NUOVE INDICAZIONI. L’appuntamento, denominato “Luci e ombre dei materiali delle nuove Indicazioni Nazionali 2025”, si è rivelato un confronto vivo, autentico, denso di spunti e interventi di grande sostanza: rappresentanti del mondo della cultura, della scuola, dell'Università e dell'associazionismo hanno condiviso analisi, esperienze, sensazioni. Al centro, il dibattito sulle Nuove Indicazioni Nazionali su ciò che esse raccontano della scuola che si vorrebbe costruire e, soprattutto, sui rischi di vederla ridimensionata come spazio di libertà, di confronto, di formazione critica. Fulcro dell’incontro è stato lo spazio di riflessione e dialogo con Paolo Saggese, Patrizia Granato e Rosa Anna Palumbo per la presentazione del volume La scuola non si fermi all’Occidente (Edizioni Conoscenza).
APPARATO IDEOLOGICO. Tanti gli interventi che si sono succeduti e i nodi affrontati. Il segretario provinciale della FLC, Giuseppe Ciuffreda ha sottolineato “l’intento del Governo di mutuare il concetto di ‘egemonia gramsciana’” declinandolo con il “tentativo di ripristinare un intero apparato ideologico attraverso le linee guida sulla Scuola: si torna a parlare di autorità, al posto dell’autorevolezza, di “superiorità” dell’Occidente, di programmi scolastici radicalmente differenziati, confinando la formazione critica ad una scuola pensata per le èlite, e riducendo a meri contenuti tecnici l’altra diretta alle masse”. Il rischio, sottolineato anche da Gregorio Carmone del sindacato studentesco UDU-LINK e da Tonino Soldo del Circolo Gaia Legambiente di Foggia, è quello di una scuola “al servizio del potere, dove il dialogo, il confronto e lo sviluppo del pensiero critico sono di fatto sviliti, scoraggiati e osteggiati”.
PERICOLO PER LA SCUOLA. Il dirigente scolastico Paolo Saggese, coordinatore insieme a Patrizia Granato e Rosa Anna Palumbo del gruppo di lavoro che ha redatto il testo di analisi critica sulle Nuove Indicazioni Nazionali, ha sottolineato che, “in un clima come quello attuale, scrivere delle Indicazioni Nazionali emanate dal Ministero rappresenta un atto di coraggio e di amore per la Scuola.” I relatori sottolineano “il pericolo per la scuola e l’istruzione, perché esse rappresentano una negazione per la Democrazia”. “Il tentativo di ripristinare la ‘Pedagogia del Modello’, -continua Saggese – rappresenta un passo indietro enorme e pericoloso”.
IL MODELLO FASCISTA DELL’ITALIANO. “Questa concezione pedagogica, superata solo con le linee guida del 1985, ha a lungo governato le politiche e i programmi scolastici nell’Italia del primo Novecento, fondati sull’identificazione di un modello cui uniformare i discenti e i cittadini: dal modello pedagogico dell’ ‘Italiano patriota’ basato sulla retorica risorgimentale, a quello fascista dell’italiano ‘guerriero’, e ancora, nel secondo dopoguerra, quello dello spiritualismo cristiano e successivamente del modello democristiano.
UN MODELLO CHE NON ESISTE PIU’. Oggi dalle Indicazioni Nazionali vengono proposti archetipi pedagogici obsoleti e passatisti, che identificano una scuola non più di tutti, non più tesa al confronto e alla sintesi delle diverse culture, ma quella di una piccola parte del Paese, peraltro oltremodo idealizzata”. In altre parola, conclude Saggese, “si pretende di individuare un modello di cittadino italiano che non esiste più, semmai sia esistito, e che si riferisce ad un passato idealizzato ormai non più riproducibile e del tutto sconnesso dalle dinamiche europee e globali”. Le conclusioni cui giunge il Tavolo nell’arco della discussione sono chiare e allarmanti: questa idea della Scuola è in conflitto con la Costituzione Italiana ed è il segnale evidente del tentativo di una stretta contro l’unica Scuola necessaria: quella viva, che non arretra, che va difesa in quanto luogo in cui nasce la libertà, si coltiva il pensiero e si semina il cambiamento.