Non c'è due senza tre: la bomba a via Tenente Iorio ha un obiettivo, l'agenzia assicurativa AIS Service
Lo stesso della Smart incendiata e della serranda crivellata di proiettili
A Foggia c'è un uomo in pericolo di vita: è minacciato dalla criminalità locale.
TRE INTIMIDAZIONI ALLA STESSA PERSONA. Non occorre scomodare esperti dell'antimafia, né attendere le conferme ufficiali. Parlano i fatti e questi dicono che, nell'arco di poco più di un mese, una stessa persona ha subito intimidazioni gravi, di natura violenta, prima personalmente, poi alla propria attività e infine ai suoi stessi famigliari. L'esplosione della scorsa notte infatti, conferma quanto segue: il 41enne cittadino foggiano titolare dell'agenzia infortunistica stradale AIS Service, ha ricevuto la terza intimidazione – di fatto, un attentato – questa volta comminata direttamente ai danni dell'abitazione dei genitori, al civico n. 62 di via Tenente Iorio. Una bomba, “un ordigno ben più pericoloso di quello piazzato davanti al Sushi Restaurant appena due giorni fa – secondo la stessa ammissione delle forze di polizia – e che avrebbe potuto far male ad eventuali passanti”.
PRIMA DELLA BOMBA, GLI ALTRI ATTENTATI. In precedenza, e in pieno giorno, i malviventi, a bordo di una moto, avevano sparato contro la sua autovettura e verso le serrande della sua stessa attività, localizzata in via Brindisi: l'AIS Service, appunto. Pochi giorni prima poi, nei pressi del Tribunale, gli era stata incendiata l'auto, una Smart, appartenente sempre alla stessa persona. Due episodi che, aggiungendosi a questo terzo evento ben più gravoso, lasciano pensare a manovre di intimidazione, minaccia e, purtroppo, “di avvicinamento” che non possono e non devono passare inosservate. Soprattutto se si considera che tutti questi atti, rivolti ad un'unica persona e ai suoi parenti più prossimi, sono avvenuti tutti tra gennaio e febbraio: una rapidità e una pressione di carattere inequivocabilmente mafioso. E se a questo punto non si fa il nome del destinatario di queste “attenzioni”, facilmente riscontrabile, è unicamente per non appesantirgli una situazione già di suo delicata (a meno che non sia egli stesso, pubblicamente, a farsi avanti).
RACKET DELLE ESTORSIONI. La situazione è grave, è pericolosa. Gli stessi inquirenti, appena questa mattina e a margine di una conferenza stampa incentrata su altri episodi di cronaca, hanno ammesso che “il fine principale dell’esplosione della scorsa notte era quello di danneggiare i luoghi e di creare un danno a chi abita lì”. I danni provocati, com'è ormai tristemente noto, hanno interessato tre auto parcheggiate, che sono andate distrutte, un negozio di abbigliamento di fronte e un parrucchiere nelle vicinanze. La squadra mobile – si apprende – sta seguendo qualsiasi pista e non esclude che l’episodio sia collegato al racket delle estorsioni (e l'ambito assicurativo, va aggiunto, è tra quelli più sensibili ad infiltrazioni e pressioni malavitose).
LINGUAGGIO MAFIOSO. Gli abitanti della zona inoltre, a conferma del clima di paura vissuto in città, non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione: "Quello che avevamo da dire – hanno detto – lo abbiamo riferito stanotte agli inquirenti". Nella palazzina, oltre ai genitori del titolare dell'agenzia, abitava un'altra famiglia. Il bersaglio di queste intimidazioni infine, a quanto sembra, non abiterebbe più con i propri genitori ormai da diversi anni: altro elemento che deve far pensare sul modus operandi dei malviventi e sul tipo di minaccia – quella nei confronti dei propri cari – assolutamente riconducibile alle classiche modalità operative delle mafie.
URGE UNA REAZIONE FORTE. Dopo i cortei in favore della legalità – sacrosanti e condivisibili, ma di fatto insufficienti – e la richiesta, più volte rilanciata, di un aiuto concreto a livello di indagini e di un sostegno fisico, reale ed efficiente, da parte del Questore e dell'allora Prefetto Latella, la cittadinanza ha il diritto di ricevere una risposta certa, importante, da parte di chi ha il dovere di mantenere la sicurezza in città. Un nuovo dispiegamento di mezzi e di posti di blocco in pieno centro, come fatto in passato, quale unica reazione in difesa della legalità e della sicurezza, così come un nuovo corteo cittadino, non sarebbero accettabili come repliche a questo clima di terrore. A Foggia, oggi, c'è un cittadino in pericolo. Lasciare solo lui, significa lasciare soli tutti.