“Smartphonisti” da teatro, lo sfogo di Pierluigi Bevilacqua: “Lanciateci i pomodori, ma spegnete quei cazzo di cellulari!”
L’attore è intervenuto sul suo profilo social
“Trovo molto interessante / La mia parte intollerante / Che mi rende rivoltante / Tutta questa bella gente”. Sembra ricalcare il ritornello di una vecchia – e a questo punto ragionevolissima – canzone di Caparezza lo sfogo di Pierluigi Bevilacqua, direttore artistico della Piccola Compagnia Impertinente che, sul suo profilo Facebook, ha perso letteralmente le staffe. Il motivo? Gli “smartphonisti” da teatro.
QUELLA LUCE CHE TI FA INCAZZARE. “Ieri nuovamente durante lo spettacolo, tre, quattro volte, lo smartphone ha fatto luce – si legge nel post dell’attore e regista, l’indomani della prima di tre dello spettacolo “Fine esami mai” –, quella luce che ti fa incazzare perché per giorni e giorni hai provato, riprovato, ti sei abbattuto per una scena che non veniva fuori, un incastro drammaturgico che non si riusciva a districare, oppure ti sei emozionato perché al contrario hai percepito che lo spettacolo iniziasse a funzionare e non vedevi l'ora di capire cosa potesse pensarne il pubblico. Ancora una volta non è bastato avvertire prima, a muso duro, che è un atto deliberato di mancanza di rispetto che non tolleriamo”.
UN URLO DISUMANO. Un atteggiamento “atarassico” quello del pubblico, secondo le parole di Bevilacqua, da intendersi nella sua accezione più negativa e in cui cioè “non c'è né critica né giudizio, ci vorrebbe solo un urlo disumano”. Una fotografia di un tipo di pubblico che, come si legge ancora nel post, “non ride quasi più, non piange quasi più, applaude poco, critica poco, discute quasi niente”. Tanto che, riprendendo la fine dello sfogo dell’attore, “la volgarità sembra addirittura rivoluzionaria in certi momenti”.
E SPEGNETE QUEI CAZZO DI CELLULARI. “Non quella degli idioti che calpestano qualsiasi cosa che un concittadino costruisce – aggiunge ancora Bevilacqua – ma quella di chi cerca lo scontro intellettuale perché vuole scuotersi, svegliarsi da un perbenismo che puzza di morte civile. Fate qualcosa quando venite a teatro – si legge in conclusione del post – portatevi pure i pomodori con cui mirare al primo attore, ma smettetela di essere passivi e spegnete quei cazzo di cellulari!”.