Stampa questa pagina
  • Pubblicata il: 18/05/2013 11:20:00

Libera Foggia ricorda la giovane Melissa Bassi ad un anno dall'attentato di Brindisi

"Bisogna fare memoria, ricordare l'accaduto"

Riceviamo e publichiamo la riflessione di Daniela Marcone, coordinatrice di Libera Foggia, in riferimento all'attentato del 19 maggio 2013 alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi in cui perse la vita la giovane Melissa Bassi
 
Ci stiamo preparando, con il mio gruppo in associazione, a partecipare alle manifestazioni che saranno realizzate a Brindisi in ricordo di Melissa Bassi. È trascorso un anno da quel maledetto giorno in cui la furia omicida di un uomo ha concepito un ordigno che doveva distruggere, dilaniare, consegnare la tragedia nelle vite di più famiglie. Ricordo che ero lontana dalla mia Puglia ma la notizia mi giunse addosso lasciandomi senza fiato. Tutti pensammo ad un gesto eclatante della mafia locale, la Sacra Corona Unita. Poi le ore trascorsero e si disse che la mafia non uccideva i ragazzini. Cosa assolutamente non vera, peraltro. Nel frattempo da ogni parte d'Italia giunsero sul luogo della tragedia persone, studenti, associazioni.
FOGGIA RISPOSE ALLA TRAGEDIA Quel luogo è una scuola, la Morvillo - Falcone di Brindisi, la scuola intitolata al giudice ed alla sua compagna di vita. Morti insieme ed una volta tanto ricordati insieme. Io volevo raggiungere Brindisi ma non potei e da lontano partecipai all'organizzazione di una grande manifestazione che si sarebbe dovuta tenere il giorno dopo nella mia città. Foggia rispose alla chiamata di quella tragedia. Il grido era troppo alto, potente. Se era stata la mafia ed aveva colpito la scuola occorreva davvero preoccuparsi. Tutti eravamo in pericolo. Il terrore movimentò l'intera regione ed anche la mia città. Il giorno dopo, quello della manifestazione, tornai e raggiunsi il luogo previsto per incontrarsi e partire con il corteo. Vidi una vera folla di persone. Bene, dissi a me stessa, finalmente Foggia si è svegliata. Ero terribilmente addolorata per quella ragazza, per Melissa, le cui foto giravano in rete e scuotevano le coscienze. Nello stesso tempo, però, sentivo che qualcosa si era mosso in città. Alla testa di quel corteo, reggendo lo striscione di Libera, ci muovemmo per vie piene di gente che si univa a noi al nostro passaggio. Calava la sera e le fiaccole rischiaravano le nostre espressioni e la luce della speranza che tutti insieme avremmo avuto maggiori possibilità di sconfiggere ciò che aveva ucciso senza pietà. Tornammo tutti a casa con Melissa e le altre ragazze ferite nel cuore.
UN DELITTO MENO GRAVE? Nei giorni successivi si rincorsero notizie, la SCU disconosceva l'attentato. Poi la notizia della cattura di Vantaggiato, le sue parole folli: “Non volevo fare del male, ho fatto tutto da solo, volevo fare qualcosa a scopo dimostrativo”. La conclusione era che la mafia non aveva ucciso Melissa Bassi. Ai più sembrò che il delitto fosse meno grave. Il pericolo quasi scampato. Non certo però ai suoi genitori. A tutti noi restò la perplessità di una riflessione monca, non portata alle sue estreme conseguenze. Sentivamo che Foggia era insorta ma ci chiedevamo quale significato reale avesse il ridimensionamento del delitto di Melissa nella razionalizzazione di una comunità che quasi prendeva le distanze da quanto era accaduto. Ci ripromettemmo di utilizzare, nel corso dell'anno, i nostri numerosi incontri per parlare di quanto accaduto e di ciò che fosse possibile fare.
VIOLENZA SENZA CONFINI È trascorso un anno, i giorni si sono chiusi su quella tragedia senza la possibilità di una riflessione collettiva seria che riportasse al centro del dibattito la necessità di sostenere i nostri giovani in tutti i modi che abbiamo a disposizione, anche da una coscienza collettiva che ripudia la violenza a matrice mafiosa ma finisce con l'accettare come ineluttabile quella che proviene da altre cause. Sento di non aver fatto quanto potevo per evitare che quest'anno Melissa fosse ricordata con celebrazioni che coinvolgessero solo il lato più esterno di quella ferita che ha scosso le nostre comunità. In questa regione rappresento, nell'ambito dell'associazione Libera, il settore Memoria. Da molti anni per me ricordare vuol dire attivarsi sul territorio, realizzare qualcosa di nuovo che vada a compensare la perdita delle vite che noi ricordiamo. Melissa non è una vittima della mafia ma della violenza senza confini che deve farci paura comunque. Ritengo che anche in questo caso fare memoria, ricordare l'accaduto, richieda un impegno. Un impegno futuro per una memoria che, come per tutte le vittime, non può avere la scadenza di un anno.

di Redazione