Stampa questa pagina
  • Pubblicata il: 25/09/2025 16:27:52

Duplice omicido mafioso ad Apricena: arrestati dopo 8 anni i due boss Francesco Scirpoli e Pietro La Torre

Esponenti del clan Lombardi/Ricucci/La Torre. Decisive le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

La  Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di due esponenti di spicco della mafia garganica: Francesco Scirpoli e Pietro La Torre. I due boss sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di duplice omicidio volontario e detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra e armi comuni da sparo, con il riconoscimento dell'aggravante mafiosa per aver ucciso nel tardo pomeriggio del 20 giugno 2017 ad Apricena Antonio Petrella e Nicola Ferrelli.

OMICIDIO RIPRESO. L’omicidio fu ripreso dalle immagini di videosorveglianza dalle quali emersero le modalità di esecuzione plateali, tipicamente mafiose. Gli autori inseguirono le vittime in pieno giorno esplodendo, in strada, numerosissimi colpi di armi da fuoco con fucili kalashnikov. Spararono senza preoccuparsi del transito di altri veicoli condotti da ignari cittadini. Ad agire fu un commando armato composto da più persone con specifici compiti. L’azione fu firmata con il classico colpo al capo rivolto alle vittime, sferrato per devastarne il volto e cancellarne la memoria.

GLI ARRESTI. A otto anni dal tragico delitto, dunque, vi è la svolta nelle indagini. Il Gip, accogliendo le richieste della D.D.A. di Bari ha emesso un provvedimento cautelare in carcere nei riguardi di Francesco Scirpoli e Pietro La Torre, elementi di spicco del clan LOMBARDI/LA TORRE /RICUCCI. Entrambi sono attualmente detenuti a seguito di altre operazioni antimafia condotte sul territorio garganico, per le quali uno dei due si trova sottoposto al regime previsto dall'art.41 bis c.d. del carcere duro.   LA FAIDA. Dal complesso delle investigazioni, è emerso che il delitto fu commesso al fine di agevolare la consorteria mafiosa all’epoca nota come clan LOMBARDI/LA TORRE/RICUCCI (nato dalla rimodulazione del clan ROMITO) appoggiata dalla batteria MORETTI/PELLEGRINO della “SOCIETÀ FOGGIANA”. L’efferato crimine maturò nell’ambito della violenta guerra di mafia intercorsa con la fazione contrapposta dei DI SUMMA/FERRELLI, mirante ad acquisire il controllo egemonico del territorio di Apricena e dell’area limitrofa di San Marco in Lamis, per l’assunzione del monopolio, nella stessa area, della gestione e del commercio degli stupefacenti e delle altre attività illecite.

DECISIVI I PENTITI. Le indagini sono state avviate a seguito delle dichiarazioni di diversi collaboratori di Giustizia dell'area garganica: Marco Raduano, Danilo Della Malva, Andrea e Antonio Quitadamo, Gianluigi Troiano, Carlo Verderosa e Matteo Pettinicchio. Le loro dichiarazioni sono state ritenute crebibili e attendibili soprattutto perché sono state oggettivamente riscontrabili dalle immagini registrate. Quelle riprese hanno consentito - in una fase successiva - di effettuare rilievi tecnico-scientifici complessi, compiuti da personale specializzato del Servizio di Polizia Scientifica di Roma che, grazie ad una consulenza antropometrica, ha rilevato la misurazione dei parametri fisionomici dei soggetti ripresi, con particolare riferimento alla stima della loro statura; nel caso di specie, l’analisi obiettiva dei dati ha quindi portato ad un giudizio di compatibilità tra le altezze dei killer e quelle degli odierni indagati.
È importante sottolineare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione delle misure cautelari odierne, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza in ordine ai reati contestati dovrà essere accertata in sede dibattimentale nel rispetto del contraddittorio con la difesa degli indagati.

di Redazione