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  • Pubblicata il: 10/09/2019 13:48:23

Caporalato, il procuratore Vaccaro: “Le ruspe non bastano. Ecco come combatterlo”

L'intervento nel corso dell'incontro organizzato da Libera e Comunità Emmaus

Nel corso dell'incontro, organizzato da Libera Foggia e dalla Comunità Emmaus lo scorso 8 settembre per ricordare il 20esimo anniversario della morte di Hyso Telheraj, il bracciante albanese ucciso a Cerignola per essersi ribellato al suo caporale, il procuratore capo Ludovico Vaccaro ha tracciato il campo d'azione che, secondo il suo parere, deve essere intrapreso da tutti gli organi preposti per riuscire a sconfiggere il caporalato. Nell'occasione ha anche voluto spiegare i motivi alla base dei diversi interventi di sgombero parziale avvenuti presso il ghetto della cosiddetta “Pista”.

IL CIRCOLO VIZIOSO DELLA GDO. “Il miglior modo di commemorare la memoria di Hiso è quello di contrastare e sconfiggere il caporalato” ha commentato Vaccaro “Il fenomeno delle aste al ribasso nella Grande Distribuzione Organizzata è una delle maggiori cause dello sfruttamento nella filiera del pomodoro. Le grosse catene, contando sulla possibilità di acquistare grossi quantitativi di merce, nelle contrattazioni determinano una corsa verso il basso dei prezzi di acquisto. A questo punto i produttori e i contadini per abbassare i costi, scaricano il peso sui lavoratori. È questo il circolo vizioso da interrompere”.

I GHETTI E GLI SGOMBERI. Sulle recenti operazione di sgombero il procuratore capo ha chiarito: “Se abbiamo i ghetti, come la Pista, il Gran Ghetto, Tre Titoli, allora le persone che vivono in condizioni disumane sono costrette ad accettare accordi di lavoro che normalmente non sarebbero mai accolti. È per questo che bisogna eliminarli. Da questa considerazione è nata l'operazione Law and Humanity perchè, da un lato l'esigenza di legalità va sempre perseguita: nei ghetti ci sono reati come lo sfruttamento della prostituzione e lo smercio di droga così come c'è il controllo della criminalità soprattutto estera. Dall'altra va salvaguardata la dignità della persona. Gli interventi, dunque, sono sempre stati parziali, colpendo li edifici dove si consumavano reati e riguardando le abitazioni solo quando si era certi che per le persone che vi vivevano ci fossero sistemazioni alternative”.

LA SOLUZIONE. Come fare allora? “Le persone non vogliono spostarsi dalla Pista perché il ghetto garantisce loro il lavoro” ha rivelato Vaccaro. “A questo punto occorre che gli organi preposti assicurino necessariamente condizioni abitative migliori, strumenti di incontro tra domanda e offerta di lavoro ma soprattutto il trasporto dei braccianti sul luogo di lavoro. Solo se viene tolta questa necessità stringente si riesce a spezzare la catena che porta al caporalato”

di Michele Gramazio