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  • Pubblicata il: 03/12/2018 12:17:45

Mafia, operazione "Stirpe criminale": colpo alla centrale dello spaccio di Manfredonia 

Agenti della Polizia di Stato del Servizio Centrale Operativo, delle Squadre Mobili di Foggia, Bari e del Commissariato di P.S. di Manfredonia, nella notte del 3 dicembre, a Manfredonia hanno eseguito ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di Francesco Pio Pacilli, classe '96, Libero Caputo, classe '77, Matteo Caputo, classe '98, Salvatore Pacillo, classe '63, Ciro Pacillo, classe '97, Valentino Conoscitore, classe '72. Alcuni sono contigui alla criminalità organizzata garganica del gruppo mafioso dei Montanari, ritenuti a vario titoli partecipi dell’organizzazione criminale operante a Manfredonia e capeggiata da Francesco Pio Pacilli, figlio del noto Giuseppe, detto “Peppe u muuntaner”, elemento di spicco della sanguinosa organizzazione mafiosa nota come “clan Li Bergolis”, catturato dalla Squadra Mobile di Foggia nel maggio 2011 a seguito di un periodo di latitanza di due anni e condannato per i reati di cui all’art. 416 bis, c.p. 

GLI ALTRI. Inoltre, con il medesimo provvedimento cautelare il G.I.P. ha disposto la misura degli arresti domiciliari a carico di Antonio Guerra, classe 80’, e la misura dell’obbligo di dimora a Manfredonia nei confronti di Raffaele Quitadamo, classe 96’, sodali alla medesima organizzazione criminale, dediti, a vario titolo, all’approvvigionamento e alla gestione dello spaccio al dettaglio dello stupefacente nella città di Manfredonia. 

LE INDAGINI. Più nel dettaglio, le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di una struttura organizzativa caratterizzata da un sistema verticistico facente capo a Libero Caputo, imprenditore nel settore del commercio a Manfredonia, e Francesco Pio Pacilli, entrambi deputati alla gestione, in prima persona, degli acquisti delle forniture di consistenti quantitativi di stupefacente, sfruttando relazioni privilegiate con altre consorterie criminali della provincia e occupandosi della gestione contabile dei consistenti ricavi generati dalla vendita al dettaglio attraverso una collaudata e ben organizzata rete di spaccio composta dagli altri sodali sotto-ordinati con grado di pusher a cui imponevano precise regole per lo spaccio al minuto. 

IL MONOPOLIO. L’attività investigativa ha permesso di accertare come proprio la caratura criminale di Francesco Pio Pacilli, che come detto vanta parentele importanti nel mondo criminale garganico, permetteva all’intera associazione di poter agire indisturbata nel Comune di Manfredonia, assumendo di fatto il monopolio della gestione e smercio al dettaglio dell’hashish. 

I CONTROLLI. A ulteriore conferma della scaltrezza e dello spessore criminale di Caputo e Pacilli, le attività tecniche hanno evidenziato il tentativo dei due di sbarazzarsi delle attenzioni rivolte loro dalle Forze di Polizia, dapprima incendiando l’auto di un appartenente alle forze di Polizia e successivamente arrivando addirittura a formalizzare una denuncia per atti persecutori nei confronti del medesimo per allentare i frequenti controlli di Polizia. Inoltre, la presente indagine ha dimostrato che gli interventi degli operatori di Polizia a carico dei vari esponenti di questa organizzazione criminale, caratterizzati da arresti e sequestri di consistenti quantitativi di stupefacente, comunque non interrompevano l’acquisto dello stupefacente e il costante rifornimento delle piazze di spaccio. 

LA DROGA. Infatti, l'11 novembre 2017, Caputo, Pacilli e Lorenzo Palena erano stati  tratti in arresto da una volante del Commissariato di Manfredonia, che, sotto la direzione degli operatori del “Gruppo Gargano” di questa Squadra Mobile, simulando un casuale controllo di Polizia sulla strada provinciale che porta a Manfredonia, avevano trovato i tre in possesso di 5 panetti di hashish del peso complessivo di 1 kg. Il tentativo di disfarsi dello stupefacente per sfuggire al controllo di Polizia e al conseguente arresto era stato vanificato dalla prontezza degli operatori di Polizia che notavano il lancio dal finestrino dell’involucro contenente lo stupefacente, nonché cristallizzato dall’attività tecnica precedentemente installata da personale del team investigativo a bordo dell’autovettura su cui i tre viaggiavano. In particolare, proprio le microspie ambientali ivi presenti permettevano di captare l’accordo tra i tre finalizzato ad addossare al solo Palena l’eventuale responsabilità circa la detenzione del consistente quantitativo di stupefacente lanciato poco prima dal finestrino dell’auto, disvelando la reale motivazione del viaggio intrapreso dai tre verso Cerignola. 

I VIAGGI. Ad ogni modo, come detto, l’arresto non impediva alla consorteria criminale di proseguire i lucrosi traffici illeciti. Così, a soli due giorni dal loro arresto, Pacilli e Caputo, ristretti in regime di detenzione domiciliare, pianificavano l’ennesimo viaggio verso la città di Cerignola per l’approvvigionamento di un ulteriore consistente quantitativo di hashish volto a recuperare la perdita inflitta con il citato intervento degli operatori di Polizia. Su esplicito incarico dei vertici dell’organizzazione, infatti, Matteo Caputo e  Raffaele Quitadamo, opportunamente istruiti da Pacilli - ricostruiscono dalla questura - si procuravano un’auto a loro non riconducibile e intraprendevano il viaggio alla volta di Cerignola in visto di un nuovo approvvigionamento di hashish. Una volta assicuratisi la disponibilità di un altro chilogrammo di hashish, i due facevano ritorno a Manfredonia, stavolta percorrendo strade secondarie e di campagna proprio al fine di scongiurare un altro intervento di Polizia. Tuttavia, il servizio di osservazione e pedinamento svolto dagli operatori del “Gruppo Gargano” della Polizia di Stato permetteva di documentare e accertare l’avvenuto approvvigionamento dello stupefacente. Difatti, Matteo Caputo veniva trovato in possesso di un chilogrammo di hashish e tratto in arresto in flagranza di reato proprio appena arrivato sotto l’abitazione di Libero Caputo, cui avrebbe dovuto consegnare lo stupefacente. 

GLI SPOSTAMENTI. Le attività investigative permettevano altresì di accertare che i vari sodali dell’organizzazione criminale erano particolarmente attenti nella scelta dei luoghi di stoccaggio dell’hashish, provvedendo, con cadenza quasi quotidiana, a effettuare numerosi spostamenti dello stupefacente con il preciso obiettivo di scongiurare e ostacolare un’eventuale intervento delle forze di Polizia, potendo contare sulla disponibilità di numerosi locali a loro non direttamente riconducibili in quanto intestati ad insospettabili prestanome. Durante l’intera indagine, infatti, è stato accertato l’approvvigionamento e lo smercio di consistenti quantitativi di stupefacente, nella dimensione di decine di kg, che l’organizzazione riusciva a procurarsi agevolmente sfruttando proprio la caratura e le entrature criminali di Pacilli e le capacità manageriali di Libero Caputo. I due, infatti, nel giro di qualche mese sono riusciti a conquistare l’egemonia dello smercio al dettaglio dell’hashish nella città di Manfredonia, impadronendosi di punti strategici quali “piazzetta Mercato” e più in generale alcuni luoghi di ritrovo dei giovani manfredoniani situati in zona Monticchio di Manfredonia. Questa inchiesta ha altresì evidenziato l’attuale interesse della criminalità organizzata garganica nel traffico di stupefacenti e che la spartizione dei relativi ingenti profitti costituisce elemento di tensione tra i diversi gruppi che operano in quell’area. 

LA MOVIDA. La minuziosa e capillare attività investigativa ha altresì permesso di accertare e documentare numerosi episodi di spaccio al dettaglio dello stupefacente, appurando che la citata organizzazione criminale aveva di fatto egemonizzato il mercato dell’hashish nella città di Manfredonia, eleggendo la “piazzetta Mercato”, luogo frequentato dai giovani della “movida” manfredoniana e per questo motivo strategico per massimizzare i proventi della vendita al dettaglio dello stupefacente, quale base logista per il continuo e massivo rifornimento di stupefacente a giovani e meno giovani manfredoniani. 

L’OPERAZIONE. Il provvedimento eseguito oggi si inserisce a pieno titolo nell’azione corale portata avanti nel territorio garganico e più in generale nell’intera provincia di Foggia dalla Polizia di Stato, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica di Foggia, finalizzato ad annientare ogni forma di criminalità nell’intera area garganica e segue analoga operazione compiuta nei giorni scorsi a San Severo, quella denominata Agosto di Fuoco del settembre scorso e quella straordinaria denominata Decima Azione a Foggia.

di Redazione