Sciopero del precariato universitario: mobilitazione degli atenei contro i tagli, il riarmo e la precarietà
Per la stabilizzazione e il rilancio dell’Università pubblica
Hanno trattato i temi dello sciopero, mettendo in cantiere future iniziative di sensibilizzazione, discussione e confronto. E' stata partecipata e densa di contenuti l'assemblea congiunta della FLC CGIL, dell’associazione studentesca UDU-LINK Foggia e dell’Associazione dei Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia ADI di Foggia, in occasione dello Sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori precari delle Università proclamato dalla Flc Cgil.
I FONDI. La FLC CGIL di Foggia ha raccontato ed evidenziato il taglio di oltre 500 mln di euro dal Finanziamento delle università a opera del Governo Meloni, con la cancellazione del Piano Straordinario 2025 e 2026 (100 mln di euro). «I precari negli atenei – ha sottolineato Giancarlo Pugliese, coordinatore della FLC in UNIFG – sono oltre 40mila tra ricercatori a tempo determinato (10mila), assegnisti di ricerca (25mila), borsisti e docenti a contratto, a fronte di 50mila strutturati e 50mila Tecnici, Amministrativi e Bibliotecari. Ad essi bisogna aggiungere le migliaia di dipendenti connessi ad appalti e servizi esternalizzati. Il PNRR ha creato una bolla con decine di migliaia di contratti scaduti o in scadenza: la conseguenza è la più grande espulsione dall’Università della storia. In tutto ciò la ministra Bernini ha anzi proposto la moltiplicazione delle figure precarie, riproducendo assegni, borse e chiamate dirette (Ddl 1240) e stravolgendo la riforma PNRR del 2022 che al posto di atipici senza diritti aveva previsto un unico contratto post dottorato, a tempo determinato ma con diritti e tutele. Siamo riusciti a bloccare questa proposta segnalando alla UE il rischio di reversal di iniziativa PNRR, ma resiste la volontà di moltiplicare il precariato. Ciò, mentre il Governo smonta le politiche di coesione territoriale e di salvaguardia del Welfare per stornare risorse verso il piano di Riarmo».
LE SPESE MILITARI. La FLC CGIL lancia la mobilitazione per chiedere invece «la realizzazione di un piano straordinario di allargamento degli organici e di stabilizzazione dell’attuale personale precario. Occorre bandire almeno 40 mila posizioni negli atenei statali: 25 mila Ricercatori in tenure track, 5 mila tecnologi e 10 mila nel personale TAB con la reinternalizzazione di servizi e appalti, prevedendo inoltre un finanziamento nazionale annuale di 5 mila contratti di ricerca. Con questi numeri l’Italia si avvicinerebbe al rapporto tra docenti e studenti che vige nel resto delll’UE». Tali proposte non possono che accompagnarsi «al contrasto di ogni politica di riarmo. Piuttosto che l’aumento delle spese militari ad oltre 2% del PIL , con la conseguente contrazione della spesa sociale – prosegue Pugliese – chiediamo invece l’estensione al sistema universitario dei percorsi di stabilizzazione per i lavoratori a tempo determinato degli enti pubblici di ricerca previsti dalla legge Madia, e ricordiamo ancora una volta che il punto centrale è un altro: l’Italia spende per l’università lo 0,70% del Pil, una delle percentuali più basse d’Europa. Siamo troppo piccoli e sottofinanziati per reggere il confronto con gli altri Paesi in un momento in cui il potenziamento della Ricerca è essenziale. Occorre quindi tornare a investire risorse. Ecco perché – ha concluso Pugliese - i motivi che sono alla base di questo sciopero non interessano solo i precari, ma l’intera comunità universitaria: per questo da oggi occorre riprendere a mobilitarci per uno sciopero generale dell'università».
LA BATTAGLIA NAZIONALE.Matteo Caputo, Coordinatore dell’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia (ADI) di Foggia ha poi rimarcato come «lo sciopero del 12 maggio rappresenta una tappa fondamentale all’interno di una più ampia battaglia che noi, come ADI, insieme a FLC e UDU - Link, stiamo portando avanti sul territorio nazionale. Si tratta di non cedere di fronte alla vuota e pericolosa retorica costruita sulle parole-chiave della “passione”, della “fuga dei cervelli”, della “flessibilità”: il costante tentativo di allungare gli anni di precariato e di spezzettare le figure che si interpongono tra la fine del Dottorato di ricerca e l’assunzione come Professore Associato è un attacco ad una università sicuramente perfettibile, ma che rischia di diventare peggiore di com’è adesso. Di fronte a questo scenario, – ha proseguito Caputo - un breve sospiro di sollievo è stato tirato in occasione del ritiro del DDL 1240, ma le azioni messe in atto in questo periodo così buio per l’Università e il costante taglio ai fondi confermano ancora una volta che, quando si parla di ricerca, non lo si fa mai seriamente. Da anni, per ADI, «ricerca è lavoro e ci sembra l’unica equazione possibile sulla quale fondare l’università italiana del domani: attraverso questo sciopero e attraverso la candidata alle elezioni del 14 e 15 maggio prossimi al CNSU Claudia Migliazza, vogliamo ribadire questo principio fondamentale.».
UN CAMBIO DI ROTTA. Anche Udu – Link Foggia è intervenuta attivamente all’assemblea. Il coordinatore del sindacato studentesco di Foggia,Gregorio Pio Carmone, ha evidenziato che «la mobilitazione del 12 maggio rappresenta un passaggio cruciale per rimettere al centro l’università pubblica, come spazio di produzione del sapere, confronto democratico e crescita collettiva. Come sindacato studentesco, siamo al fianco di FLC Cgil e ADI perché riteniamo fondamentale riconoscere la dignità del lavoro di ricerca e ribadire la sua natura strutturale e non accessoria. Non possiamo accettare che chi contribuisce ogni giorno all’avanzamento delle conoscenze, all’innovazione e alla didattica viva nell’incertezza e nella precarietà. Il sapere non può poggiare su contratti instabili, bandi occasionali e continue chiamate dirette. Serve un cambio di rotta che riconosca il lavoro accademico per quello che è: una funzione essenziale per la società e per il futuro di questo Paese. Come studenti e studentesse, lottiamo per un’università inclusiva, pubblica e realmente accessibile. L’università deve essere un luogo in cui si studia, si lavora e si fa ricerca in condizioni degne. Oggi più che mai, è il momento di riaccenderla con la mobilitazione, restituendole il ruolo costituzionale che le spetta».