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  • Pubblicata il: 04/04/2014 22:08:03

Tangenti al Comune di Foggia: Laccetti non parla, Biagini si difende, Bruno rilancia

Gli interrogatori di garanzia ai tre arrestati

Laccetti non parla, Biagini nega ogni addebito e Bruno rilancia. Hanno riservato non poche sorprese gli interrogatori di garanzia ai tre arrestati - il dirigente ai Lavori Pubblici, Fernando Biagini, il consigliere comunale di maggioranza, Massimo Laccetti e l'imprenditore Adriano Bruno -, coinvolti nella vicenda di presunte tangenti che ha scosso il Comune di Foggia.
LACCETTI. Il consigliere comunale si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Non c’è stato il tempo necessario per avere contezza di tutte le accuse – spiega l’avvocato Michele Curtotti – ma la prossima settimana il mio assistito chiederà di essere ascoltato”.
BIAGINI. Se Laccetti (per ora) non parla, Biagini non si risparmia e rigetta ogni accusa. Come spiega il suo avvocato Giulio Treggiari, il dirigente ha contestato la ricostruzione di Zammarano. Biagini – che nel pomeriggio ha ricevuto la notifica ufficiale della sua sospensione dal servizio a Palazzo di Città - avrebbe in sostanza negato di aver ricevuto soldi.
BRUNO. A scompaginare ulteriormente le carte ci ha pensato Adriano Bruno: l’imprenditore ha ammesso di aver ricoperto il ruolo di intermediario ma ha, di fatto, rovesciato la situazione. In sostanza, Bruno – assistito dall’avvocato Forcelli, che ne ha chiesto la revoca della misura cautelare – ha ricostruito la vicenda, affermando di essere intervenuto su sollecito di Zammarano che, gli aveva chiesto di intercedere con Biagini dopo che il dirigente nel 2013 si era messo di traverso sulla possibile locazione dell'immobile di piazza Padre Pio quale sede degli uffici giudiziari. Del resto, sottolinea l'avvocato "tra Bruno e Zammarano intercorre un'amicizia trentennale".
LA NUOVA RICOSTRUZIONE. Secondo quanto riferisce l'avvocato Forcelli, inoltre, Bruno nella sua deposizione ha fatto emergere particolari differenti rispetto alla ricostruzione che ha portato all’arresto dei tre. Secondo l’imprenditore attualmente ai domiciliari, Zammarano avrebbe versato in tutto a Biagini e Laccetti 90 mila euro (anziché 80mila), una parte dei quali - contrariamente a quanto riferito agli inquirenti da Zammarano – successivamente alla stipula del contratto. Le tranches, in particolare, sarebbero state quattro anzichè tre. Oltre a quelle riferite da Zammarano da 50, 25 e 5mila ce ne sarebbe stata un'altra da 10mila versata nel pomeriggio del 3 febbraio scorso, lo stesso giorno in cui è stato siglato il contratto. Si tratta di un particolare non da poco. Secondo Bruno, infatti, il numero dieci scritto da Biagini su un bigliettino pochi giorni prima dell'affare, non sarebbe riferito alla percentuale da pagare sull'ammontare dell'appalto bensì all'importo ulteriore da versare per la celere predisposizione del contratto. Un importo che sarebbe stato "saldato" poche ore dopo le firme apposte.
 
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di Redazione