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  • Pubblicata il: 04/02/2014 19:04:04

Licenziati 4 lavoratori, 3 sono sindacalisti. E il “Caso Condifesa” va dal Prefetto

Alle parole del Presidente, la replica dei sindacati

In ufficio non possono già mettere piede e i loro effetti personali li dovranno recuperare “solo in presenza di altri responsabili del consorzio”. È quanto accaduto a quattro lavoratori estromessi dal Consorzio di Difesa delle produzioni intensive di Foggia (Condifesa), l'ente che fa a capo alla Regione e che si occupa – con buoni risultati, a quanto pare – delle colture e delle aziende agricole di Capitanata, fornendo loro servizi, assicurazioni e rimedi vari in ambito agricolo. Stando però ai sindacati, si tratterebbe di licenziamenti non giustificati e anzi, a quanto si apprende, del tutto strumentali, visto che tre dei quattro lavoratori fanno parte della  Rsa, ossia la rappresentanza sindacale aziendale. Dal proprio canto, il Consorzio si appella ai ridimensionamenti economici regionali e ad altre questioni che, in queste ultime ore e con una nota congiunta, le tre sigle sindacali di Capitanata si sono impegnate a controbattere punto su punto. E intanto, attendono che si pronunci il Prefetto. 
 
STRUTTURA SOVRADIMENSIONATA O LAVORATORI SCOMODI?. Un “sacrificio necessario”, stando a quanto dichiarato dal presidente di Condifesa, Franco Schiavone, in una recente intervista pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno, parlando appunto della sopravvivenza stessa del Consorzio. Tuttavia, le tre principali sigle sindacali di Capitanata (Flai Cgil, Fai Cisl e Uil Tucs), in una nota congiunta diramata nelle ultime ore, hanno manifestato il loro disappunto, anzi contestando punto su punto le dichiarazioni di Schiavone. Due, in breve, i punti al centro della questione, prendendo in considerazione le parole del Presidente il quale, sempre nella medesima intervista, ha parlato di “struttura sovradimensionata” e con entrate drasticamente ridotte “da quando i trasferimenti dalla Regione si sono assottigliati”. L'ente, a dire di Schiavone, non riuscirebbe più ad “erogare” gli 800mila euro annui per pagare i suoi 13 dipendenti.
 
230 MILA EURO “SOLO” PER I DUE DIRIGENTI. “Il Consorzio di Difesa delle Produzioni Intensive di Foggia 'non eroga' 800mila euro, non è un’elargizione di denaro o un atto munifico, bensì retribuisce con circa 730mila euro il personale per le prestazioni lavorative, fornite in base al contratto di lavoro collettivo nazionale”. È il primo punto dibattuto nella nota dei sindacati, con tono più che conciliante. Oltre a ciò, fanno sapere Cgil, Cisl e Uil, 500 dei 730 mila (e non 800 ndr) sono destinati agli 11 impiegati (3 con livelli “quadro”), “mentre non conosciamo la somma necessaria per gli stipendi della Direzione (1 direttore pro-tempore e 1 vicedirettore), ma se la matematica non è un'opinione presumiamo che alla Direzione vengano erogati circa 230mila euro”. Insomma, una buona fetta suddivisa per due. Inoltre, al punto “c” della nota, sempre in merito alla dichiarazione di Schiavone circa la sovradimensionata realtà da lui diretta, si legge che “il reddito lordo, di una unità licenziata, è di 28mila euro annui che, tra l’altro, la Regione Puglia rimborsa al Consorzio di Difesa (dietro rendiconto), in quanto alcune postazione lavorative sono previste dalla Regione nell’ambito delle attività delegate al Consorzio, in qualità di 'ente strumentale', sin dal 1990”. 
 
LE CONSULENZE CHE NON TORNANO. Al punto “d” poi, prendendo in esame il bilancio consuntivo del 2010, “ultimo bilancio – come si legge sempre nella nota – in nostro possesso, a seguito di una infinità di richieste”, i sindacati pongono l'accento sulle eventuali spese (queste sì) erogate dal Consorzio non a beneficio dei suoi dipendenti, ma per attività di consulenza varie (le quali rivelerebbero, ad una lettura di superficie, la non difficoltà economica dell'ente): “circa 90mila euro in compensi di gettoni di presenza, circa 100mila euro per spese di consulenza nonché circa 15mila euro di spese di rappresentanza, che sommati ammontano a circa 200mila euro (l’equivalente di quasi 7 rapporti di lavoro impiegatizi)”.
 
LA RISPOSTA? QUATTRO LETTERE DI LICENZIAMENTO. Quanto al “sacrificio necessario” dei quattro lavoratori, allo scopo di salvare tutta la barca, le sigle sindacali non credono minimamente e anzi tengono a precisare che “il Consorzio di Difesa di Foggia ha conti bancari più che floridi, due sedi di proprietà (di cui una completamente ristrutturata 3 anni fa), grandi somme di morosità da riscuotere e può permettersi grandi spese per i componenti degli Organi Sociali elettivi”. Nella nota, infine, viene precisato che una riduzione delle spese è altresì ipotizzabile e che anzi, “le tre organizzazioni sindacali confederali chiesero alla Presidenza di analizzare insieme i costi di gestione, prima di considerare come genericamente necessaria la riduzione degli stipendi con un cambio di contratto o l’uso di un ammortizzatore sociale”. La Direzione però, ha risposto in modo diverso: “con 4 lettere di licenziamento, con effetto immediato”.
In ufficio non possono già mettere piede e i loro effetti personali li dovranno recuperare “solo in presenza di altri responsabili del consorzio”. È quanto accaduto a quattro lavoratori estromessi dal Consorzio di Difesa delle produzioni intensive di Foggia (Condifesa), l'ente che fa a capo alla Regione e che si occupa – con buoni risultati, a quanto pare – delle colture e delle aziende agricole di Capitanata, fornendo loro servizi, assicurazioni e rimedi vari in ambito agricolo. Stando però ai sindacati, si tratterebbe di licenziamenti non giustificati e anzi, a quanto si apprende, del tutto strumentali, visto che tre dei quattro lavoratori fanno parte della  Rsa, ossia la rappresentanza sindacale aziendale. Dal proprio canto, il Consorzio si appella ai ridimensionamenti economici regionali e ad altre questioni che, in queste ultime ore e con una nota congiunta, le tre sigle sindacali di Capitanata si sono impegnate a controbattere punto su punto. E intanto, attendono che si pronunci il Prefetto. 
STRUTTURA SOVRADIMENSIONATA O LAVORATORI SCOMODI?. Un “sacrificio necessario”, stando a quanto dichiarato dal presidente di Condifesa, Franco Schiavone, in una recente intervista pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno, parlando appunto della sopravvivenza stessa del Consorzio. Tuttavia, le tre principali sigle sindacali di Capitanata (Flai Cgil, Fai Cisl e Uil Tucs), in una nota congiunta diramata nelle ultime ore, hanno manifestato il loro disappunto, anzi contestando punto su punto le dichiarazioni di Schiavone. Due, in breve, i punti al centro della questione, prendendo in considerazione le parole del Presidente il quale, sempre nella medesima intervista, ha parlato di “struttura sovradimensionata” e con entrate drasticamente ridotte “da quando i trasferimenti dalla Regione si sono assottigliati”. L'ente, a dire di Schiavone, non riuscirebbe più ad “erogare” gli 800mila euro annui per pagare i suoi 13 dipendenti.
230 MILA EURO “SOLO” PER I DUE DIRIGENTI. “Il Consorzio di Difesa delle Produzioni Intensive di Foggia 'non eroga' 800mila euro, non è un’elargizione di denaro o un atto munifico, bensì retribuisce con circa 730mila euro il personale per le prestazioni lavorative, fornite in base al contratto di lavoro collettivo nazionale”. È il primo punto dibattuto nella nota dei sindacati, con tono più che conciliante. Oltre a ciò, fanno sapere Cgil, Cisl e Uil, 500 dei 730 mila (e non 800 ndr) sono destinati agli 11 impiegati (3 con livelli “quadro”), “mentre non conosciamo la somma necessaria per gli stipendi della Direzione (1 direttore pro-tempore e 1 vicedirettore), ma se la matematica non è un'opinione presumiamo che alla Direzione vengano erogati circa 230mila euro”. Insomma, una buona fetta suddivisa per due. Inoltre, al punto “c” della nota, sempre in merito alla dichiarazione di Schiavone circa la sovradimensionata realtà da lui diretta, si legge che “il reddito lordo, di una unità licenziata, è di 28mila euro annui che, tra l’altro, la Regione Puglia rimborsa al Consorzio di Difesa (dietro rendiconto)”.
LE CONSULENZE CHE NON TORNANO. Al punto “d” poi, prendendo in esame il bilancio consuntivo del 2010, “ultimo bilancio – come si legge sempre nella nota – in nostro possesso, a seguito di una infinità di richieste”, i sindacati pongono l'accento sulle eventuali spese (queste sì) erogate dal Consorzio non a beneficio dei suoi dipendenti, ma per attività di consulenza varie (le quali rivelerebbero, ad una lettura di superficie, una situazione economica dell'ente tutt'altro che difficoltosa): “circa 90mila euro in compensi di gettoni di presenza, circa 100mila euro per spese di consulenza nonché circa 15mila euro di spese di rappresentanza, che sommati ammontano a circa 200mila euro (l’equivalente di quasi 7 rapporti di lavoro impiegatizi)”.
LA RISPOSTA? QUATTRO LETTERE DI LICENZIAMENTO. Quanto al “sacrificio necessario” dei quattro lavoratori, allo scopo di salvare tutta la barca, le sigle sindacali non credono minimamente e anzi tengono a precisare che “il Consorzio di Difesa di Foggia ha conti bancari più che floridi, due sedi di proprietà (di cui una completamente ristrutturata 3 anni fa), grandi somme di morosità da riscuotere e può permettersi grandi spese per i componenti degli Organi Sociali elettivi”. Nella nota, infine, viene precisato che una riduzione delle spese è altresì ipotizzabile e che anzi, “le tre organizzazioni sindacali confederali chiesero alla Presidenza di analizzare insieme i costi di gestione, prima di considerare come genericamente necessaria la riduzione degli stipendi con un cambio di contratto o l’uso di un ammortizzatore sociale”. La Direzione però, ha risposto in modo diverso: “con 4 lettere di licenziamento, con effetto immediato”.

di Redazione