"Massacrato in casa dal vicino per 200 euro": arrestato il presunto assassino dell'anziano a San Severo
E’ il 36enne Yolo Bogdanov Ivanov il presunto responsabile dell’omicidio di Antonio Carafa, il pensionato ucciso nel corso di una rapina avvenuta il 14 febbraio scorso mentre si trovava, da solo, nel suo appartamento in via Pignatelli, a San Severo. L’ispezione cadaverica ha riscontrato tre ferite da punta e taglio al collo e una alla nuca, nonché numerose fratture del cranio.
IL BOTTINO. I carabinieri hanno dato esecuzione a un fermo emesso dalla Procura di Foggia e secondo le ricostruzioni degli investigatori – che proseguono le indagini per accertare l'eventuale coinvolgimento di complici – il 36enne, vicino di casa della vittima, è riuscito a fuggire con un bottino di 200 euro. Per quanto riguarda il movente, le indagini confermano l'ipotesi investigativa iniziale, ovvero di una rapina, degenerata in un efferato omicidio per la resistenza opposta dalla vittima.
LE IMMAGINI. A incastrare Ivanov sono state le immagini di videosorveglianza e un allaccio abusivo della rete elettrica per alimentare di corrente la sua abitazione: approfittando di questa situazione, infatti, i carabinieri lo hanno portato in caserma per identificarlo e prenderne le impronte digitali (poiché non era stato mai foto-segnalato), guadagnando così tempo per raccogliere ulteriori indizi a suo carico.
LE IMPRONTE. Già durante questo primo approccio Ivanov aveva tradito un evidente nervosismo, rafforzando negli investigatori la consapevolezza di aver intrapreso la strada giusta per l’identificazione dell’autore dell’efferato omicidio. Una prima svolta nella risoluzione del caso è stata garantita dagli accertamenti di natura scientifica che hanno permesso di riscontrare che due impronte papillari repertate sul montante dell’autovettura in uso al Carafa corrispondevano alle impronte di Ivanov. L’accertamento confermava, quindi, che per entrare in casa, il presunto assassino aveva rubato le chiavi dell’appartamento presenti all’interno dell’autovettura.
LE INDAGINI. Nel frattempo, sentendosi braccato e sapendo che i Carabinieri avevano rinvenuto e sequestrato le scarpe e il giubbino indossato con ogni probabilità la sera dell’omicidio, Ivanov cominciava a fare le prime ammissioni facendo rinvenire un piede di porco utilizzato per l’aggressione e due mazzi di chiavi per aprire il portone di accesso all’abitazione del Carafa e l’auto in uso a quest’ultimo, che erano stati occultati tra le macerie di una casa diroccata in un vicoletto del centro storico di San Severo. I Carabinieri riscontravano immediatamente che le chiavi rinvenute erano effettivamente quelle del portone della vittima e, dopo la sua confessione, Ivanov è stato portato nel carcere di Foggia.