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  • Pubblicata il: 12/01/2018 15:44:14

MACCHEMUSICA/ Good Moaning, non un semplice 'Buongiorno'

 La rubrica firmata Auciello - Cavotta

Sesta puntata per la rubrica di Foggia città Aperta, “MACCHEMUSICA”, a cura di Alessandro Cavotta e Simona Auciello per scoprire giovani talenti e conoscere artisti. 

LA BAND. Il giovanissimo trio di origini baresi - Goog Moaning - formato da Edoardo Partipilo, 22 anni (voce, chitarra acustica), Lorenzo Gentile, 21 anni (chitarra elettrica, basso), Davide Fumai, 24 anni (tastiera, batteria). Con la semplice voglia di fare musica e di lavorare sodo, in soli due anni, si sono fatti strada nel panorama musicale pugliese e non solo, facendosi conoscere dal pubblico che li ha subito apprezzati. Oltre alle innumerevoli serate nella provincia barese, hanno partecipato alla IV Edizione di Scosse dal Sottosuolo a settembre 2017 condividendo il palco con Giorgio Poi e AINE’. Hanno aperto i concerti di Johanna Amelie, Casematte, Weird Black, Persian Pelican. Stanno lavorando al loro prossimo disco che presto uscirà per esplodere sui palchi dello stivale. 

L’ INTERVISTA. Come sono nati i Good Moaning e perché vi chiamate così? 
Edoardo: “Siamo tutti della provincia di Bari. Ci siamo conosciuti per caso, con Davide è stato merito della passione per la musica che ci accomunava. Invece con Lorenzo è stato differente, noi eravamo compagni di chitarra alle scuole medie poi ci siamo persi e un giorno in treno mentre ci dirigevamo verso l’Università c’è stato questo incontro casuale in cui gli ho parlato del progetto che io e Davide avevamo in mente, così ha deciso di aggiungersi e da quel gennaio 2016 non ci siamo più separati. Il nome della band è un gioco di parole: il Good Moaning che può essere un buongiorno inglese ma anche buon lamento che è il significato letterale della parola moaning e che rispecchia abbastanza sia quello che facciamo musicalmente ma anche il tipo di persone che siamo”. 
Il vostro EP “Hello, parasites” uscito nel luglio 2016 è un flusso di coscienza riprodotto attraverso la musica. Come avete realizzato questo lavoro? 
Questo Ep si compone di momenti e immagini della mente. Capita di non trovarsi a proprio agio in certe situazioni con determinate persone, da quest’idea di non trovarsi sempre a proprio agio nascono le nostre canzoni, sono come valvole di sfogo.La composizione e la realizzazione di questo Ep è stato un processo piuttosto naturale. L’unico pensiero da quando siamo nati come gruppo, è stato lavorarci su. Non ci sono grandi temi o grandi concetti intorno alle nostre canzoni, non è un concept album. Semplicemente in “Hello, parasites” abbiamo cercato di esprimere certi tipi di sensazioni che in parole non siamo capaci di articolare o forse nemmeno ci proviamo a farlo, il segreto probabilmente è stato fare quello che ci piaceva fare, con semplicità. Certamente abbiamo fatto prove su prove, abbiamo lavorato parecchio, ci siamo dati da fare, ma ci riteniamo soddisfatti di quello che ne è venuto fuori. 
State scrivendo un nuovo album, il vostro primo disco ufficiale. Potete anticiparci qualche news a riguardo? 
Sì, è ufficialmente il primo disco, sta portando via un po’ più di tempo rispetto all’EP. Ci stiamo lavorando da qualche mese ma siamo quasi in dirittura d’arrivo. Non abbiamo finito di scriverlo, e in realtà non abbiamo programmi precisi su cosa ne sarà dell’album e di noi, ci piacerebbe evolverci disco dopo disco. Alla fine riteniamo che rinnovarsi ogni volta è una cosa che chi fa musica, o arte in generale dovrebbe necessariamente fare. Stiamo finendo di registrarlo, possiamo dire che non suona esattamente come il primo EP. Si va avanti, e durante il processo di avanzamento, le esperienze che ci coinvolgono si riflettono nelle novità che proponiamo. Senza imporci limiti o regole, prendiamo le cose che vengono con la spontaneità che caratterizza la bellezza dell’arte. 

IL VIDEO. Cercandovi su Youtube ci siamo imbattuti in una vostra cover di Moonchild dei King Crimson. Nonostante non vi siano videoclip con i vostri brani presenti in rete (ad eccezione di Dawn), questo sembra girato ad hoc per attrarre gli ascoltatori e trascinarli in una location molto particolare. Raccontateci questa scelta musicale e scenografica. 
Abbiamo registrato l’EP e girato solo il video di Dawn, con la consapevolezza che i video sono altrettanto importanti, ormai, nella scena musicale. Diciamo che abbiamo concentrato le forze nell’esibirci live sui palchi, piuttosto che girare videoclip. Il video di Moonchild è stata la prima cosa che abbiamo fatto appena conosciuti, è stato girato, infatti, nel gennaio 2017, il mese in cui ci siamo conosciuti…ancora prima della creazione dell’Ep. Non siamo una cover, né vogliamo diventarlo. Anche se scriviamo inediti, ogni tanto è bello suonare pezzi di altre persone, soprattutto artisti che amiamo come i King Crimson, così abbiamo deciso di suonarla, semplicemente perché ci andava. La location non è casuale. Si può dire che ha influito anche sull’andamento del nostro percorso musicale. Le prime prove sono state fatte proprio lì, a casa di Davide. Una casa che si affaccia sul mare, senza riscaldamento, molto fredda, umida. Abbiamo deciso di lanciare in rete la prima uscita musicale con il video girato proprio in quella casa, e di lì a poco avremmo scritto e registrato, sempre tra quelle mura, il nostro album. Non è una casa è il nostro Quartier Generale. 
Nonostante siate una band formata pochi anni e la vostra giovane età, se vi chiedessi di scegliere un’esperienza musicale, tra quelle fatte, che più vi è piaciuta, quale scegliereste? Abbiamo partecipato al Zoe MicroFestival a Pesaro nel luglio 2016, che ha ospitato oltre 450 fra musicisti, ballerini, performer e artisti figurativi, tre palchi nella più ampia gamma di generi, dall’alternative e punk rock al jazz e al cantautorato, dall’electropop alle danze e musiche africane. Abbiamo accettato questa proposta con molto entusiasmo. Una volta riempito un intero vagone del treno di strumenti musicali, siamo partiti per questa emozionante avventura. E’ stata una magnifica esperienza, è sempre molto affascinante confrontarsi con realtà sconosciute, sono sempre un ottimo modo per aprire orizzonti ignorati e per crescere, sia come persone che come artisti.

di Redazione