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  • Pubblicata il: 07/05/2013 16:00:03

La Croce di Carlo V torna all'antico splendore

Restaurata, ora è nel Museo Civico di Foggia

E' finalmente tornata all'antico splendore la cosiddetta Croce di Carlo V, eretta nel 1544 nell'attuale piazza Piano delle Croci e successivamente diventata lo storico presidio della Chiesa di San Giovanni Battista.
Agnusdei Grazie all'impegno e al sostegno economico della sezione Foggia Host del Lions Club e della Fondazione "Siniscalco-Ceci", il pregiato simbolo scultoreo testimone di un importante periodo storico della città di Foggia è stato restaurato, sottratto all'incuria del tempo e dell'inquinamento ambientale (che l'avevano ridotto a un rudere) e, da ieri, conservato nel lapidario del Museo Civico di Foggia per motivi di sicurezza e su indicazione della Sopraintendenza ai Beni culturali.
La Croce di Carlo V, di cui a tutt'oggi si ignora l'autore, "è di alto valore artistico ed è decisamente più particolareggiata rispetto alle altre 'croci stazionarie' diffuse sul nostro territorio, dal Subappenino dauno al Molise alla Basilicata, a testimonianza delle storiche processioni cristiane ",
ha sottolineato ieri pomeriggio, durante la presentazione dell'opera riportata a nuova vita, l'architetto Cinzia Nardelli (responsabile del progetto architettonico e direttore dei lavori). 
Volumetrica, bifacciale, umanizzata ed espressiva nella figurazione, curata nei dettagli e arricchita di cherubini e bracci polilobati stilizzati,  la Croce di Carlo V (poco più di un metro di altezza) è una "croce astile", perché eretta su un basamento che la rende slanciata, e si inserisce, riprendendone alcuni tratti, nella più alta tradizione iconografica della "Madonna col bambino", da un lato, e della "Crocifissione di Cristo" dall'altro.
"La prima testimonianza artistica della 'Madonna col Bambino' risale addirittura al III secolo dopo Cristo  nelle Catacombe di Priscilla - ha illustrato la Nardelli durante la sua relazione -, per poi riproporsi, nel corso del tempo, nei mosaici Bizantini ciprioti, nelle Maestà italiane medievali di Boninsegna, Cimabue e Giotto, o in stupendi quadri rinascimentali come quello sul tema di Filippo Lippi". 
In queste opere, secondo la Nardelli, lo sguardo del Bambino distolto dalla Madre e il volto di quest'ultima triste ma non sofferente, testimonianze del Presagio della Crocifissione, sono tra i tratti (oltre a quelli sopra citati) ripresi dalla Croce di Carlo V, a riprova dell'alto valore artistico del monumento foggiano, accostato dalla direttrice dei lavori di restauro, forse in un eccesso di zelo, addirittura alla Pietà di Michelangelo per ciò che riguarda l'ovale del volto della Madonna.
Molto netta è, poi, ha fatto notare l'architetto Nardelli,  la somiglianza del Cristo crocifisso della Croce di Carlo V con quello del Masaccio nel quadro "Croficifissione", così come la Madonna al lato della Croce che tiene in grembo la sua veste può riportare addirittura all'arte fiamminga, a quel Belgio che fu terra natìa proprio di Carlo V, a cui, almeno fino a ieri, si pensava fosse dedicata la croce foggiana.
Sì, perché la presentazione di ieri, oltre a mostrare la bellezza artistica della Croce di Carlo V, è stata foriera di una nuova possibile verità storica sul monumento. 
Quella croce che secondo la memoria storica locale fu eretta per esaltare la vittoria del Re di Spagna sui francesi al termine di una sanguinosa battaglia campale consumata proprio nel capoluogo dauno, secondo Saverio Russo, docente di Storia Moderna dell'Università degli Studi di Foggia, sarebbe stata invece dedicata a Prospero de la Bastilla, emissario spagnolo e governatore locale della città di Foggia in quel periodo storico .
Russo, attraverso un excursus storiografico, con precisi riferimenti a Santoro e Guicciardini, ha quindi scompaginato la carte in tavola sull'???origine storica della Croce, dimostrando, in modo piuttosto convincente, come quella battaglia non ci fu mai, almeno nei termini finora supposti, confutando quindi l'ipotesi che il monumento potesse essere dedicato a Carlo V. "Credo piuttosto che il monumento - ha concluso il professor Russo - possa essere dedicato a Prospero de la Bastilla, emissario spagnolo che, a metà del '500 e per 20 anni, fu titolare (prima nel ruolo di Mastro Giurato, successivamente Commissario delle Regie Cacce) di un buon governo e intermediario di diverse privilegi concessi dall'Impero Spagnolo alla città di Foggia. Non a caso il nome dello stesso Prospero è inciso all'interno dell'epigrafe che campeggia sul basamento posto a sostegno di della croce".      
La disputa storiografica è aperta, ma ciò che è certo
 
E' finalmente tornata all'antico splendore, la cosiddetta Croce di Carlo V, eretta nel 1544 nell'attuale piazza Piano delle Croci e successivamente diventata lo storico presidio della Chiesa di San Giovanni Battista.
Su proposta dell'assessore comunale ai Lavori pubblici, Matteo Agnusdei, e grazie all'impegno e al sostegno economico della sezione Foggia Host del Lions Club e della Fondazione "Siniscalco-Ceci", il pregiato simbolo scultoreo testimone di un importante periodo storico della città di Foggia è stato restaurato, sottratto all'incuria del tempo e dell'inquinamento ambientale (che l'avevano ridotto a un rudere) e, da ieri, conservato (e visitabile), su indicazione della Sopraintendenza ai Beni culturali, nel Lapidario del Museo Civico di Foggia per motivi di sicurezza, dovuti probabilmente alla scarsa attitudine dei foggiani al rispetto e alla cura del patrimonio artistico.
Sul basamento che svetta in piazza Piano delle Croci, tuttora orfano della Croce di Carlo V, verrà presto posto, quindi, un calco della scultura originale restaurata.
 
 
"La croce, in pietra pregiata, - ha spiegato Loredana Mastromartino, titolare dell'intervento di restauro, durato qualche anno - era tutta annerita, presentava numerose concrezioni di calcare e vegatazione, annidatesi sin negli strati più profondi. L'inscrizione che riporta il nome della città, "Fogia", era completamente coperta dalla sporcizia e quindi non visibile. Un braccio presentava una crepa rilevante mentre uno dei due perni in ferro che teneva attaccata la scultura alla colonna era quasi completamente consumato. In sostanza la croce si manteneva in piedi quasi per miracolo. L'intervento di conservazione, quindi, è stato piuttosto complesso e ha necessitato di un lavoro di bisturi minuzioso, centimetro per centimentro.
Anche la colonna è stata restaurata, presentando, prima dell'intervento, diverse fessurazioni, ora stuccate, nonché diverse scritte vandaliche, ora ripulite. L'accumulo di sporcizia e concrezioni era talmente elevato da celare persino la natura del basamento, che poi abbiamo individuato essere in porfido", ha concluso la Mastromartino.
L'INTERVENTO DI RESTAURO. "La croce, in pietra pregiata, - ha spiegato Loredana Mastromartino, titolare dell'intervento di restauro, durato qualche anno - era tutta annerita, presentava numerose concrezioni di calcare e vegatazione, annidatesi sin negli strati più profondi. L'inscrizione che riporta il nome della città, "Fogia", era completamente coperta dalla sporcizia e quindi non visibile. Un braccio presentava una crepa rilevante mentre uno dei due perni in ferro che teneva attaccata la scultura alla colonna era quasi completamente consumato. In sostanza la croce si manteneva in piedi quasi per miracolo. L'intervento di conservazione, quindi, è stato piuttosto complesso e ha necessitato di un lavoro di bisturi minuzioso, centimetro per centimentro.Anche la colonna è stata restaurata, presentando, prima dell'intervento, diverse fessurazioni, ora stuccate, nonché diverse scritte vandaliche, ora ripulite. L'accumulo di sporcizia e concrezioni era talmente elevato da celare persino la natura del basamento, che poi abbiamo individuato essere in porfido", ha concluso la Mastromartino.
CROCI STAZIONARIE. La Croce di Carlo V, di cui a tutt'oggi si ignora l'autore, "è di alto valore artistico ed è decisamente più particolareggiata rispetto alle altre 'croci stazionarie' diffuse sul nostro territorio, dal Subappenino dauno al Molise alla Basilicata, e punti di riferimento delle storiche processioni cristiane", ha sottolineato ieri pomeriggio, durante la presentazione dell'opera riportata a nuova vita, l'architetto Cinzia Nardelli (responsabile del progetto architettonico e direttore dei lavori). 
L'ICONOGRAFIA DELLA CROCE DI CARLO V. Volumetrica, bifacciale, umanizzata ed espressiva nella figurazione, curata nei dettagli e arricchita di cherubini e bracci polilobati stilizzati, la Croce di Carlo V (poco più di un metro di altezza) è una "croce àstile", perché eretta su un basamento che la rende slanciata, e si inserisce, riprendendone alcuni tratti, nella più alta tradizione iconografica della "Madonna col bambino", da un lato, e della "Crocifissione di Cristo" dall'altro (in cui, affianco alla croce, figurano la Vergine Maria e San Giovanni Battista).
"La prima testimonianza artistica della 'Madonna col Bambino' risale addirittura al III secolo dopo Cristo  e si ritrova nelle Catacombe di Priscilla - ha illustrato la Nardelli durante la sua relazione -, per poi riproporsi, nel corso del tempo, nei mosaici Bizantini ciprioti, nelle Maestà italiane medievali di Boninsegna, Cimabue e Giotto, o in stupendi quadri pre-rinascimentali come quello sul tema di Filippo Lippi". 
Secondo la Nardelli, lo sguardo del Bambino distolto dalla Madre e il volto di quest'ultima triste ma non sofferente, testimonianze del classico motivo raffigurante il "Presagio della Crocifissione", rientrano tra le numerose analogie che la Croce di Carlo V riprende dalle grandi opere sopra citate, a riprova dell'alto valore artistico del monumento foggiano, accostato dalla direttrice dei lavori di restauro, forse in un eccesso di zelo, addirittura alla "Pietà" di Michelangelo per ciò che riguarda l'ovale del volto della Madonna.
Molto netta è, poi, ha fatto notare l'architetto Nardelli durante la sua disamina, la somiglianza del Cristo crocifisso della Croce di Carlo V con quello del Masaccio nel quadro "Croficifissione", così come la Madonna al lato della Croce che tiene in grembo la sua veste può riportare addirittura all'arte fiamminga, a quel Belgio che fu terra natìa proprio di Carlo V, a cui, almeno fino a ieri, si pensava fosse dedicata la croce foggiana.
Sì, perché la presentazione di ieri, oltre a mostrare la bellezza artistica della Croce di Carlo V, è stata foriera di una nuova possibile verità storica sul monumento. 
LA REVISIONE STORICA DI SAVERIO RUSSO. Quella croce che secondo la memoria storica locale fu eretta per esaltare la vittoria del Re di Spagna sui francesi al termine di una sanguinosa battaglia campale, appartenente alle cosiddette "Guerre d'Italia" e consumata proprio nel capoluogo dauno, secondo Saverio Russo, docente di Storia Moderna dell'Università degli Studi di Foggia, sarebbe stata invece dedicata a Prospero de la Bastilla, emissario spagnolo e governatore locale della città di Foggia proprio in quel periodo.
Russo, attraverso un excursus storiografico, con precisi riferimenti a Santoro e Guicciardini, ha quindi scompaginato la carte in tavola sulla presunata origine della Croce, dimostrando come quella battaglia non ci fu mai, almeno nei termini finora supposti, e confutando quindi l'ipotesi che il monumento potesse essere dedicato a Carlo V.
"Credo piuttosto che la croce - ha concluso il professor Russo - possa essere dedicata a Prospero de la Bastilla, emissario spagnolo che, a intorno alla metà del '500, e per 20 anni, fu titolare (prima nel ruolo di Mastro Giurato, successivamente Commissario delle Regie Cacce) di un buon governo e intermediario di diverse privilegi concessi dall'Impero Spagnolo alla città di Foggia. Non a caso il nome dello stesso Prospero è inciso all'interno dell'epigrafe che campeggia sul basamento posto a sostegno della croce".      
L'ORGOGLIO DI UNA CITTA'. La disputa storiografica resta aperta, ma quel che è certo è la soddisfazione e l'orgoglio che questo rinato monumento potrà donare a Foggia e ai foggiani, soddisfazione espressa dal sindaco, Gianni Mongelli e dalla dirigente del Servizio alla Cultura, Gloria Fazìa, anch'essi presenti, ieri, al Museo Civico di Foggia, insieme al presidente del Lions Club Foggia Host, Giovanni Valente Muscatiello, e al presidente delle Fondazione "Siniscalco-Ceci", Francesco Andretta.
"Presto - ha sottolineato la Fazìa - questo importante monumento di Foggia - avrà un'illuminazione ancor più consona rispetto a quella allestita temporaneamente. E' un pezzo pregiatissimo per il nostro museo e come tale va trattato".
"Voglio ringraziare i Lions di Foggia e la Fondazione 'Siniscalco-Ceci' per la costante attività attraverso cui regalano un prezioso servizio sociale e culturale per la nostra città - ha affermato il sindaco Mongelli -. Per il momento la Croce di Carlo V non sarà in piazza, ma in futuro potremo decidere insieme alla cittadinanza se riportarla all'aperto".
Perché ciò sia possibile, però, è importante che i foggiani comprendano il valore di opere come questa e ricomincino ad amare la propria città.
Proprio ciò che comprese Matteo Agnusdei, quando giocando a pallone in piazza Piano delle Croci, e utilizzando la colonna del monumento come palo, venne ripreso da un gruppo di tedeschi in visita a Foggia. In quel momento Agnusdei si ripromise di porsi tutelare la Croce di Carlo V, cosa che poi, molti anni dopo, ha fatto, avviando la proposta di restauro del prezioso monumento.

di Redazione