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  • Pubblicata il: 23/09/2012 10:29:00

Quando uno striscione fotografa la città

L'editoriale - La "questione stadio" un simbolo della rabbia dei foggiani

“La vostra incapacità, la nostra vera inagibilità”. “Noi senza gradoni, voi senza coglioni”. Che la mente dei tifosi fosse creativa, non c’erano dubbi. Ma di quanto fosse realista, forse non tutti se ne erano ancora accorti. Ecco perché l’ultimo striscione steso nei pressi dello Zaccheria, è stato fondamentale per far cogliere quanto la questione relativa allo stadio sia tutt’altro che prettamente tecnica. “Se fosse un ipermercato l’avreste già condonato”. Il calcio, in questo caso, c’entra poco. E anche tutta la mobilitazione per ottenere che lo stadio apra le proprie porte, va ben oltre la volontà di vedere una partita del Campionato nazionale dilettanti.

 

Quello striscione dice tutto. Parla direttamente alla poltrona del primo cittadino, a cui il popolo rossonero riconosce di aver messo la faccia anche in occasione delle varie trattative ‘pre – fallimento’, ma che vede troppo vicino alla classe imprenditoriale.

Parla al prefetto. In una città piena di emergenze, in una città con i semafori spenti, la delinquenza imperante, le aggressioni all’interno di Palazzo di città, l’impunità dei motorini nel centro storico, la città dei teatri chiusi, la città delle occupazioni abusive, l’agibilità dello stadio (e l’impossibilità di garantire delle deroghe) diventa il tema principale su cui mostrare “inflessibilità”. Ben venga il rispetto delle regole, lo ripeteremo fino alla morte, ma che valga sempre. Per tutti. E che l’inflessibilità non faccia rima con ostinazione. Se manca un certificato di agibilità, che forse non c’è mai stato, si abbia il coraggio di dire che per “venti anni a Foggia si è giocato in un campo inagibile”. E intanto si provveda alla sicurezza dei foggiani anche lontano dallo Zaccheria.

Quello striscione, guarda negli occhi chi permette le colonizzazioni. Chi stende tappeti rossi a imprenditori forestieri, slegati dal tessuto locale e disinteressati a una reale e concreta crescita del territorio e nel contempo tarpa le ali a progetti tutti made in Foggia.

E la lista “simbolica” di quello striscione potrebbe durare ancora tanto, ma non ce n’è bisogno. Chi doveva comprendere quello striscione, lo ha capito. Che poi, possa avergli procurato qualche sussulto, questo non è sicuro. Nel frattempo, però, fateci almeno una cortesia. Quando parlate della “questione dello stadio”, non trattatelo come un argomento prettamente calcistico. C’è di mezzo il futuro (e il presente) di una intera città. Del resto, “se fosse un ipermercato l’avreste già condonato”.

di Redazione