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  • Pubblicata il: 14/02/2018 16:23:42

MACCHEMUSICA/ Vi raccontiamo i Rocky Horror F.S. e il loro sound… "da paura"

Nona puntata per la rubrica di Foggia Città Aperta, a cura di Simona Auciello e Alessandro Cavotta, per scoprire giovani talenti e conoscere artisti. 
 
LA BAND. Il progetto ROCKY HORROR nasce a Foggia nel dicembre 2002, ma lavora attivamente dalla Primavera 2005. Girano l’Italia, varcando anche i confini nazionali, prima con il Pugni al vento tour, poi con il Diritto in faccia tour, a cui segue il Non c’è tempo tour (durante il quale nasce il side project Rocky Horror fuckin' shit & Dj Blast), e ancora lo Sciogli il tempo tour calcando palchi prestigiosi, partecipando ad eventi con grandi nomi in cartellone e dividendo il palco con volti noti della scena “alternativa” e non italiana ed estera. Dal ’14 la band è anche in tour con il side project Pino Scotto & Rocky Horror, che li vede in un’unica line-up insieme al noto rocker italiano ed accompagnati da Luca Raio alla chitarra e dall’ormai immancabile Dj Blast, con alcune incursioni, a sorpresa e non, di special guests. “Siamo noi”, questo è il titolo del nuovo singolo e video dei Rocky Horror, realizzato in collaborazione con Idea Tattoo e con una protagonista d'eccezione: Kelly Rey, playmate italiana di Playboy. Il brano, che vanta le collaborazioni di Esa (OTR / Gente Guasta) ed Ettore Carloni (RHumornero), fa da apripista a “Una salto nel buio” (Irma Records / Self Distribuzione), il terzo album di studio della band, ricco di grandi partecipazioni. L’attuale formazione è costituita da Giovanni Placido alla voce, Antonio Racioppa alla chitarra, Francesco Rinaldi (ex Necrotorture, in studio con Paul Chain – ex Death SS, ecc.) al basso e Francesco Petrillo alla batteria.    

L’INTERVISTA. Di solito si dice che il rimedio ad ogni male è proprio il tempo, non siete d'accordo? La domanda si riferisce al titolo dell’album “Sciogli il tempo” di cui il primo brano si intitola “Non c'è tempo”. È una lotta contro quest'ultimo?  
Il tempo può essere galantuomo, ma è anche tiranno. Il suo incessante scorrere ti ricorda che devi impegnarti e combattere se vuoi ritagliarti un tuo angolino, in qualunque campo, oppure non ne avrai più l’occasione.
 
Quanto ha influito la presenza di Pino Scotto nelle vostre collaborazioni per quanto riguarda la notorietà e la visibilità. Erano queste le vostre aspettative? 
“Lo spazio che ti spetta”, il singolo e videoclip con Pino che ha anticipato l’ultimo full lenght dei Rocky Horror “Sciogli il tempo” (Protosound Records / Edel), è stato di sicuro un punto di svolta per la nostra carriera, ma è comunque arrivato dopo oltre un decennio di gavetta. Lui è un vecchio amico di Francesco, il nostro bassista, ma è anche conosciuto per essere un tipo che non fa sconti. Gli è piaciuto il nostro sound, si è innamorato della band ed ha deciso di sposarla.
 
Parliamo delle figure femminili dei vostri video: una combattente che fa a pugni correndo in "Non c'è tempo". La bellissima playmate di Playboy Kelly Rey in "Siamo noi". Sono ragazze sensuali e indipendenti, fuori dagli schemi. Raccontateci queste scelte
Sono entrambi pezzi che parlano di modi di affrontare/vivere la vita: nel primo caso la lotta contro il tempo e se stessi per emergere, nel secondo l’indipendenza nel fare le proprie scelte. Avremmo potuto tranquillamente scegliere un ragazzo come protagonista, ma abbiamo preferito delle figure  femminili perché nel terzo millennio non ci sembra possibile che esistano ancora certe discriminazioni.
 
Avete da poco compiuto 15 anni, se doveste fare un resoconto di questi anni insieme, come li descrivereste? Vi sentite cambiati rispetto agli esordi?  
È indubbiamente cambiato il nostro approccio alle cose, questo immagino perché siamo cresciuti e abbiamo un po’ più di esperienza. La passione invece è rimasta quella degli esordi. Oggi come ieri viviamo, pensiamo e parliamo quasi esclusivamente di musica e del nostro Rock. E come direbbe Esa (OTR / Gente Guasta), che assieme ad Ettore Carloni (RHumornero) ha partecipato a questo nostro nuovo singolo “Siamo noi”, “Né rimpianti, né rimorsi… ”.
IL PROGETTO.  

IL SITO. Come mai avete scelto la galassia come copertina sui social e sul vostro sito web (http://www.rhfs.it/), c'è qualche significato che dovremmo cogliere? 
È un’anticipazione di quello che sarà l’artwork di “Un salto nel buio” (Irma Records / Self Distribuzione), il nostro nuovo disco che uscirà nei prossimi mesi e nel quale ci saranno tanti ospiti, anche più che nel precedente (tra cui molti foggiani, ndr): Lord Madness, membri delle band di Alboroise, Brunori Sas e Piotta, e poi componenti di Lacuna Coil, Meganoidi, Death SS, Strana Officina, Cadaveria, Opera IX / White Skull, Terroni Uniti, Bisca, Fratelli di Soledad, The Hormonauts, Blastema, Chop Chop Band, e tanti altri ancora.
 
Il progetto no profit a cui avete partecipato con Scotto e altri artisti #rainbowprojects, è stato diverso dai soliti progetti musicali, cosa avviene quando si collabora con gente che condivide la stessa passione per un fine sociale comune?  
All’epoca noi eravamo in tour, come lo siamo tuttora, col side project Pino Scotto & Rocky Horror oltre che da soli, decidemmo quindi di registrare un singolo/video per fissare quel momento storico, da li partì l’idea di coinvolgere un po’ di amici e colleghi (Omar Pedrini, ecc.) per fare del bene: nacque così “Via di qua”. È stata una bellissima esperienza. Unica. Una comunione d’intenti che ci ha riempito e ci riempie ancora il cuore d’orgoglio, in quanto il canale benefico resta sempre aperto e chiunque voglia, potrà acquistare la canzone anche in futuro sulle maggiori piattaforme digitali e contribuire.
 
Cercando su YouTube il video “Siamo noi” abbiamo notato un solo pollice in giù di disapprovazione. Collegandoci al vostro brano “Haters”, vi chiediamo: avete un messaggio per quell' Hater?
“Haters”, il pezzo a cui fai riferimento, contenuto nel nostro primo l.p. “Dritto in faccia”, è datato 2006, diciamo quindi che la figura a cui fa riferimento non è proprio il cosiddetto “leone da tastiera” dei nostri giorni. Comunque è noto che non si può piacere a tutti, è una cosa che abbiamo capito sulla nostra pelle.
 
Ne “Lo spazio che ti spetta”, il video mostra un uomo in apnea sulla terra, arranca una sopravvivenza fatta di boccate d'acqua perché la sua natura è liquida. Ha colpito molto la sceneggiatura e il messaggio fortissimo che esprime. 
Innanzitutto mi fa piacere che ti abbia tanto colpito, tra l’altro il regista è Marcello Saurino, un foggiano come noi. Comunque hai colto perfettamente il senso del tutto: bisogna vivere a pieno trovando il proprio posto nel mondo, e non sopravvivere stando dove gli altri vogliono che stiamo!
(Simona Auciello e Alessandro Cavotta)

di Redazione