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  • Pubblicata il: 19/01/2018 16:50:30

Pagine migranti, premiato il racconto della foggiana Federica Cappiello:"Che rumore fanno le onde del mare?"

Terza al concorso letterario nella sezione 'Ragazzi'

“Quella della traversata del Mediterraneo è una storia sentita e risentita fin troppe volte, talvolta banalizzata dai mass media, che la riducono ingiustamente alla solita tiritera trita e ritrita. Io ho voluto parlare del famoso tragitto vissuto con gli occhi di una bambina di otto anni che, da sempre, sogna ad occhi aperti il mare, dell’ottimismo che, nonostante la situazione critica, i bambini riescono comunque a trovare e con il quale danno forza ai più grandi”. Federica Cappiello ha solo vent’anni e forse è per questo che, davanti alle continue stragi dei migranti che perdono la vita durante il viaggio in mare per raggiungere le coste dell’Europa, si pone ancora domande, si interroga, cerca di capire: ‘Che rumore fanno le onde del mare?’. 

L'INTERROGATIVO. Una domanda dura, con un suono che dà fastidio, che fa male, che rileva una verità terribile. Una domanda che è arrivata dritta al cuore e all’attenzione della giuria del concorso letterario ‘Pagine Migranti’ presieduta dallo scrittore Maurizio de Giovanni. La quinta edizione del concorso promosso dalla Polizia di Stato quest’anno aveva la finalità di invitare gli autori a raccontare persone, culture, tradizioni e lingue diverse che a volte si incontrano e si mescolano, a volte si scontrano e si respingono. Senza comunque mai annullarsi, ma alla ricerca continua di una possibile convivenza e integrazione. Per questo, Federica Cappiello, studentessa di Foggia, ha deciso di mettere nero su bianco le sue domande, le sue angosce: “Nel mio racconto ho dato notevole importanza agli odori, ai rumori, ma soprattutto alle emozioni che prova la protagonista, affinché il lettore possa immedesimarsi nella storia e nella protagonista stessa, per entrare appieno nella sofferenza che accomuna la gente che, contro la sua volontà, si vede costretta ad abbandonare tutte le sue sicurezze per compiere un viaggio della fortuna e giungere sulle nostre coste”. 

IL CONCORSO. Federica è arrivata terza nella sezione Ragazzi e lo scorso mese di dicembre ha ricevuto un riconoscimento nel corso della cerimonia di premiazione che si è svolta a Roma presso il Circolo funzionari della Polizia di Stato. Per scrivere il suo racconto Federica si è ispirata alla sua quotidianità, a ciò che respira tutti i giorni per le strade della sua città, applicando allo scritto la sua carica di sensibilità e di purezza giovanile non contaminata dai linguaggi stereotipati, razzisti e artatamente falsificati che giornali e politici usano in tema di immigrazione. “Quella che ho presentato al concorso della Polizia, in particolar modo, è molto complicata da spiegare, dal momento che ha come protagonista una bambina. Quando si tratta di fanciulli è sempre una questione delicata, e in queste circostanze lo è ancora di più. Sono di Foggia, dunque vivo in una realtà multi (anzi, inter)culturale, ed ogni giorno vengo a contatto con storie di uomini, donne, bambini di ogni età e diversa nazionalità, che arrivano in Italia per le più svariate ragioni ed ognuno di loro ha una storia da raccontare – spiega Federica - . Quella della protagonista, tuttavia, non è una storia vera, o meglio, nonostante il contesto (la sua nazione - lo Zimbabwe -, l’evento che ha spinto lei e la sua famiglia a ‘fare il viaggio della speranza’) sia fin troppo reale, la figura della protagonista è frutto della mia fantasia. Dunque, la storia nasce dalla fusione di diverse testimonianze ascoltate in prima persona da tanti ragazzi del centro d’accoglienza della città, ma anche dal mio informarmi autonomamente circa questa tematica tramite libri, giornali, interviste“. 

IL VIAGGIO. Le terribili storie dei migranti in fuga dai loro Paesi a causa di guerre, persecuzioni e violenze ed il relativo viaggio verso le coste dell’Europa, e dell’Italia in particolare, in cerca di un futuro migliore, hanno segnato anche la giovane autrice foggiana. Del resto, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) nel 2017 oltre 3mila migranti e rifugiati sono morti nel Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l’Europa via mare. Un dato statistico da leggere con più profondità, con maggior umanità, in quanto dietro questi numeri si nascondo storie, persone, sogni e speranze inghiottite dalle acque mentre erano a pochi metri dalla salvezza. E non è un caso, probabilmente, se anche la storia di Federica non termina con il classico lieto fine. Perché durante il viaggio in mare descritto ne racconto “la bambina vede con i suoi occhi la morte dei suoi genitori, ed infine anche lei perde la vita annegando in mare, nel mare che ha sempre sognato vedere. Ho voluto concludere la storia in questo modo per due ragioni: la prima è che ascoltiamo sempre le testimonianze di chi ce l’ha fatta, poiché ovviamente sono gli unici testimoni di quanto avviene; l’altra ragione è che i mass media molto spesso tendono a minimizzare la morte di tanti immigrati durante il viaggio, e ancor più spesso sento dire, anche dai miei concittadini, che è un bene che molti non ce la facciano. Parole strazianti, che spesso mi rendono triste e scoraggiata nei confronti della società, che nel mio piccolo tento di sensibilizzare con i miei racconti, e questo in particolar modo, sperando che, dopo aver conosciuto la piccola protagonista del racconto, in molti si siano affezionati a lei ed abbiano ‘sofferto’ nel vederla annegare”. 

L'AUTORE. Emiliano Moccia (spaziosociale.it)

di Redazione