In Puglia nel 2011 sono giunti via mare, dalla Grecia e dall’Egitto, 765 minori stranieri non accompagnati. Ragazzi partiti dalle loro terre senza i genitori o che, purtroppo, hanno perso i loro contatti durante il duro viaggio della speranza. A questi bisogna aggiungere i minori trasferiti da Lampedusa o dalla Sicilia, maggiorenni e i minori rintracciati sul territorio italiano, per un totale di circa 1200 transitati nelle comunità pugliesi. Un dato che fa gridare all'allarme la Garante dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza pugliese Rosangela Paparella: “Sarebbe un errore gravissimo, nonché segnale di scarsa lungimiranza trascurare che questi ragazzi siano titolari di diritti e componenti a tutti gli effetti della nostra società. E che rischiano di scivolare in una zona di invisibilità e di marginalizzazione che riguarda tutti, e riguarda lo stato di civiltà e benessere della nostra regione”. Per fortuna il destino di Mohammed Eduard Kamano ha seguito un altro percorso, un altro sentiero.
DALLA LIBIA ALL’ITALIA - Lui che su barcone diretto dalla Libia all’Italia sognava di diventare un calciatore. Un calciatore famoso. Lo aveva confidato alle stelle, ai suoi ‘compagni’ di viaggio, alla sua famiglia. E proprio i suoi genitori su di lui avevano scommesso tutto. Avevano investito denaro e speranze sul suo talento, affidandolo a degli spietati agenti di calcio che avevano promesso di farlo giocare in qualche squadra della Libia. Lui, che si divertita a tirare calci ad un pallone nella sabbia polverosa del suo villaggio, in Guinea Conakry. Poi la guerra, i disordini, il sangue. E così, Mohammed Eduard Kamano decide di lasciare la terra di Gheddafi. E si imbarca in una di quelle bagnarole della speranza che tentano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Italia.
Eduard viaggia a bordo del barcone stretto a trecento corpi. Trecento storie di migranti che desiderano trovare in Italia solo un po’ di fortuna. Ma per Eduard è diverso. Lui sa già cosa fare una volta giunto in Italia. Ha visto in televisione i calciatori italiani, le squadre italiane, gli stadi italiani, i giocatori africani che nel Belpaese hanno avuto successo, hanno fatto i soldi. Ed il suo sogno è di diventare famoso, di guadagnare quanto basta per aiutare la sua famiglia lasciata in uno sperduto villaggio della Guinea Conakry.
DA LAMPEDUSA AL VILLAGGIO DON BOSCO - Sbarca a Lampedusa. La sua condizione di minore straniero non accompagnato è quasi un privilegio, una fortuna, perché viene subito inserito in percorsi di accoglienza, di accompagnamento. E così Eduard finisce al Villaggio don Bosco, la comunità gestita dall’associazione Emmaus. E’ passato un anno dal giorno del suo sbarco sulla terra italiana. Nel frattempo, Eduard compie 18 anni, si allena, intensifica gli sforzi. Anche ad agosto, nel mese del Ramadan. I compagni di squadra con cui si prepara durante il provino per entrare nella squadra del Manfredonia Calcio, bevono acqua, mangiano, recuperano energie. Lui, di religione musulmana, continua ad allenarsi restando fedele ai precetti della sua religione. Ma non perde la forza, l’entusiasmo, la passione. Perché il suo sogno è più forte della fame, della sete.
TESSERATO NEL MANFREDONIA - Eduard è stato premiato. Il suo talento ed il suo coraggio sono stati premiati. E’ stato tesserato nel Manfredonia Calcio che milita nel campionato di Eccellenza. Lui centrocampista che ha imparato a passare la palla e a scartare l’avversario in polverosi campi africani, potrà mostrare il suo talento nel campo di erbetta sintetica del Miramare. Al momento, più che un contratto milionario riceverà un rimborso spese. E continuerà a vivere al Villaggio don Bosco, dove sono tutti entusiasti per quella che gli è capitato e dove altri talentuosi minori sognano di entrare in qualche squadra di calcio. Perché “nell’ultimo periodo sono aumentati i ragazzi che arrivano al Villaggio sognando di diventare calciatori, e questo anche grazie alla TV. Perché iniziano il loro viaggio migratorio convinti che giocando a pallone in Italia è possibile fare fortuna – spiega Domenico Lamarca, responsabile dell’accoglienza - . La storia a lieto fine di Eduard, comunque, va letta in maniera positiva, perché con il tesseramento nella squadra del Manfredonia lui ha dato una risposta al suo viaggio, al suo sogno”.