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  • Pubblicata il: 19/12/2025 00:01:57

"Oi vita mia", Pio e Amedeo e quella parola che i foggiani ora non potranno usare più

Qualche settimana fa ho iniziato a leggere “La libreria dei gatti neri” di Piergiorgio Pulixi, uno dei miei scrittori preferiti. Poi ad un certo punto una delle protagoniste si è ammalata di Alzheimer e ho mollato il libro. Dopo un po' mi sono appassionato alla serie tv Slow Horses, alla terza stagione il nonno di un personaggio si è ammalato di Alzheimer e così ho saltato un bel po' di puntate. Come avrete intuito è una ferita che fa ancora male. Prima o poi però i conti con sta malattia dovrò iniziare a farli, e così ho pensato che potevo provare con il film di Pio e Amedeo, mi pareva la soluzione più facile per provare a smettere di fare sto stupido slalom.

NON SOLO EMIGRATIS. Del film ormai sapete già tutto. Vieste è bellissima, Lino Banfi è un grande attore, ma soprattutto chi un po' conosce Pio e Amedeo intuisce che stavolta davvero hanno potuto fare un film come dicevano loro dall'inizio alla fine. Regia, personaggi, sceneggiatura e tutto il resto. Un film dove si piange e si ride, si litiga e si fa pace. No, non è un film da cinema d'essai, ed è inutile fare paragoni con i mostri sacri del cinema, ma siamo ben oltre le battutacce di Emigratis e degli Ultras dei Vip in cui molti ingabbiano i due comici.

LE COSE BELLE. Cosa mi è piaciuto? La presenza di Fabio, Dino, Giovanni e di tanti altri attori foggiani. L'ho sempre detto io che se si tratta di recitare, suonare e fare casino siamo tra i migliori in Italia. E poi la colonna sonora, finisco di scrivere l'articolo e vado a cercarmi un paio di canzoni. E poi la capacità di trattare con leggerezza tema così complicati come la disabilità, la vecchiaia, la malattia e perfino la morte. Roba da comici e registi veri. 
Cosa non mi ha convinto? Chedesimmalat! Quei due li conosco da prima che diventassero famosi, per un attimo c'era stata anche la possibilità di collaborare con loro. Sono bravissimi ma sono pure un poco permalosi, poi finisce che mi rigano la macchina. Ora che ci penso cosa negativa però ci sta: ora che la parola “pingone” è stata sdoganata non potremo più usarla senza farci sgamare dai settentrionali. Vabbè, troveremo altro.

UN CONSIGLIO. Sentite a me, andatelo a vedere. Tutti i foggiani dovrebbero farlo. Magari portateci un nipote o uno zio che da tempo non va al cinema. Rivedrete alcune bellezze della Capitanata, passerete una serata diversa, vi farete quattro risate ascoltando il nostro dialetto al cinema, probabilmente ad un certo punto vi commuoverete, io un paio di momenti difficili li ho avuti. Poi potrete tornare alle vostre serie Apple o Netflix preferite, ai vostri spettacoli teatrali, ai vostri film, ai vostri libri. Appropò, io ne ho uno di Pulixi da provare a finire...

di Sandro Simone