Rubavano auto "a richiesta" da rivendere all'estero, tra clonazioni e software aggiornati
Il giro d'affari ammonta a centinaia di migliaia di euro
I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Avellino e personale della Questura di Foggia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 17 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al furto, ricettazione e riciclaggio di auto di grossa cilindrata.
LA BASE OPERATIVA. Le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di un sodalizio criminale composto da cittadini italiani e bulgari con base operativa a San Severo, dedito al furto su commissione di auto di grossa cilindrata, che venivano rivendute, anche all’estero, dopo la clonazione del telaio, dei documenti di circolazione, della targa e della centralina elettronica contenente i dati identificativi del veicolo.
IL FURTO DELLE AUTO. La prima fase del sodalizio criminale è rappresentata dal furto: le auto da rubare venivano individuate in base alle precise richieste degli acquirenti. Infatti, nelle intercettazioni telefoniche spesso venivano richiesti addirittura allestimenti, colori o serie particolari e per questo motivo l’organizzazione era costretta a un vero e proprio lavoro di ricerca sul territorio del veicolo da rubare.
L’ACQUISIZIONE DEI DATI. Nel frattempo l’organizzazione, avvalendosi delle proprie ramificazioni e di fiancheggiatori residenti in altri Paesi europei, procedeva ad acquisire i dati (numero di targa e di telaio) di auto simili (serie, colore, interni, optional) regolarmente circolanti, che avrebbero costituito la base per la creazione del futuro clone, cui andavano riferiti documenti e targhe falsificati abilmente, tanto da trarre in inganno gli agenti di polizia in caso di controlli.
LA FALSIFICAZIONE DEL TELAIO. Nella seconda fase si procedeva alla ripunzonatura di telai delle macchine rubate. Questo è un lavoro molto delicato, affidato a veri e propri professionisti del settore che riuscivano abilmente a dissimulare la falsificazione del numero del telaio, senza che fosse visibile la differenza con la punzonatura originale. Il nuovo numero del telaio corrispondeva a quello del clone individuato all’estero. In pratica veniva sostituita l’intera serie alfanumerica del telaio con quella appartenente ad un altro veicolo circolante in un altro Paese, diverso rispetto a quello dove sarebbe stata venduta l’auto.
LA RICODIFICA DELLE CENTRALINE. In una terza fase venivano ricodificate le centraline elettroniche dei tachimetri e delle chiavi di avviamento. La ricodifica delle chiavi e delle centraline elettroniche di auto di grossa cilindrata richiede altissimi livelli di competenza e capacità tecniche notevoli, perché gli stessi apparati elettronici sono muniti al loro interno di sofisticati sistemi di protezione e solo alcuni software sono in grado di assicurare il buon esito delle modifiche. L’organizzazione aggiornava di continuo gli apparati utilizzati e dei software, che venivano acquistati in rete in uno Stato estero e trasportati in Italia.
LA COMMERCIALIZZAZIONE DELLE AUTO. Nell’ultima fase l’organizzazione di occupava della commercializzazione delle auto che poteva avvenire, previa immatricolazione, sia in Italia, che all’estero, ad eccezione del Paese dove era in circolazione l’auto clonata.
GLI ARRESTI. Delle 17 persone colpite dall’ordinanza di carcerazione al momento solo 4 sono state arrestate. Si tratta di Enzo Di Felice, 44 anni, Giovanni Guarnieri, 60 anni, Vadar Petre, 37 anni, e Alim Racman, 33 anni. Gli altri indagati - tra cui 3 persone di San Severo - sono ancora ricercati. Le auto trovate e sequestrate sono in tutto 12 ed erano vendute ad un costo basso rispetto al valore di mercato. Il giro d’affari dell’organizzazione criminale ammonta a centinaia di migliaia di euro.