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  • Pubblicata il: 02/05/2020 13:21:25

Operazione White Labour: lavoratori stranieri pagati 3,5 euro l’ora, arrestati tre imprenditori e un "caporale"

Il giorno dopo la festività internazionale del “I° Maggio”, dedicata ai lavoratori e, soprattutto, ai loro diritti, i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, su direzione e coordinamento della Procura della Repubblica di Foggia, hanno dato esecuzione a due importanti misure cautelari custodiali applicative del carcere e degli arresti domiciliari nei confronti di tre imprenditori agricoli e di un “caporale”, tutti operanti nella provincia di Foggia.

L’INDAGINE. I provvedimenti restrittivi della libertà personale in questione, rientranti in un’operazione investigativo-giudiziaria anticaporalato chiamata “White labour”, a voler quindi valorizzare il contrasto con il fenomeno del c.d. “lavoro nero”, sono derivati da una complessa ed articolata attività investigativa condotta dalla Procura della Repubblica di Foggia e sviluppata attraverso un’apposita "task force anticaporalato" costituita da personale del Nucleo Investigativo CC di Foggia, della Compagnia CC di Lucera e da militari del NIL Foggia. Un vero e proprio pool voluto ed organizzato dalla Magistratura foggiana e dai militari dell’Arma per contrastare così - in termini dedicati - il deprecabile fenomeno del caporalato, molto presente e radicato nella Capitanata.

I REATI. Le due misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Foggia, su richiesta della Procura della Repubblica, riguardano specificatamente ireati di concorso di persone inintermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravati (artt. 110 cp – 603 bis cp) e in un caso anche di impiego di manodopera straniera irregolare (art. 22 co. 12 Dlg.vo 286/1998). Decine e decine i lavoratori stranieri, di diverse etnie (in prevalenza africana ed indiana), quasi tutti reclutati dai “ghetti” della provincia dauna, impiegati in diverse aziende agricole ubicate tra Foggia e San Giovanni Rotondo, sottoposti a condizioni “degradanti” e di sfruttamento, facendo in particolare leva sul relativo stato di bisogno, in dispregio delle più basilari norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, oltre che con l’applicazione di un salario variabile estremamente esiguo (mediamente venivano corrisposti dai 3,5 ai 6 euro l’ora) e comunque in violazione dei contratti nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali, inoltre con ritmi di lavoro assolutamente estenuanti.

UN’AZIENDA GIA’ COINVOLTA. Una delle aziende agricole sottoposte ad indagini, ubicata sulla SS 89 Foggia/Manfredonia, era stata già oggetto, l’estate scorsa, di una precedente attività investigativo-giudiziaria da parte della Procura della Repubblica di Foggia e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del locale Comando Provinciale, conclusasi con l’arresto del titolare e del fratello, quest’ultimo con il compito di coadiutore, e la sottoposizione a controllo giudiziaria dell’azienda, tuttora tra l’altro in essere. Entrambi i fratelli sono stati quindi nuovamente arrestati e questa volta associati al carcere di Foggia. Anche durante la sottoposizione ad amministrazione giudiziaria, infatti, i due avevano continuato a perpetuare parte delle condotte criminali contestategli durante l’estate 2019, al punto tale che il GIP, nella propria ordinanza, scrive “.. nonostante il pregresso trattamento cautelare e nonostante il controllo giudiziario fosse in corso, hanno dimostrato totale disinteresse per i precetti penali e la tutela dell’incolumità individuale dei braccianti, perseverando nella condotta di approfittamento del loro stato di bisogno…”. Durante in particolare l’ultimo blitz svolto dai Carabinieri l’autunno scorso, erano stati individuati altresì 5 lavoratori stranieri sprovvisti di regolare permesso di permesso di soggiorno ed altri ancora invece assunti addirittura sotto falso nome.

SAN GIOVANNI ROTONDO. Anche nell’altra azienda agricola, situata nel comune di San Giovanni Rotondo, strutturata in particolare in più sedi operative e capannoni aziendali, gli investigatori hanno accertato un sistema criminale ben organizzato nel quale avveniva, in maniera pressoché continuativa, il reclutamento, l’impiego e l’utilizzo di manodopera – anche in questo caso straniera - in condizioni di grave sfruttamento, approfittando sempre dello stato di bisogno dei lavoratori. Il titolare dell’azienda agricola, di nazionalità italiana, in concorso con uno straniero con anche un ruolo societario in una delle attività agricole sottoposte ad indagini, assumeva ed impiegava cittadini stranieri in condizioni lavorative precarie, disposti ad accettare retribuzioni ben al di sotto dei livelli minimi di paga salariale, lavorando in alcuni casianche per 13 ore al giorno, a volte senza neanche un giorno di riposo. Il tutto, ancora una volta, senza l’utilizzo di dpi o di materiale per il soccorso sanitario, in ambienti in pessimo stato igienico. All’interno di un’azienda erano stati allestiti anche dei containers dove alcuni lavoratori vi abitavano in unacondizione assolutamente degradante. Applicata la misura degli arresti domiciliari per l’imprenditore italiano ed invece il carcere per il correo straniero. Sottoposte inoltre a controllo giudiziario tutte le aziende agricole e le relative sedi operative-logistiche attraverso la nomina da parte del GIP del Tribunale di Foggia di un amministratore giudiziario, con il compito quindi di attuare tutte le procedure di regolarizzazione e di gestione aziendale necessarie.

GLI INTERROGATORI. Nei prossimi giorni nei confronti di tutti gli arrestati si svolgeranno i relativi interrogatori di garanzia davanti al GIP del Tribunale di Foggia. Le investigazioni complessivamente compiute sono state svolte sia attraverso attività di controllo del territorio di tipo c.d. tradizionale, sia mediante l’utilizzo di mirate indagini tecniche.

di Redazione