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  • Pubblicata il: 28/01/2014 18:59:00

Tony di Corcia applaudito a Roma e molto atteso a Milano... Ma a Foggia non incanta

L'autore foggiano "boccia" le istituzioni locali

“Quando invito i rappresentanti delle istituzioni alle presentazioni foggiane dei miei libri, non si degnano nemmeno di rispondermi che non possono venire. Sono persone molto impegnate, si sa. In compenso, posso ricevere una lettera di apprezzamento e complimenti dalla Regina Elisabetta: mi risulta che sia appena più impegnata e importante dei politici di una città di provincia”. È solo un estratto di una domanda fatta all'autore Tony di Corcia, nel corso di un'intervista a pochi giorni dal suo successo romano, dove ha presentato il suo ultimo lavoro editoriale dedicato allo stilista Valentino. Nessuno è profeta in patria d'altronde, e il giornalista foggiano non fa eccezione, purtroppo. 
 
A Roma, sabato 25 gennaio, l'ormai espertissimo biografo di moda ha ricevuto grandi onori e applausi da parte delle istituzioni e degli addetti ai lavori, proprio in quella capitale che ha visto Valentino “contendere al Papa il ruolo di personaggio più importante della città” - per usare le parole dello stesso Tony di Corcia. Il libro "Valentino. Ritratto a più voci dell'ultimo imperatore della moda", edito da Lindau, è stato presentato per Altaroma – la piattaforma che fa da “centro propulsore della haute couture” nella capitale - nella Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma. A presentare Tony di Corcia, anche Marina Cicogna, produttrice cinematografica e amica personale del couturier Valentino Garavani. L'incontro è stato moderato da Sergio Maria Ortolani (foto di Gianni Catani e Luca Sorrentino). Intervistato, l'autore foggiano non ha mancato di sollevare alcune questioni interessanti, in merito all'attenzione ricevuta dalla stampa e, soprattutto, dalle istituzioni locali, per quanto riguarda la presentazione del suo ultimo lavoro, dedicato, come detto, ad un grande della moda di tutto il mondo (e fra qualche giorno in programma anche nella capitale della moda italiana, Milano).
 
Il foggiano Tony di Corcia alla Camera di Commercio di Roma, presentato da una grande produttrice cinematografica nonché intima amica di Valentino, con tanto di istituzioni presenti e stampa specializzata. Diciamola con eleganza, restiamo in tema: nemo propheta acceptus est in patria sua?
 
Sarei poco corretto se sostenessi di non ricevere apprezzamenti e affetto nella mia città. Proprio all’indomani della presentazione ad Altaroma del mio nuovo libro su Valentino, molti miei concittadini mi hanno inviato su Facebook delle attestazioni di stima che mi hanno commosso. Non ne ricevo, in realtà, dai rappresentanti delle istituzioni. Non ho mai desiderato cose come le chiavi della città: mi bastano quelle di casa mia e avrei il terrore di perdere anche quelle. Ma devo riconoscere che riceve molta più attenzione e considerazione chi realizza prodotti più “locali” e che non sono conosciuti oltre il cavalcavia di Viale Fortore. Se chiedo di poter presentare i miei libri in una sede diversa e più consona all’importanza dei personaggi di cui mi occupo, mi imbatto in mille impedimenti che servono a mascherare un “no”; a Roma ho ricevuto un’ospitalità speciale, e senza chiedere nulla a nessuno mi è stata riservata la Sala del Consiglio della Camera di Commercio, che ha sede al Tempio di Adriano, un luogo che ha quasi venti secoli di storia ed è uno dei monumenti più celebri della Capitale. Quando invito i rappresentanti delle istituzioni alle presentazioni foggiane dei miei libri, non si degnano nemmeno di rispondermi che non possono venire. Sono persone molto impegnate, si sa. In compenso, posso ricevere una lettera di apprezzamento e complimenti dalla Regina Elisabetta: mi risulta che sia appena più impegnata e importante dei politici di una città di provincia. 
 
E gli operatori?
 
Lo stesso vale per la stampa: gli operatori della stampa locale – fatta qualche dovuta eccezione - disertano le mie presentazioni, persino le tv in cui ho lavorato per anni declinano silenziosamente l’invito, mentre al Tempio di Adriano erano presenti La7, Telenorba, Corriere della Sera… Dunque, se ci riferiamo a premi, riconoscimenti e sostegno di chi rappresenta a livello politico la mia città e di chi si occupa dell’informazione, non sono affatto considerato profeta in patria. Per fortuna, i miei concittadini colmano questo vuoto con il loro calore e il loro incoraggiamento: qualunque cosa accada, una presentazione, un libro che diventa un film o una traduzione all’estero, mi inondano di complimenti e auguri che valgono più di qualsiasi premio. 
 
In una città come Roma, di recente restituita all'onore e all'onere di più bella e decadente di tutte da La Grande Bellezza, alla luce della tua recente puntata (e non solo), è ancora riscontrabile quell'eleganza cara a Valentino? O è tutto un (inevitabile) ricordo romantico?
 
I tempi della Dolce Vita, la Roma dorata e magica che ha affascinato tutto il mondo, sono irrimediabilmente lontani. Attraversiamo anni particolarmente agitati, precari, difficili, e questa condizione si stende come una cappa plumbea anche sulle nostre città. La Roma che frequento negli ultimi tempi è più sporca e disorganizzata, ma questo non influisce sulla sua bellezza: è una grande bellezza, appunto, indistruttibile, incorruttibile. È un luogo unico al mondo, molto meno elegante rispetto a quando Valentino contendeva al Papa il ruolo di personaggio più importante della città, ma ancora carica di suggestione. E poi credo che la Roma di Sorrentino fosse il simbolo, più ampiamente, dell’Italia intera e del suo degrado morale e culturale.
 
 
 
Quali aneddoti ha raccontato Marina Cicogna sul grande stilista al quale hai dedicato il tuo ultimo lavoro?
 
Moltissimi, visto che a Valentino è legata da una lunghissima amicizia: ha conosciuto il couturier quando era giovanissimo, appena arrivato a Roma dopo gli anni dell’apprendistato parigino. Insieme hanno condiviso esperienze, amicizie, successi, vacanze. In queste situazioni, a Marina Cicogna – che possiede un’acuta capacità di osservazione e una sensibilità decisamente spiccata – non sono sfuggite la sua determinazione, la sua curiosità, il suo amore per la bellezza, per la giovinezza, la predilezione per le teste coronate di cui è diventato amico personale, le frequentazioni con le dive del cinema americano. Le sono molto riconoscente: è una donna che ha conosciuto e frequentato alcuni tra i personaggi della politica e della cultura più importanti del Novecento, e ha contribuito in prima persona all’affermazione internazionale del nostro cinema producendo film di Pasolini, Petri, pellicole come “Metti, una sera a cena”. Appena le ho chiesto di presentare il mio libro ha accettato immediatamente, confermandosi una donna di grande generosità.
 
Pensi che anche questo tuo lavoro, come quello su Versace, possa avere sviluppi cinematografici? Insomma, ti hanno già contattato?
 
No, non ancora, e credo che sia più difficile per questo libro diventare un prodotto cinematografico. Mentre lo scrivevo, infatti, ho optato per una struttura narrativa meno tradizionale, accostando a una raccolta di interviste un dizionario che ripercorre tappe, temi, incontri, icone, luoghi della carriera di Valentino in ordine alfabetico. La biografia di Gianni Versace, invece, si prestava perfettamente a essere tradotta in un film anche per il fascino tuttora intatto di un personaggio come Gianni Versace, la cui vicenda umana e professionale ha dei contorni letterari molto spiccati: inizia e si sviluppa come una fiaba moderna, e termina come una tragedia.
 
Quali le prossime tappe?
 
La prossima tappa è Milano, dove presenterò il libro al Superstudio Più di Via Tortona, la cittadella della moda, della fotografia e del design. Mi piacerebbe poter coinvolgere molti dei personaggi che ho intervistato per questo libro, e dar vita con loro a un talk show che ci permetta di ripercorrere la straordinaria carriera di Valentino e, più ampiamente, cinquant’anni di storia del costume italiano.
“Quando invito i rappresentanti delle istituzioni alle presentazioni foggiane dei miei libri, non si degnano nemmeno di rispondermi che non possono venire. Sono persone molto impegnate, si sa. In compenso, posso ricevere una lettera di apprezzamento e complimenti dalla Regina Elisabetta: mi risulta che sia appena più impegnata e importante dei politici di una città di provincia”. È solo un estratto di una domanda fatta all'autore Tony di Corcia, nel corso di un'intervista a pochi giorni dal suo successo romano, dove ha presentato il suo ultimo lavoro editoriale dedicato allo stilista Valentino. Nessuno è profeta in patria d'altronde, e il giornalista foggiano non fa eccezione, purtroppo.
A Roma, sabato 25 gennaio, l'ormai espertissimo biografo di moda ha ricevuto grandi onori e applausi da parte delle istituzioni e degli addetti ai lavori, proprio in quella capitale che ha visto Valentino “contendere al Papa il ruolo di personaggio più importante della città” - per usare le parole dello stesso Tony di Corcia. Il libro "Valentino. Ritratto a più voci dell'ultimo imperatore della moda", edito da Lindau, è stato presentato per Altaroma – la piattaforma che fa da “centro propulsore della haute couture” nella capitale - nella Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma. A presentare Tony di Corcia, anche Marina Cicogna, produttrice cinematografica e amica personale del couturier Valentino Garavani. L'incontro è stato moderato da Sergio Maria Ortolani (foto di Gianni Catani e Luca Sorrentino). Intervistato, l'autore foggiano non ha mancato di sollevare alcune questioni interessanti, in merito all'attenzione ricevuta dalla stampa e, soprattutto, dalle istituzioni locali, per quanto riguarda la presentazione del suo ultimo lavoro, dedicato, come detto, ad un grande della moda di tutto il mondo (e fra qualche giorno in programma anche nella capitale della moda italiana, Milano).
Il foggiano Tony di Corcia alla Camera di Commercio di Roma, presentato da una grande produttrice cinematografica nonché intima amica di Valentino, con tanto di istituzioni presenti e stampa specializzata. Diciamola con eleganza, restiamo in tema: nemo propheta acceptus est in patria sua? 
 
Sarei poco corretto se sostenessi di non ricevere apprezzamenti e affetto nella mia città. Proprio all’indomani della presentazione ad Altaroma del mio nuovo libro su Valentino, molti miei concittadini mi hanno inviato su Facebook delle attestazioni di stima che mi hanno commosso. Non ne ricevo, in realtà, dai rappresentanti delle istituzioni. Non ho mai desiderato cose come le chiavi della città: mi bastano quelle di casa mia e avrei il terrore di perdere anche quelle. Ma devo riconoscere che riceve molta più attenzione e considerazione chi realizza prodotti più “locali” e che non sono conosciuti oltre il cavalcavia di Viale Fortore. Se chiedo di poter presentare i miei libri in una sede diversa e più consona all’importanza dei personaggi di cui mi occupo, mi imbatto in mille impedimenti che servono a mascherare un “no”; a Roma ho ricevuto un’ospitalità speciale, e senza chiedere nulla a nessuno mi è stata riservata la Sala del Consiglio della Camera di Commercio, che ha sede al Tempio di Adriano, un luogo che ha quasi venti secoli di storia ed è uno dei monumenti più celebri della Capitale. Quando invito i rappresentanti delle istituzioni alle presentazioni foggiane dei miei libri, non si degnano nemmeno di rispondermi che non possono venire. Sono persone molto impegnate, si sa. In compenso, posso ricevere una lettera di apprezzamento e complimenti dalla Regina Elisabetta: mi risulta che sia appena più impegnata e importante dei politici di una città di provincia.

E gli operatori?
 
Lo stesso vale per la stampa: gli operatori della stampa locale – fatta qualche dovuta eccezione - disertano le mie presentazioni, persino le tv in cui ho lavorato per anni declinano silenziosamente l’invito, mentre al Tempio di Adriano erano presenti La7, Telenorba, Corriere della Sera… Dunque, se ci riferiamo a premi, riconoscimenti e sostegno di chi rappresenta a livello politico la mia città e di chi si occupa dell’informazione, non sono affatto considerato profeta in patria. Per fortuna, i miei concittadini colmano questo vuoto con il loro calore e il loro incoraggiamento: qualunque cosa accada, una presentazione, un libro che diventa un film o una traduzione all’estero, mi inondano di complimenti e auguri che valgono più di qualsiasi premio.
In una città come Roma, di recente restituita all'onore e all'onere di più bella e decadente di tutte da La Grande Bellezza, alla luce della tua recente puntata (e non solo), è ancora riscontrabile quell'eleganza cara a Valentino? O è tutto un (inevitabile) ricordo romantico? 
 
I tempi della Dolce Vita, la Roma dorata e magica che ha affascinato tutto il mondo, sono irrimediabilmente lontani. Attraversiamo anni particolarmente agitati, precari, difficili, e questa condizione si stende come una cappa plumbea anche sulle nostre città. La Roma che frequento negli ultimi tempi è più sporca e disorganizzata, ma questo non influisce sulla sua bellezza: è una grande bellezza, appunto, indistruttibile, incorruttibile. È un luogo unico al mondo, molto meno elegante rispetto a quando Valentino contendeva al Papa il ruolo di personaggio più importante della città, ma ancora carica di suggestione. E poi credo che la Roma di Sorrentino fosse il simbolo, più ampiamente, dell’Italia intera e del suo degrado morale e culturale.   
 
Quali aneddoti ha raccontato Marina Cicogna sul grande stilista al quale hai dedicato il tuo ultimo lavoro? 
 
Moltissimi, visto che a Valentino è legata da una lunghissima amicizia: ha conosciuto il couturier quando era giovanissimo, appena arrivato a Roma dopo gli anni dell’apprendistato parigino. Insieme hanno condiviso esperienze, amicizie, successi, vacanze. In queste situazioni, a Marina Cicogna – che possiede un’acuta capacità di osservazione e una sensibilità decisamente spiccata – non sono sfuggite la sua determinazione, la sua curiosità, il suo amore per la bellezza, per la giovinezza, la predilezione per le teste coronate di cui è diventato amico personale, le frequentazioni con le dive del cinema americano. Le sono molto riconoscente: è una donna che ha conosciuto e frequentato alcuni tra i personaggi della politica e della cultura più importanti del Novecento, e ha contribuito in prima persona all’affermazione internazionale del nostro cinema producendo film di Pasolini, Petri, pellicole come “Metti, una sera a cena”. Appena le ho chiesto di presentare il mio libro ha accettato immediatamente, confermandosi una donna di grande generosità.
Pensi che anche questo tuo lavoro, come quello su Versace, possa avere sviluppi cinematografici? Insomma, ti hanno già contattato? 
 
No, non ancora, e credo che sia più difficile per questo libro diventare un prodotto cinematografico. Mentre lo scrivevo, infatti, ho optato per una struttura narrativa meno tradizionale, accostando a una raccolta di interviste un dizionario che ripercorre tappe, temi, incontri, icone, luoghi della carriera di Valentino in ordine alfabetico. La biografia di Gianni Versace, invece, si prestava perfettamente a essere tradotta in un film anche per il fascino tuttora intatto di un personaggio come Gianni Versace, la cui vicenda umana e professionale ha dei contorni letterari molto spiccati: inizia e si sviluppa come una fiaba moderna, e termina come una tragedia. 
 
Quali le prossime tappe?

La prossima tappa è Milano, dove presenterò il libro al Superstudio Più di Via Tortona, la cittadella della moda, della fotografia e del design. Mi piacerebbe poter coinvolgere molti dei personaggi che ho intervistato per questo libro, e dar vita con loro a un talk show che ci permetta di ripercorrere la straordinaria carriera di Valentino e, più ampiamente, cinquant’anni di storia del costume italiano.

di Redazione