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  • Pubblicata il: 07/10/2017 09:42:24

Foggia e il boom economico: quando Fiera e Ottobre dauno avevano ribalta nazionale... LA RUBRICA

A cura di Salvatore Agostino Aiezza

Con Salvatore Aiezza da questa puntata, dopo le necessarie premesse delle precedenti (Leggi. Per chi crede che Foggia venga sempre dopo   e Da Federico II ai Grandi magazzini), il nostro viaggio in una Foggia che non c’è, quasi, più. Nell'ambito della sua rubrica, partiamo con il racconto di due momenti della storia recente particolarmente cari a tutti i foggiani; quello legato alla indimenticabile “STANDA” e il maggio foggiano delle grande Fiera Internazionale dell’Agricoltura con l’appendice dell’Ottobre Dauno, che si svolge peraltro proprio in questi giorni. Buona lettura, dunque e, spero, riesca, in tanti di voi, a far rivivere le emozioni di quegli splendidi anni.

GLI ANNI 60/70- IL BOOM ECONOMICO “ LA STANDA E I GRANDI MAGAZZINI. C’era una volta Foggia… Si, cari amici lettori e concittadini, specie quelli della mia generazione (siamo sui 50... mica tanto !!) c’era una volta una Foggia che, se non era proprio da bere come dicono i “Siur de Milan” era certamente da vivere, raccontare, andarne fieri.

DALLE CENERI. Era una città in via di ricostruzione dopo i danni della guerra che, sino ad un certo punto sembrava volesse risparmiare Foggia, per poi, d’improvviso, prendersi tutto insieme e con gli interessi, e quali e quanti interessi, migliaia di inermi cittadini e lasciare distruzione ovunque. Da quelle ceneri Foggia ha saputo e voluto risorgere; con il contributo di tutti e una solidarietà andata ben oltre i confini della città, sino a tutto il nostro amato e bellissimo Subappennino e lo splendido Gargano, i cui Paesi si trasformarono in luoghi di accoglienza di migliaia di sfollati e i loro abitanti in generosi fratelli verso chi era stato colpito da inaudita barbaria. ….C’era una volta Foggia  dunque che stava rinascendo. Uno dei simboli del boom economico, in quasi tutte le città italiane, era allora rappresentato dall’apertura di Grandi Magazzini. Tra questi i famosissimi magazzini STANDA. I grandi magazzini ebbero subito grande successi sia perché rappresentavano l’abbondanza, dopo i tanti sacrifici sopportati nell’appena trascorso periodo di guerra, sia perché permettevano di fare acquisti a prezzi modici. Diventarono perciò, presto, luoghi di ritrovo di famiglie intere.

LA PARATA. Nata nel 1931, la STANDA, acronimo per (Società Anonima Tutti Articoli Nazionali Dell'Arredamento e Abbigliamento) si chiamava, prima, Standard ma per volontà di Benito Mussolini, il quale, durante una parata a Roma in Via del Corso, vide l'insegna dei magazzini e, visto che le leggi fasciste imponevano di italianizzare tutte le parole straniere, si impose il cambio del nome da Standard a quello che conosciamo. I MAGAZZINI G.E.T. Accanto alla Standa, agli inizi degli anni 60 videro la luce i “Grandi Magazzini G.E.T.” in Corso Cairoli, angolo Piazza Marconi, ed occupavano il pianterreno ed il primo piano di un palazzo nobiliare, oggi non più esistente. Dopo alcuni anni, l'edificio che ospitava i Grandi Magazzini G.E.T., fu demolito per dar spazio, negli anni '70, ad un nuovo palazzo di nove piani (Palazzo "La Notte").  LA STANDA, o per dirla alla foggiana “Lo Standa”, si trovava nei locali, ora occupati dalla Benetton, al Corso Vittorio Emanuele. I foggiani la distinguevano con l’aggettivo “GRANDE” dall’altra Standa che vide la luce a Foggia negli anni 70 ( verso la fine) in Via Lecce e che era appellata “Standa piccola!”.

I CENTRI COMMERCIALI. La Standa, lo ricordo a chi quell’epoca non l’ha mai vissuta, è stata il precursore dei moderni centri commerciali dove si trovava veramente di tutto con la differenza, però e non di poco conto, che si trovava in pieno centro e rappresentava dunque non solo un posto dove fare acquisti di qualsiasi natura, ma dove incontrarsi, ”perdere tempo” girando tra gli innumerevoli reparti ecc. Ma più di ogni altra cosa la STANDA era, per le donne, soprattutto casalinghe che all’epoca erano la maggior parte delle donne, per i bambini e ragazzi , il luogo dove ogni fine mese, puntuale come lo stipendio, ci si recava a fare le spese più importanti per la casa e per l’alimentazione. Intere famigliole con bambini e carrozzine  al seguito riempivano il Viale e il Super Magazzino per i loro acquisti mentre le auto intasavano letteralmente C.so Vittorio Emanuele che a quel tempo non era interdetto alle auto e figuratevi cosa succedeva nei periodi che precedevano le feste più importanti. A natale, per esempio, sotto una galleria di luci sfavillanti, “Babbo Natale” che riempivano i marciapiedi, era davvero una festa andare allo Standa a spendere i primi scampoli della tredicesima in beni necessari per la casa e la persona. Quante famiglie attendevano il “doppio stipendio” per potersi finalmente permettersi un accessorio nuovo per la casa ma, soprattutto, i soldi della tredicesima, una parte, erano già stanziati per acquistare, ai grandi magazzini, scarpe ne vestiti per i figli e, se si poteva, anche per i genitori.

LE CASSIERE. Un’immagine che porto ben viva nella memoria dei miei ricordi e legati  alla Standa è quella delle Signore e signorine che vi lavoravano come cassiere o ai reparti: Composte nei loro grembiuli color celestino,  le ricordiamo oggi con la stessa nostalgia con la quale ricordiamo le indimenticabili “signore Buonasera” della RAI-TV. Per  molti era un vero dispiacere quando talune di loro andavano in pensione perchè si stabiliva un rapporto amichevole con ciascuna di esse. NATALE. Un episodio che può far capire ai tanti di oggi abituati a fare la spesa negli “anonimi” e “impersonali” centri commerciali, lo racconta mia madre. “Una sera, poco prima di Natale del 1968, ricordo la data perché fu quello un Natale, per la mia famiglia, molto particolare, mentre eravamo a fare la spesa alla Standa, d’improvviso ci fu un frastuono e un movimento di persone non usuale. Tutti si accalcavano verso un determinato punto dei magazzini. Il motivo fu presto chiaro. In tanti avevano riconosciuto, tra le tante persone che affollavano i reparti, il grande Peppino Di Capri che si trovava, in forma privata, a Foggia. Acclamato a gran voce dagli astanti Di Capri improvvisò un “mini” concerto, dedicando una canzone a tutti i presenti”. Ho voluto citare questo, come esempio di tanti altri aneddoti intorno alla Standa, a dimostrazione di una grande semplicità che pervadeva gli animi deii nostri genitori e nonni.

L'UPIM. Per un certo periodo alla STANDA si affiancò un altro grande magazzino l’UPIM, in Piazza Cavour. Molto più piccolo  del primo, anche questo grande magazzino , che sopravvisse alla chiusura della Standa, rappresentò sino alla fine un importante e anche l’unico centro per i nostri acquisti. LA CHIUSURA. Inutili furono le pressioni dei politici del tempo affinché si salvassero i Grandi magazzini foggiani dalla chiusura e, soprattutto si evitasse il licenziamento delle maestranze. Tra tutte, ricordo l’interrogazione  con risposta scritta della seduta della Camera dei Deputati del 28.07.86 dell’On. Agostinacchio,  all’allora Ministro del lavoro che se la memoria non mi tradisce era De Michelis. L’interrogazione tendeva a sapere quale fosse l’intenzione del governo e quale i rimedi per evitare l’incresciosa chiusura e il licenziamento di decine di persone tra commesse e maestranze varie.

LA FIERA INTERNAZIONALE DELL’AGRICOLTURA (E L’OTTOBRE DAUNO). .C’era una volta a Foggia  la Fiera di Maggio…  Chi se la ricorda di noi. La Fiera, quella vera,con la  “F” maiuscola che persino “Udite! Udite!”  Bari ci invidiava….!! Per decenni, dopo la fiera internazionale di Verona, in ordine di importanza nel settore dell’agricoltura, veniva la Fiera della nostra città. Di solide e secolari tradizioni; L’antica fiera diventò il più grande mercato laniero e caseario del Regno di Napoli. Conobbe un periodo di crisi all’indomani dell’Unità ma rinacque durante il periodo fascista che, sappiamo, vedeva nelle fiere e nelle altre manifestazioni simili un efficace strumento di propaganda ed immagine del proprio regime-. La “nostra” Fiera conobbe il suo periodo di massimo splendore dalla metà degli anni 60, sino a tutti gli anni 70 (fu in quegli anni che seppe conquistarsi l’appellativo di “Internazionale”  ed alla sua inaugurazione presenziavano le più alte autorità dello Stato o dal presidente del Consiglio in persona. Indelebile è rimasto il ricordo, nei più anziani della inaugurazione del 30 Aprile del 1966, quando fu il Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro a tenere la cerimonia inaugurale della XVII Fiera internazionale dell'agricoltura di Foggia e, nell’occasione, tenne un celeberrimo discorso conservato, per quanti volessero leggero, presso l’Istituto: ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO    Fondo: Aldo Moro Serie 1: Scritti e discorsi Sottoserie 10: Anno 1966.

LE VISITE. Per tutti i foggiani la fine di aprile, quando aveva inizio la fiera, era un momento atteso come le grandi feste di Natale e Pasqua. In molte famiglie la fiera rappresentava anche un momento di incontro con gli altri parenti che vivevano fuori Foggia e approfittando della visita alla campionaria, si riunivano in conviviali pranzi; specie il 1^ Maggio,. Anche i ristoranti che si trovavano nel circondario della fiera erano presi d’assalto, così come gli alberghi di Foggia. Un’economia in movimento per tutta la città. Ricordo benissimo i padiglioni che ospitavano Svizzera, Germania, Spagna, Austria e tanti altri dove io , a volte con gli amici, altre con i genitori, andavamo a visitare. C’erano tantissimi agricoltori e allevatori che giungevano davvero da ogni parte d’Italia e non solo. Anche io avevo, ed ho, parenti agricoltori in Campania, che ogni anno venivano ad acquistare alla fiera grossi quantitativi di materiali e mezzi per l’agricoltura, sementi, piantine di ortofrutta ecc.  spendendo fior di quattrini come peraltro tanti altri agricoltori e allevatori. Moltissimi di questi visitatori, poiché non riuscivano a finire il “giro “ della fiera nella mattinata, andavano a pranzare ai vicini ristoranti, fuori dalla fiera, per poi rientrare e continuare il giro. Tra i tanti ricordi che affiorano alla mente, ci sono quelli legati all’usanza di alcuni padiglioni, specie di Paesi stranieri, che erano soliti dare in omaggio per piccoli oggetti: portachiavi, torce tascabili, agendine ecc con il marchio dell’espositore; segni di un’economia florida rispetto al momento attuale. E poi, come non ricordare la Daunia Latte. Punto obbligato per assaggiare coppette con un’indimenticabile panna, era presa letteralmente d’assalto così come i punti di ristoro. E poi, il vociare di centinaia di bambini. I bambini e le persone che erano completamente a digiuno di agricoltura impazzivano nel vedere i grossi mezzi agricoli che venivano esposti.

I MACCHINARI. Alcuni di questi macchinari, essendo nuovi ed all’avanguardia, non si erano mai visti e a volte venivano presentati a Foggia in anteprima mondiale; tutti  stavamo con il naso all’insù a guardare! Poi si faceva il giro per i padiglioni dove c’erano animali in quantità  rispetto ai pochi capi oggi esposti. Si facevano le aste per vendere i migliori capi di bestiame e vere e proprie gare per far conoscere la “razza” migliore. Insomma era una fiera vivissima e alla quale tutti partecipavano per interesse, per curiosità o solo per passare una bella giornata. Da qualche decennio la nostra Fiera ha preso la china che oggi possiamo vedere. Tutto si riduce a quattro/cinque, al massimo, giorni di apertura; alla presenza di qualche capo di bestiame; una specie di “mercato del venerdi” allargato all’arredamento, che occupa oramai gran parte dell’esposizione e chincaglieria di ogni genere. Nel periodo di massimo splendore della Fiera, si pensò di istituire, accanto alla campionaria Internazionale, una fiera più, direi così, “casereccia”. L’idea era buona: Dato che durante la fiera di maggio vi era un’ottima affluenza, perché non pensare di farne una anche agli inizi dell’autunno, dedicata però al nostro territorio? Con i suoi prodotti, l’artigianato, l’industria locale e quant’altro servisse da traino per il successivo avvicinarsi del periodo natalizio.

I PADIGLIONI. Ecco che vide la luce “L’OTTOBRE DAUNO”. I primi anni la nuova esposizione ebbe grande fortuna. I padiglioni erano pieni di merce di ogni qualità esposta dalle aziende più importanti , non solo della Provincia e della Regione, ma anche di buona parte delle Regioni d’Italia. Grande spazio era dato anche all’alimentazione, agli artigiani di ogni genere e, fiore all’occhiello, al salone della numismatica e filatelia. I primi anni nella fiera c’erano grandi giostre che allietavano le serate, ancora calde, di piccoli e grandi. Era davvero uno scintillare di luci e colori; luci e colori che anno dopo anno, pian piano abbandonata da molti, l’Ottobre Dauno, ha definitivamente perso e, con essa, anche un’altra parte delle tradizioni dei foggiani sono state poste nel “reparto” della nostra memoria...
(a cura di Salvatore Agostino Aiezza)

di Redazione