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  • Pubblicata il: 10/09/2018 14:11:18

"Io gli sparo in testa a tutti e quattro, mò li devo uccidere": le intercettazioni sulla guerra di mafia del Gargano

La Polizia di Stato nella notte del 10 settembre a Vieste ha eseguito un’ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di Claudio Iannoli, classe 79’, e Giovanni Iannoli, classe 86’, elementi di spicco al vertice dell’organizzazione criminale di stampo mafioso operante a Vieste, con al vertice Girolamo Perna, nonché nei confronti di Giovannantonio Cariglia, classe 96’, Stefan Cealicu, classe 65’, Raffaele Giorgio Prencipe, classe 84’, Carmine Romano, classe 70’ e Giuseppe Stramacchia, classe 86’, della medesima organizzazione.

LE INDAGINI. L’attività di indagine è stata portata avanti dal team di investigatori della Polizia di Stato denominato “Gruppo Gargano” ed è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. E’ stata accertata l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, che disponeva di numerose armi, articolazione del clan con ai vertici Girolamo Perna, in guerra a Vieste con l’opposta fazione riconducibile a Marco Raduano, che ha fatto registrare una lunga scia di sangue negli ultimi anni con numerosi omicidi e tentativi di omicidio di soggetti legati ad entrambe le consorterie criminali1. Il punto di partenza dell’indagine è stato l’omicidio di Gianbattista Notarangelo avvenuto a Vieste il 6 aprile 2018.

LA DROGA. Le indagini sull’omicidio hanno, per ora, consentito di accertare l’esistenza di un fiorente traffico di sostanze stupefacenti nella cittadina garganica, alimentato dall’enorme afflusso turistico. La guerra tra clan ruota naturalmente intorno al controllo egemonico dei traffici, anche con l’uso delle armi, con azioni violente e con metodi mafiosi, come riconosciuto dal Gip. Quella oggetto della operazione odierna trattava e smerciava consistenti quantitativi di differenti tipologie di sostanze stupefacenti dalla cui vendita, anche al dettaglio, incamerando profitti e assicurando il mantenimento economico-assistenziale del capo clan Girolamo Perna, detenuto. Quest’ultimo era stato arrestato il 3 maggio scorso, nell’ambito di un’altra operazione del “Gruppo Gargano”. 

ALTRI OMICIDI. Nella città di Vieste, infatti, dopo l’assassinio del capo clan Angelo Notarangelo si sono verificati numerosi omicidi e tentativi di omicidio nei confronti dei diversi esponenti delle attuali due consorterie che si contendono il territorio, ossia quella capeggiata da Perna e quella capeggiata da Raduano. La lunga escalation di fatti di sangue si compone di 6 omicidi, un caso di lupara bianca e 8 tentativi di omicidio, di cui due avevano come destinatario proprio Perna sempre miracolosamente scampato, e uno Raduano.

I RUOLI. In considerazione dello stato detentivo di Perna e della forte contrapposizione armata con il gruppo criminale avverso, i due Iannoli, in qualità di organizzatori dell’associazione, si occupavano di assicurare il costante rifornimento delle piazze di spaccio viestane, provvedendo anche ad assoldare nuovi sodali, utilizzati anche per la custodia delle armi del clan e di pianificare agguati mortali nei confronti di esponenti del clan rivale. I due venivano costantemente informati dai componenti del gruppo di tutte le questioni inerenti l’attività illecita, occupandosi di valutare i canali di distribuzione e l’ammissione di ulteriori soggetti quali intermediari o distributori finali dello stupefacente, nonché di assumere le decisioni sul prezzo della droga, sulla situazione delle piazze di spaccio e, finanche, sui rapporti con il clan rivale. Il tentativo di assoggettare il territorio viestano continuava anche durante il periodo detentivo dei due Iannoli, i quali riuscivano comunque ad assicurare continuità negli affari illeciti ed efficienza nell’approvvigionamento e smercio, anche al dettaglio, della sostanza stupefacente (prevalentemente cocaina e marijuana), grazie al prezioso contributo fornito, sino al giorno del suo assassinio, da  Gianmarco Pecorelli. Questi, infatti, durante il periodo detentivo dei due Iannoli, sfruttando il momento favorevole conseguente all’assassinio del rivale Antonio Fabbiano, avvenuto il 25.04.2018, assicurava il coordinamento e la gestione operativa dell’attività illecita per conto dell’intero gruppo criminale: approvvigionamento, canali di distribuzione, collocazione della droga sul territorio e recupero dei crediti derivanti dallo spaccio. Nel corso delle attività, estremamente complesse, venivano anche effettuati alcuni importanti riscontri con sequestri di sostanza stupefacente.

LA COCAINA NEL PACCHETTO DI SIGARETTE. Interessante la scaltrezza dei vari pusher nell’occultamento dello stupefacente in luoghi a loro non riconducibili, come ad esempio nel caso dell’occultamento di un quantitativo di cocaina purissima all’interno di un pacchetto di sigarette abbandonato da Raffaele Giorgio Prencipe alla base del tronco di un olivo sul ciglio di una strada di campagna a Vieste.  Il sodalizio utilizzava una particolare attenzione nella scelta dei luoghi di stoccaggio delle sostanze stupefacenti, provvedendo, con cadenza quasi quotidiana, ad effettuare numerosi spostamenti. Durante uno di questi, lo scorso 8 agosto, Giuseppe Stramacchia, Fedele Romano e Christian Hdiouech, pregiudicati di spessore del clan “PERNA”, venivano sorpresi dagli investigatori della Polizia di Stato a bordo di un furgone intenti a trasportare 2 kg di marijuana, consegnatagli poco prima proprio da Raffaele Giorgio Prencipe. I tre, naturalmente, venivano arrestati in flagranza. I numerosi servizi di appostamento e pedinamento effettuati nei confronti dei vari soggetti gravitanti attorno a Pecorelli (fino alla sua uccisione), ai due Iannoli consentivano di individuare in Prencipe e Cealicu, rispettivamente cognato e factotum di Giambattista Notarangelo (come noto anch’egli vittima della faida nell’aprile di quest’anno), i soggetti incaricati di occuparsi dell’approvvigionamento, occultamento, taglio, confezionamento e distribuzione agli intermediari minori della cocaina e della marijuana trattata dal gruppo criminale, accertando altresì che, a seguito dell’assassinio di Pecorelli, Prencipe prendeva all’interno della compagine mafiosa il posto dell’amico ammazzato, assicurando la gestione operativa dell’attività illecita per conto dell’intero gruppo criminale.

LA BASE. Inoltre, gli approfondimenti investigativi permettevano di appurare che proprio l’abitazione di Gianbattista Notarangelo, divenuta nel frattempo dimora del PRENCIPE e del CEALICU, rispettivamente cognato e factotum del NOTARANGELO Gianbattista, veniva utilizzata come vera e propria base logistica per il taglio, confezionamento e custodia della cocaina, nonché per la custodia delle armi nella disponibilità del sodalizio, destinate a fronteggiare – nel controllo del territorio – il gruppo criminale avverso. 

LE ARMI. Le attività investigative, condotte anche con l’ausilio di attività tecniche, hanno altresì disvelato la disponibilità da parte dell’associazione di numerose armi da sparo (fucili e pistole), opportunamente occultate in luoghi sicuri. Anche in questo caso, al pari dello stupefacente, il compito di custodire e spostare le armi a seconda delle esigenze era affidato ad alcuni sodali, i quali, nel tentativo di scongiurare qualsiasi intervento delle forze di Polizia, si avvalevano di soggetti solo apparentemente insospettabili. La consistente disponibilità di armi da parte dell’organizzazione criminale era chiaramente finalizzata ad assicurarsi il controllo del territorio e più in generale contrastare la consorteria avversa. Nel corso dell’indagine, infatti, sono state registrate conversazioni sintomatiche della forza di tale consorteria criminale, al punto da spingere alcuni pusher a passare con lo schieramento capeggiato da Perna, riconosciuto da tutti come leader al cui fianco combattere la guerra di mafia in corso con il clan avverso di Raduano.

UN AGGUATO. Sul piano della contrapposizione armata con il gruppo antagonista, le attività tecniche effettuate con riguardo ai vari indagati, infatti, hanno permesso di accertare la pianificazione di un agguato congiunto nei confronti di esponenti del clan rivale. Più nel dettaglio, al fine di eliminare del tutto la presenza dell’altro gruppo dal territorio viestano, Giuseppe Stramacchia e Carmine Romano, su disposizione dei due Iannoli, avevano incaricato alcuni pusher di acquisire informazioni dettagliate sugli spostamenti quotidiani di elementi di spicco del clan Raduano in vista di una imminente azione di fuoco nei loro confronti. E infatti data 21 agosto, la DDA dispose il fermo dei due Iannoli, anche allo scopo di scongiurare la messa in atto di quella che sarebbe stata una probabile strage.

IL 416 BIS. La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha contestato all’intera organizzazione criminale l’aggravante di cui all’art. 416 bis 1, c.p. (ex art. 7 DL 152/91), proprio perché è risultato evidente che la stessa associazione dedita al traffico di droga (art. 74 dpr 309/90) era caratterizzata dall’aggravante del metodo mafioso e dal fine di agevolare la più vasta compagine criminale facente capo a Perna, nell’ambito della guerra intercorsa con la fazione facente capo a Marco Raduano.

di Redazione