Sentenza Decimabis, 112 anni di carcere ai clan della mafia foggiana
Buon Samaritano e Libera ringraziano Magistratura e Istituzioni
Si è concluso con condanne per 112 anni di carcere il processo d’appello “Decimabis” nato dal blitz del 2020 che ha coinvolto i tre principali clan della mafia foggiana.
RIDUZIONE DI PENA. La sentenza dalla terza sezione della corte d’appello di Bari ha visto una riduzione di pena rispetto al primo grado per 16 imputati, la conferma per altri 5 e un'assoluzione per Ernesto Gatta che era stato condannato a 2 anni per tentata estorsione. Nell'ottobre del 2022 in primo grado, con il rito abbreviato e quindi riduzione della pena, il gup di Bari aveva condannanno tutti i 22 imputati a complessivi 169 anni riconoscendoli colpevoli di vari reati tra cui estorsioni, armi, duplice tentato omicidio, usura e turbativa d’asta. In molti casi erano stata riconosciuta l’aggravante della mafiosità per metodi usati e/o per aver agevolato i clan i tre clan della “Società foggiana”: i Moretti/Pellegrino/Lanza, i loro rivali Sinesi/Francavilla e infine la batteria Trisciuoglio/Tolonese. Come previsto dalla legge le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
BUON SAMARITANO E LIBERA. Con una nota congiunta la Fondazione antiusura “Buon Samaritano” e il Coordinamento Provinciale dell’Associazione Libera di Foggia, esprimono un sentito ringraziamento alla Procura Generale di Bari, alla Corte di Appello di Bari ed alle Istituzioni tutte per l’impegno profuso nell’attività processuale che ha portato alla condanna in secondo grado degli imputati di associazione a delinquere di stampo
mafioso (processo denominato “Decimabis”), per i quali si era già proceduto in primo grado con rito abbreviato.
Le affermazioni di responsabilità penale pronunciate dalla Corte confermano sostanzialmente la
sentenza emessa in primo grado dal Gup presso il Tribunale di Bari, sia, per quanto concerne
l’individuazione e la colpevolezza dei partecipanti all’associazione mafiosa denominata “Società
foggiana”, sia, per quanto riguarda la punizione per i reati fine (estorsione ed usura in particolare).
La terza sezione della Corte di Appello di Bari, infatti, pur con pene ridotte, ha ritenuto gli imputati
colpevoli, riconoscendo nella maggior parte dei casi il metodo mafioso con cui l’associazione
criminale svolgeva i propri affari (ovvero la coartazione psicologica delle vittime attraverso
minacce ed atteggiamenti di prevaricazione), ed evidenziando la realizzazione di reati fine, nonché
l’attività di reinvestimento dei proventi delittuosi in altri attività illecite.
I COLLABORATORI. “Al contenuto delle intercettazioni e dall’attività tecnica investigativa della P.G. - prosegue la nota - si sono aggiunte nel corso del processo di secondo grado, quali elementi utili e decisivi per il giudizio, le dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia, che hanno corroborato il quadro accusatorio fornendo ulteriori
informazioni in ordine alla composizione della struttura associativa criminale, ai compiti dei singoli
associati, ed ai delitti contestati. E proprio l’aumento delle collaborazioni di giustizia ci sembra un
dato importante da sottolineare che dimostra ancor di più come il muro di omertà che circonda le
organizzazioni mafiose sta piano piano crollando; chiaro segno che oggi più che mai è il momento
giusto per liberare il nostro amato territorio dalle mafie".
PARTE CIVILE. Libera e la Fondazione antiusura si sono costituite parte civile attraverso i propri difensori di fiducia
e procuratori (gli avv.ti Vincenza Rando e Federica Bianchi, e gli avv.ti Enrico Rando ed Andrea
Candido D’Amelio – quest’ultimo prematuramente scomparso), nella scia di un percorso virtuoso
che si continua a seguire al fine di sensibilizzare la cittadinanza e tendere la mano a coloro che
trovano la forza di reagire e contrastare i fenomeni malavitosi. Costituirsi parte civile in alcuni
processi, emblematici, per quello che rappresentano per il territorio significa, infatti, entrare nelle
aule, significa partecipare con responsabilità e dire con chiarezza da che parte stare: dalla parte delle
istituzioni autorevoli che, nel rispetto delle regole, cercano di scrivere la verità di alcuni fatti gravi
verificatisi nel nostro Paese.
CULTURA DELLA PREVENZIONE. Nel futuro l’impegno delle due associazioni di volontariato continuerà ad essere teso a favorire la
diffusione della cultura della prevenzione di fenomeni criminali quali quelli legati ad estorsione ed
usura, associativi ed individuali, rimanendo accanto alle vittime per fornirgli ascolto, aiuto e
sostegno. “Ora più che mai - si conclude l'appello - è il momento di vincere la paura, la rassegnazione, di unire le nostre forze per
togliere terreno fertile alle mafie. Consapevoli della potenza e pervasività della Società foggiana ma
anche della grande presenza e attenzione delle Istituzioni, dobbiamo fare tutti insieme la nostra
parte per sradicare la sottocultura mafiosa che alimenta le organizzazioni criminali".