Non solo nostalgia ma riappropriazione culturale, la reunion nei giardinetti di Piazza Italia
Per generazioni di foggiani, non sono mai stati solo “spazi verdi”. I giardini di Piazza Italia, universalmente noti come i “Giardinetti”, rappresentano un pezzo di DNA collettivo, un microcosmo di storie che oggi più che mai chiedono di essere ascoltate. L'idea di una “Réunion” non nasce da una semplice operazione nostalgia, ma da un bisogno profondo di riappropriazione culturale, un archivio di emozioni a cielo aperto. I ricordi più vivi che legano i cittadini a questo luogo sono fatti di gesti semplici: le prime passeggiate dell'adolescenza, le sfide tra panchine e la fontana monumentale, gli incontri che hanno segnato amicizie lunghe una vita.
L’EVENTO. In una bella domenica di sole, in attesa dell’evento del 23 dicembre, incontriamo gli organizzatori Michele Basta e Filippo Mendolicchio proprio nel cuore di Piazza Italia, nel luogo esatto dove a breve si svolgerà l’attesissima Réunion. L'iniziativa nasce dalla sinergia tra due figure profondamente legate al tessuto sociale foggiano: Filippo Mendolicchio, promotore instancabile noto per il suo impegno nel coniugare intrattenimento e solidarietà (spesso al fianco di realtà come l'AISM), che mette in campo la sua energia per trasformare la memoria in aggregazione attiva; e Michele Basta, custode della memoria storica del luogo, che vive l'evento come una missione civile per tramandare alle nuove generazioni il valore della socialità autentica e il rispetto per le radici della comunità. Insieme, hanno trasformato un semplice ricordo in un "archivio di emozioni" che continua a battere nel cuore della città. Tra i viali che hanno fatto la storia della città, i due raccontano con un pizzico di nostalgia cosa abbiano rappresentato questi giardini per intere generazioni di foggiani.
I RICORDI. Secondo voi, quali sono i ricordi più significativi che i partecipanti legano a questi giardini? «Di ricordi ce ne sono tantissimi. In questo posto abbiamo vissuto la nostra giovinezza, il periodo in cui si provano le emozioni più belle della vita: la spensieratezza, i primi innamoramenti, la voglia di futuro e l’entusiasmo di vivere. Credo che i giovani di oggi, non frequentando luoghi di questo tipo o vivendoli a modo loro, facciano esperienze molto diverse dalle nostre». Il discorso si sposta poi sul tema della socialità. Alla domanda se all'epoca ci fosse un modo diverso di stare insieme rispetto a oggi, non si hanno dubbi: un tempo la socializzazione non era un concetto astratto, ma una pratica quotidiana. I "giardinetti" di Piazza Italia erano forse il posto più inclusivo di Foggia già negli anni Ottanta. Non era necessario conoscere qualcuno per integrarsi; bastava presentarsi e, nel giro di una serata, ci si ritrovava a scambiare opinioni e condividere un modo di vivere con perfetti sconosciuti.
IL RUOLO CENTRALE.Come mai questi giardini hanno assunto un ruolo così centrale nell'immaginario collettivo di Foggia, superando altri spazi verdi della città? «Perché questi giardini hanno saputo accogliere non una, ma più generazioni. Già dagli anni ’60 e ’70 erano il punto di ritrovo per eccellenza: dalle massaie che portavano i bambini a giocare, fino ai ragazzi e agli adulti dei decenni successivi. Hanno abbracciato almeno tre o quattro generazioni. Il ricordo che accomuna tutti è quel modo spontaneo di vivere una quotidianità serena e inclusiva». Ipotizzando che la vicinanza delle scuole avesse influito sulla popolarità del luogo, gli organizzatori confermano con decisione. Spiegano che la zona rappresentava un punto nevralgico di Foggia proprio per l’alta concentrazione di studenti, nonostante oggi l'aspetto della piazza sia radicalmente mutato. Ricordano come, in passato, l'area fosse un autentico polmone verde rigoglioso di pini, caratterizzato da un profondo valore storico e simbolico. Proseguono poi analizzando il declino di quel periodo d'oro, attribuendolo alle scelte delle amministrazioni che si sono succedute, le quali decisero di trasformare completamente l'area. Gli organizzatori evidenziano come i lavori di ristrutturazione, protraendosi per quasi due anni, abbiano causato un allontanamento forzato dei giovani; questi ultimi, perdendo il loro punto di riferimento abituale, si sono riversati nel centro storico, modificando definitivamente le proprie abitudini di aggregazione.
TRASMETTERE MEMORIA.Oltre alla nostalgia, c’è un intento educativo nel trasmettere la memoria di questo luogo alle nuove generazioni? «Sì, certamente. L'obiettivo di organizzare delle Réunion annuali è dare un segnale ai giovani di oggi, che spesso vivono un certo "piattume" relazionale dovuto anche all'uso smodato dei social. Vedere centinaia di persone, ormai non più giovanissime, che ancora sentono il bisogno di incontrarsi e ritrovarsi è un esempio importante. È un messaggio di vitalità per le nuove generazioni».
I PARTECIPANTI. Riflettendo sul fatto che il trascorrere del tempo abbia portato via alcuni amici, ci chiediamo, e lo chiediamo, come vivano la loro assenza i partecipanti a questi incontri. È Michele Basta che risponde a questa riflessione con la voce rotta dall'emozione, affrontando quello che definisce il momento più toccante: «Mi emoziona sempre parlarne perché, purtroppo, ho perso diversi amici, ultimamente e anche in passato». Per lui, l'evento non è solo una festa, ma assume un significato molto più profondo: «Il raduno stesso diventa una commemorazione vivente, un modo per onorare chi non c’è più. Rincontrarsi in questa piazza è rivivere: anche se oggi il suo aspetto è cambiato e non vediamo più le vecchie panchine, i ricordi risalgono appena ci si guarda negli occhi, si torna a vivere quegli anni». Conclude questo attimo di commozione con una metafora cinematografica per spiegare questa magia: «Se dovessi darti una definizione di quello che accade, userei l'ultima scena del film Titanic, quando ci si ritrova tutti insieme. Magari è un'esagerazione, ma io la immagino proprio così, perché vedere persone che non si incrociano da quarant'anni emozionarsi e ricordarsi di questo o di quello, significa che questo posto ha lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti noi».
FRANCO SANTORO. Raccontano poi di Franco Santoro, che vive in America ma che con il pensiero abita ancora qui: «L'anno scorso gli abbiamo fatto una sorpresa bellissima. Vedere che chi vive fuori da una vita ha ancora il cuore fermo a ciò che accadeva qui dimostra che questo posto ha lasciato un segno indelebile in tutti noi».
LA PIAZZA. In risposta alla domanda se l'evento potesse dimostrare una vitalità ancora presente nei giardini, gli organizzatori si sono detti fiduciosi, legando la loro speranza al futuro sviluppo dell'area. Hanno sottolineato la loro aspettativa che, una volta completata la trasformazione dell'ex caserma in sede universitaria, gli studenti inizino a frequentare nuovamente la piazza, ripopolandola gradualmente e restituendole la sua funzione sociale. Questa visione di una piazza che torna a vivere grazie ai giovani si accompagna a una riflessione necessaria sul ruolo delle istituzioni, con le quali finora sembra essere mancato un dialogo davvero profondo. Riguardo al rapporto con l'amministrazione comunale, gli organizzatori avvertono la necessità di un segnale di apertura, sottolineando come il loro messaggio resti costante e prescinda da ogni colore politico o interesse economico.
LE ISTITUZIONI. Nonostante una certa chiusura percepita o una comunicazione non sempre fluida con le istituzioni, per Michele Basta e Filippo Mendolicchio non esistono fini secondari: l'unico obiettivo dell’evento rimane quello di permettere a intere generazioni di riabbracciarsi, celebrando amicizie che il tempo aveva messo in pausa. Entrambi sottolineano come questa iniziativa sia l'occasione per le istituzioni di cogliere finalmente la potenza simbolica di Piazza Italia, comprendendo quanto sia vitale per la città proteggere e valorizzare quegli spazi capaci di generare legami così profondi e duraturi tra le persone. Il sogno per i Giardinetti va oltre le semplici aiuole curate. La visione ideale è quella di un luogo che rinasca come polo di vitalità e sicurezza. Nonostante gli ostacoli burocratici, il cuore di Piazza Italia deve continuare a battere. Non sono solo un ricordo, ma il simbolo di una Foggia che non vuole rassegnarsi al declino e che reclama il diritto di tornare a vivere i propri spazi simbolo.
GIOVINEZZA NON SVANITA. I "Giardinetti" non sono stati solo uno sfondo, ma i custodi silenziosi di promesse sussurrate a mezza voce e di risate che ancora risuonano nell'aria. È qui che l'amicizia ha smesso di essere una parola trasformandosi in quei legami d'acciaio che né il tempo né la distanza hanno arrugginito. Tra un incontro fortuito e una serata infinita, sono nati amori acerbi e bellissimi, sguardi che hanno insegnato a intere generazioni cosa significasse battere il cuore per la prima volta. Rivedersi oggi, guardandosi negli occhi dopo quarant'anni, significa riscoprire che quella giovinezza non è mai svanita; è rimasta lì, sospesa in un eterno tramonto su Piazza Italia, pronta a riaccendersi in un abbraccio che profuma di casa e di sogni mai dimenticati. Cinzia Rizzetti