TRIVELLE SELVAGGE - Ma non solo. Perché come risulta dal dossier nazionale di Legambiente ‘Trivella Selvaggia’, in Italia sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera “ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell’ultimo anno, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle per una superficie di 30mila km² di mare”. Legambiente Puglia dettaglia l’attuale situazione in Italia in fatto di prospezioni petrolifere in mare. “Attualmente, 10.266 km2 di mare italiano sono oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati; 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. In definitiva, tra aree già trivellate e quelle che a breve rischiano la stessa sorte, si tratta di circa 29.700 kmq di mare, una superficie più grande di quella della regione Sardegna”.
INVESTIMENTO INUTILE - Per Tarantini, dunque, “continuare a puntare sull’energia fossile non solo è rischioso per l’ambiente e la salute dei cittadini ma è anche un investimento miope ed anacronistico. Le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornate a dicembre 2011 indicano come certa la presenza nei fondali marini di solo 10,3 milioni di tonnellate di petrolio che, ai consumi attuali, sarebbero sufficienti per il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al totale delle riserve certe, comprese quelle presenti nel sottosuolo italiano, concentrate soprattutto in Basilicata, nel complesso verrebbero consumate in appena 13 mesi”. Di conseguenza, “questi dati dimostrano l’assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive previsto nella nuova Strategia energetica nazionale prospettata dal ministro Passera, in cui uno dei pilastri sembra essere proprio la spinta verso nuove trivelle volte a creare 15 miliardi di euro di investimento e 25mila nuovi posti di lavoro”.
LA LOBBY DEL PETROLIO – “I favori ai petrolieri non si limitano solo al via libera alle trivelle bloccate due anni fa. A questo si aggiunge anche l’irrisorio incremento delle royalties, previsto e propagandato per supportare attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore da parte degli enti competenti. Si passa infatti dall’attuale 4% al 7%, percentuali che fanno sorridere rispetto a quelle praticate nel resto del mondo dove oscillano tra il 20% e l’80%. Si tratta di condizioni molto vantaggiose che ovviamente richiamano nel nostro Paese molte compagnie straniere: delle 41 istanze per permessi di ricerca attualmente in valutazione, infatti, solo 3 fanno capo a compagnie italiane (2 ad Eni e 1 a Enel) mentre tutte le altre sono richieste provenienti da società straniere“. Di conseguenza, “Legambiente – conclude il presidente regionale ̶ continuerà ad opporsi alla decisione del ministro Clini e lo farà al fianco di tutti coloro, compresi i cittadini, che si batteranno per ostacolare una attività che, oltre a rappresentare una seria minaccia per la conservazione della biodiversità, andrebbe in controtendenza rispetto a una Regione che ha fatto suoi tre principi: turismo di qualità, fonti energetiche rinnovabili e tutela del territorio e delle aree protette. Sono queste il vero petrolio della Puglia”.