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  • Pubblicata il: 12/01/2015 13:31:04

Noi c'eravamo: ecco cos'è successo allo stadio di Martina Franca...

Cronaca di un pomeriggio da dimenticare

E meno male che la trasferta era vietata ai tifosi rossoneri. Settore ospiti chiuso, per evitare scontri. Martina - Foggia doveva essere un derby “sicuro”. Doveva… Perché quello che è successo ieri in tribuna dimostra che non sono i famigerati “ultrà” il male del calcio. Ma cos’è accaduto? La versione della società del Foggia è ormai nota (GUARDA IL VIDEO). Noi di Foggia Città Aperta c’eravamo. E senza fare drammi o prenderci meriti che non abbiamo (non è il caso di parlare di libertà di stampa per queste cose, soprattutto in questa settimana), vi raccontiamo cos’è successo. O meglio, cosa abbiamo visto dalla nostra postazione in tribuna.

IL "MANI" IN AREA. La goccia che fa traboccare un vaso già inspiegabilmente colmo di tensione è, nella ripresa, un episodio dubbio in area di rigore del Foggia. Un mani ‘sospetto’ che agita la tifoseria locale. Le proteste dei sostenitori in tribuna si trasformano in una caccia all’uomo: destinatario ungiornalista foggiano seduto in una parte di tribuna in cui avevano preso posto anche altri tesserati e accreditati del Foggia, su cui si concentrano la rabbia (e gli insulti) di diversi tifosi locali. Attimi di tensione a cui fa seguito l’arrivo degli steward che, vista l’animosità, invitano il giornalista ad abbandonare il proprio posto per evitare ulteriori tensioni. E qualche buontempone gli tira anche i capelli. Sembra tutto finito, invece ogni azione pericolosa del Foggia e ogni fischio arbitrale contro i locali (anche il più giusto) diventa il pretesto per alimentare la tensione. Ne fanno le spese prima l’addetto stampa del Foggia, Lino Zingarelli, inconcepibilmente aggredito verbalmente da un paio di sostenitori locali (decisivo anche in questo caso l’intervento degli steward) e poi l’intera dirigenza del Foggia, bersagliata da minacce e insulti. I dirigenti del Martina si “adeguano alla situazione” e al posto di rasserenare gli animi e calmare i facinorosi biancazzurri, costringono gli steward ad allontanare i dirigenti, portati poi “nel pollaio”, come l’ha ribattezzato Giuseppe Lo Campo, a vedere gli ultimi minuti di partita.

IL RICATTO. Termina l’incontro. Il Martina vince, ma il successo non basta. Restiamo qualche minuto in postazione su invito dello speaker dello stadio, che si mette a disposizione per “farci scudo” nel caso di ulteriori tensioni. Riteniamo, visto anche l’esito della partita., che non ce ne sia bisogno. Ci sbagliamo. La tensione è ancora altissima e qui c’entra solo ed esclusivamente l’ambiente martinese. Giunti nei pressi degli spogliatoi, infatti, vediamo un accalorato signore – il direttore generale del Martina, Petrosino – che continua a urlare: “Non oggi, non oggi. Neanche quando vinciamo, non dovevate farci questo ricatto”. E urla, mentre abbandona l’impianto sportivo, facendoci ritorno solo qualche secondo più tardi, trattenuto a stento da altri dirigenti, uno dei quali replica: “Nessun ricatto, io ti sto solo riportando un malcontento della squadra”. Di quale "ricatto" si tratti, il più smaliziato dei lettori potrà farsene un'idea...

IL CELLULARE. Sempre nei pressi degli spogliatoi e a due passi dalla sala stampa, attendiamo l’arrivo dei protagonisti della gara da intervistare. Ma nel frattempo, in quanto foggiani, veniamo comunque inseriti nel calderone degli insulti fino a quando la consorte di un rappresentante della società rossonera, viene aggredita verbalmente da un dirigente martinese, per il semplice fatto di avere il cellulare tra le mani e (potenzialmente) immortalare quanto stava accadendo. #facebook#

BISOGNA SAPER VINCERE... A questo punto la situazione rischia nuovamente di degenerare e, dopo aver preso le difese di alcuni tesserati rossoneri, anche noi veniamo minacciati, insultati e spintonati. La società opta per una repentina conferenza stampa (e le conseguenti denunce), mentre proseguono le provocazioni dei martinesi. Su invito degli steward abbandoniamo poi lo stadio da una uscita che ci risparmia “l’incontro” con altri dirigenti e sostenitori martinesi. Ce ne andiamo con una convinzione: “bisogna saper perdere” come recitavano un po’ di tifosi biancazzurri. Ma è ancor più difficile – come replicato a quelle invettive – saper vincere. A Martina, evidentemente, ieri non lo hanno saputo fare.

di Redazione