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  • Pubblicata il: 26/02/2020 18:55:41

San Severo, arrestati due cognati: accusati di aver appiccato il rogo nell'azienda di recupero rifiuti

Esclusa la matrice mafiosa, si cerca un terzo uomo: il movente una ripicca

Sono stati arrestati nella notte due cognati di San Severo, Mario Spinelli di 28 anni e Giuseppe Scirocco di 59anni, accusati di essere responsabili del rogo che, nello scorso gennaio ha distrutto 23 mezzi per la raccolta dei rifiuti della società Buttol.

GLI ARRESTI. L'operazione condotta dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, ed in particolare di quelli della Compagnia di San Severo è scattata prima dell'alba. I due sanseveresi, già noti a causa dei loro precedenti di polizia, sono stati individuati come i responsabili materiali dell'incendio che, nella prima mattina di domenica 26 gennaio scorso alla periferia di San Severo, aveva provocato la distruzione della quasi totalità del parco mezzi, ben 23 autocompattatori di diverse misure, della società Buttol s.r.l. di Sarno in provincia di Salerno, titolare del servizio di raccolta e smaltimento dei r.s.u. per conto del Comune, causando un danno materiale stimato in oltre due milioni di euro, oltre a quello non meno grave, ma non monetizzabile, dovuto all'inquinamento atmosferico.

L'OPERAZIONE. Le indagini, immediatamente avviate dai Carabinieri di San Severo si erano fin da subito concentrate sulla minuziosa raccolta delle immagini registrate, non solo nella zona interessata ma in tutta la città, dagli impianti di videosorveglianza sia del Comune che di privati. L'opera di analisi di centinaia e centinaia di ore di videoregistrazioni, spesso anche di scadente qualità, ha in tempi rapidi permesso di individuare un'autovettura che, a distanza, aveva raggiunto e recuperato il sospetto incendiario, che si stava frettolosamente allontanando dalla scena del crimine, per poi portarlo al sicuro. La meticolosa ricostruzione del percorso aveva infine portato gli investigatori fino all'ingresso di casa del sospettato. Da qui, poi, le indagini sono proseguite con il prezioso supporto di ben mirate intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, che hanno accompagnato le altre attività più "tradizionali", basate su discreti pedinamenti, osservazioni e perquisizioni.

IL PROVVEDIMENTO. Raccolti così dai Carabinieri i necessari indizi, tra i quali la forte compatibilità tra gli abiti visti dalle telecamere indossare dall'incendiario, ancora travisato, e subito dopo da uno dei due indagati al suo rientro in casa, e lì in seguito sequestrati, la Procura della Repubblica li ha corroborati e presentati al gip che, concordando con le risultanze offertegli, ha emesso la misura cautelare in forza della quale i due cognati sanseveresi sono stati condotti al carcere di Foggia con l'imputazione di incendio aggravato poiché commesso su edifici pubblici o destinati a uso pubblico.

IL MANDANTE. Le indagini proseguono ora per far emergere il movente di un'azione tanto devastante, che, vedendo allontanarsi l'ombra della criminalità mafiosa, potrebbe coinvolgere come mandante una terza persona, in via di individuazione, forse mossa da tanto banali quanto abiette finalità di ripicca.

di Redazione