforzo della Regione Puglia - saranno gestite in collaborazione con le associazioni locali, gli enti di tutela ed i migranti, sia per garantire un’accoglienza più dignitosa sia per prevenire e contrastare situazioni di sfruttamento lavorativo e/o sessuale e tratta degli esseri umani, valorizzando i le progettualità sul territorio già finanziate a valere su vari fondi regionali, sui fondi FEI e con le nuove risorse stanziate”.