Scandalo Don Uva, i radicali insorgono: “Lo dicemmo nel 2007, attendiamo ancora risposta dal governo”
L’Ospedale pugliese della Divina Provvidenza è stato trasformato, secondo la Procura di Trani, in un vorace buco nero capace di ingurgitare centinaia di milioni di euro. Eppure quella pentola si sarebbe potuta scoperchiare già anni fa. Parola di Matteo Ariano, membro del comitato di Radicali italiani e Norberto Guerriero, segretario associazione radicale di Foggia “Mariateresa di Lascia”, che in una nota sottolineano come la vicenda fosse stata già sollevata e denunciata al governo otto anni fa.
L’INTERROGAZIONE. Era, infatti, il luglio 2007 – spiegano - quando il gruppo dei deputati radicali nella Rosa nel Pugno, Maurizio Turco, Marco Beltrandi, Sergio D'Elia e Donatella Poretti, su sollecitazione di un radicale foggiano, presentava un’interrogazione parlamentare ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per sapere come fosse possibile che, in deroga a qualsiasi procedura, la “Congregazione religiosa Suore Ancelle della Divina Provvidenza - Opera don Uva onlus” avesse ottenuto il beneficio dell’indennità di mobilità mediante una semplice autocertificazione circa il possesso dei requisiti previsti per legge.
PER GRAZIA RICEVUTA?. In pratica – denunciano -, nessun decreto ministeriale ha mai autorizzato l’erogazione di tale ammortizzatore sociale a favore della Congregazione che gestiva le case di cura in Puglia e in Basilicata. “La domanda nasce spontanea: come sono stati elargiti quei fondi se nessuno ha verificato l’esistenza dei presupposti necessari per ottenerli? Per Grazia Ricevuta? Quale mano, evidentemente santa, lo ha permesso?”, si interrogano sarcastici.
“IMMAGINIAMO IL PERCHÉ DEL SILENZIO”. Nonostante la risposta all’interrogazione sia stata sollecitata per ben dieci volte, i deputati radicali non hanno mai ricevuto alcun riscontro dal governo e, alla luce di quanto sta emergendo ora, “possiamo immaginare perché”.