Operazione Neve di Marzo, condanne a quasi 200 anni di carcere per la mafia viestana
Oggi nell’aula bunker di Bitonto, il Tribunale di Bari, in primo grado, ha sentenziato la
condanna – a vario titolo - di 22 imputati, molti dei quali arrestati, nel mese di Ottobre del 2019, dai
Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia a seguito della maxi operazione convenzionalmente
denominata “Neve di Marzo”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Sono state
comminate pene detentive per complessivi quasi 200 anni, che hanno colpito “capi” e “gregari” facenti parti
di gruppi criminali operanti nel territorio della città di Vieste e non solo.
LE CONDANNE. Tra i condannati figura
Marco Raduano, con una pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione, Liberantonio Azzarone, con una pena
di anni 5 e mesi 4 di reclusione, Marco Langi, con una pena di anni 10 e mesi 4 di reclusione, Orazio Lucio Coda con una pena di 18 anni di reclusione, Davide Carpano con una pena di 12 anni di
reclusione. Condannati anche, ma con un importante sconto di pena, i due collaboratori di giustizia Danilo Pietro Della Malva, con una pena di 8 anni di reclusione, e Giovanni Surano, con una pena, invece, di
anni 5 e mesi 4 di reclusione, il cui prezioso apporto probatorio ha ulteriormente sostenuto le accuse
dell’Autorità Giudiziaria barese.
L'ALTRA SENTENZA. Marco Raduano e Liberantonio Azzarone, nel giugno del 2020, per la prima
tranche d‘indagine, derivante in particolare dai fermi del PM emessi nell’agosto del 2018 dalla DDA di Bari
ed eseguiti sempre dai militari del Nucleo Investigativo di Foggia, giudicata appunto a parte, erano stati già
condannati rispettivamente a 19 anni e 18 anni e 10 mesi di reclusione. Insieme a loro, erano stati già
condannati Gianluigi Troiano e Luigi Troiano, il primo a 9 anni e 2 mesi, il secondo, invece, a 3 anni e
4 mesi.
L'INDAGINE. Si era trattata di un’indagine complessa ed articolata che aveva di fatto consentito di disarticolare un
“sistema criminale” radicatosi nell’area del Gargano. Contestata in particolare l’associazione a delinquere
dedita al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal c.d. “metodo mafioso” e dall’uso di armi. Durante le
indagini, iniziate nell’estate 2017, diversi erano stati gli arresti operati dagli investigatori dell’Arma, come
anche gli importanti recuperi di stupefacente (cocaina, marijuana e hashish) e di armi, anche da guerra, il
tutto sotto la direzione ed il coordinamento della DDA di Bari. Il contesto criminale sul quale si era
investigato aveva permesso in particolare di ricostruire i nuovi “scenari criminali” che si erano delineati nella
città di Vieste per il controllo del traffico di sostanze stupefacenti e non solo, con la contrapposizione di
fatto di due fazioni antagoniste. Una sorta di assestamento di ruoli e gerarchie dopo l’arresto di Marco Raduano ed in precedenza di altri suoi affiliati, che aveva infatti lasciato uno “spazio vuoto” nei traffici illeciti
garganici conteso tra clan avversari.