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  • Pubblicata il: 16/04/2019 11:05:45

MACCHEMUSICA/"Come un cane al guinzaglio": i giovanissimi Stain e la potenza del loro primo Lp, "Zeus"

La rubrica curata da Simona Auciello e Alessandro Cavotta

Sono gli Stain i protagonisti del nuovo appuntamento con la rubrica di Foggia Città Aperta, ‘MACCHEMUSICA’. Una sezione a cura di Simona Auciello e Alessandro Cavotta, nata con l’obiettivo di scoprire giovani talenti e conoscere artisti e nuove proposte nel panorama musicale. 

LA BAND. In uscita il 5 ottobre 2018, Zeus il disco d’esordio degli Stain realizzato con il contributo di “Puglia Sounds Record 2018”. La rock band composta da 4 ragazzi di Capurso (Bari) di circa vent’anni, che hanno deciso insieme di creare qualcosa di nuovo e autentico. Francesco Lagioia (voce), Michele Tangorra (chitarra), Dario Ladisa (basso), N.I.C.H.O. (batteria, backing vocals). Nel primo anno di attività, gli Stain vincono due concorsi regionali e vengono premiati come “Best Original Band” e “Premio della critica” nell’ambito del contest nazionale “Tour Music Fest” (presieduto da Mogol). Questo ha permesso loro di organizzare un tour nazionale che è partito ad ottobre. Hanno aperto il concerto dell’headliner del Medimex 2019 Brian Ferry lo scorso 13 aprile a Foggia. 
Com’è nata la scelta del nome della band il cui significato tradotto vuol dire macchia, e come mai la scelta della lingua inglese per comunicare attraverso i vostri brani? 
Diciamo che scegliere il nome in inglese, ma soprattutto cantare in inglese, è stata l’attitudine che abbiamo da sempre. Abbiamo venti anni, ci conosciamo e suoniamo insieme da quando ne avevamo tredici. Il nostro percorso è cominciato con le cover di brani soprattutto anglofoni, e ci siamo così abituati all’ascolto e alla riproduzione dei brani in questo stile, tanto da ritrovarci a nostro agio anche quando in un secondo momento abbiamo intrapreso il discorso scrittura, ci risultava più naturale farlo, tutto qua. Per quanto riguarda il nome della band e quindi la scelta di Stain come nome, abbiamo fatto una sorta di discorso sull’identità ancora non ben definita, probabilmente da attribuire alla nostra giovane età, quindi la macchia come il segno di qualcosa che rimane in chi ci ascolta. 
Una grande macchia è stata lasciata e prende il nome di Zeus, il vostro disco d’esordio che è anche il nome di un cane al guinzaglio che appare anche in copertina. Dalle interviste voi stessi asserite che questo disco è il risultato di uno stato d’animo condiviso, qualcosa che nasce da una sorta di insoddisfazione. E allora la domanda è: "Di cosa siete scontenti? Cosa cambiereste della vostra realtà?"
Lo stato d’animo di insoddisfazione che raccontiamo nell’album è legato al concetto del vivere da adolescenti e che in qualche modo ci lega al cane. Zeus è il nome del cane che vediamo ogni volta che andiamo a fare le prove musicali al box. Non è un randagio, supponiamo sia il cane del padrone dei box. Abbiamo vissuto gli ultimi cinque anni della nostra vita vedendolo lì a passeggiare in quei cinque metri che lo rendono libero di gironzolare, attaccato al guinzaglio, anzi a una catena. Facendo considerazioni sul suo stato, lo abbiamo un po’ paragonato al nostro concetto di malessere. La monotonia di un cane legato, che ci rimembra le nostre giornate a volte uguali, ripetitive e banali, ed è questo che ci accomuna a Zeus. Non abbiamo una catena ma è come se ce l’avessimo. Partendo da questa visione del mondo, vorremmo rompere le catene e s-catenare il nostro canto per ribaltare la realtà delle cose. 
C’è uno scatto che rappresenta la band in cui apparite con i volti mossi, come se fosse stata scattata mentre scuotevate il capo. Che scelta c’è dietro questa foto? 
La scelta è fondamentalmente di creare hype non mostrando l’identità dei nostri volti, anche se inizialmente Daniele Notaristefano (artista e fotografo barese, vincitore nel 2015 dell’International Photography Award a Los Angeles) non ci aveva detto quale fosse la sua idea. E’ stato tutto molto spontaneo poi ne è uscita questa foto che abbiamo apprezzato in tantissimi e che ha avuto tanto successo. 
Seize the day ha 24.803 ascolti su Spotify, voi dite che è un’esortazione a pensare che ci sia sempre una possibilità, come è venuto fuori questo brano? E in merito agli attimi perduti cosa ne pensate della famosa espressione carpe diem? 
Diciamo che inizialmente doveva essere uno dei 4 brani scelti per l’Ep poi però abbiamo deciso di lavorarci ancora e tirar su altri brani. Il disco è uscito in un periodo in cui non stavamo ottenendo quello che volevamo però continuavamo a provarci tenendo duro, non mollando dandoci ancora un’altra possibilità. Più che al carpe diem, noi crediamo nel fatto che non ci sia solamente “un attimo”, anzi se lo hai perso, può capitare che ne avrai un secondo o un terzo. Il succo è non arrendersi e aspettare l’altra possibilità, perché può arrivare da un momento all’altro. Il video è stato realizzato dal regista Pierpaolo Pepe, lui ebbe quest’idea partendo da Vampiro il quadro di Edward Munch che appare nel video, il significato gira intorno al quadro, la giovane donna che riappare come fosse una sorta di trauma adolescenziale irrisolto e che ritorna in età adulta. 
Vincitori del Tour Music Fest, siete in tour da ottobre, qualche giorno fa avete aperto il concerto di Brian Ferry in occasione del Medimex a Foggia, raccontateci questa esperienza. 
E’ stato il primo festival a cui abbiamo partecipato di queste dimensioni, abbiamo avuto a che fare con dei professionisti del settore, è stato un onore per noi. Ci siamo trovati a nostro agio più del previsto, è stata un’esperienza meravigliosa, anche la performance è andata piuttosto bene sempre grazie alla grande macchina fatta di persone che ci lavorava dietro, dei professionisti che ringraziamo e che ci hanno fatto sentire bene, la situazione era perfetta e quindi nonostante la forte tensione e l’ansia, il nostro live adrenalinico è arrivato a chi ci seguiva e a sei mesi dal primo disco è una grandissima soddisfazione per noi e per chi ci sostiene. 
Cosa faranno nei prossimi mesi gli Stain? 
Ci piacerebbe suonare in alcuni festival come ad esempio il Color Fest in Calabria o il Giovinazzo Rock festival, per ora abbiamo raggiunto una buona posizione in un contest che ci piacerebbe vincere, parliamo dell’Isle of Wight Festival New Blood Competition.
Ad oggi abbiamo superato i 1500 voti e ci piacerebbe poter vivere quell’esperienza, quindi il nostro invito è: 'Votateci'.
(
Simona Auciello e Alessandro Cavotta)

di Redazione