"Tutto il calcio minuto per minuto": 60 anni di successi... e ricordi
Salvatore Aiezza ci porta indietro nel tempo
Domenica 10 gennaio 1960… Una data che per tanti non ha significato: lo ha, invece, per milioni di italiani che assistettero quel giorno alla prima ufficiale della mitica e fortunata trasmissione radiofonica “Novantesimo minuto”. La popolare trasmissione, in onda tutte le domeniche su Rai-Radio Uno che ha accompagnato intere generazioni di italiani e contribuito a fare le fortune del calcio nostrano e alla sua capillare diffusione, dalla grande città al più piccolo paesino sperduto tra i monti, dove solo la radio era in grado di arrivare.
L'ESORDIO. La prima puntata ufficiale vide collegati da Milano Nicolò Carosio per Milan-Juventus, da Bologna Enrico Ameri per Bologna-Napoli e da Alessandria Andrea Boscione per Alessandria-Padova. Lo studio centrale del programma si trovava originariamente nella sede Rai di Milano, in corso Sempione 27; la conduzione fu affidata a Roberto Bortoluzzi, che rimase in carica per ben ventisette anni (dal 10 gennaio 1960 al 21 giugno 1987).
LA NOSTALGIA. Le voci più famose della trasmissione che, nel corso degli anni, hanno avuto la possibilità di annunciare in diretta un gol, un risulato o uno scudetto sono quelle di Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Beppe Viola, Everardo Dalla Noce, Carlo Nesti, Riccardo Cucchi, Bruno Gentili, Livio Forma, Francesco Repice, Emanuele Dotto e Giovanni Scaramuzzino.
Per noi, in quegli anni, Il pomeriggio della domenica - dopo il rito del pranzo festivo - si passava allo Zaccheria quando c’era la partita del Foggia (e non faceva molto freddo). Ma il più delle volte, si trascorreva la domenica ad ascoltare, alla radio “Tutto il calcio minuto per minuto". L’indimenticabile e inimitabile trasmissione sportiva delle radiocronache, in diretta e contemporaneamente, delle partite di calcio di serie A e B (alcune) con le voci, ancora oggi impresse nella memoria, di Enrico Ameri, Sandro Ciotti e…”dallo studio centrale: Roberto Bortoluzzi…”. Che bello che era. e quanta nostalgia.
I COLLEGAMENTI. Le partite si giocavano alle 14,30 o, a primavera alle 15,00, tutte insieme senza pasticci e spezzatini, come oggi. Sia allo stadio, se si giocava in casa, che a casa, se si era impegnati in trasferta, la domenica, subito dopo pranzo non esisteva più nessuno, tranne lei: la radio e il mitico, inimitabile, leggendario “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Nato nel 1960, come detto, l’inizio della trasmissione era preceduto dalla famosa pubblicità dello “Stock” o del “Cavallino Rosso”, l’appuntamento con “Roberto Bortoluzzi dallo studio centrale” era imperdibile. Si iniziava con la presentazione dei campi collegati e, quando capitava il Foggia era una grande festa. Su quelli principali venivano inviati i due più grandi radiocronisti di sempre: Enrico Ameri e Sandro Ciotti, con le loro voci inconfondibili e gli intercalari che hanno fatto la storia. Sandro Ciotti, per esempio, molto scaramantico, non diceva mai, quando capitava il collegamento in quei momenti, il 17° minuto, ma usava dire: “Siamo nel minuto che intercorre tra il 16° e 18°”.
L'ANSIA. C’erano poi gli altri bravissimi commentatori: De Luca, spesso inviato a Foggia, Corsini, Provenzali e gli altri. Era una emozione e un piacere ascoltarli quando si passavano la linea tra di loro o interrompevano il collega per segnalare una rete, un rigore, una espulsione o altro; oppure quando dallo studio centrale irrompeva Bortoluzzi per segnalare una nuova situazione sui campi non collegati. Immaginate l’ansia, le aspettative di quanti erano con l’orecchio alla radio e gli occhi sulla schedina, pronti ad aggiornare il risultato della partita.
LE SCHEDINE.Tutto il calcio minuto per minuto e le schedine erano indissolubilmente legati. Le schedine del totocalcio erano composte da 13 partite, delle quali si doveva indovinare l’esito finale (1.x.2) per la vittoria, pareggio o sconfitta in casa. Oltre alle 8 di serie A vi erano 3 partite di serie B e 2 della C. Alle 17.00 della domenica era tutto compiuto. Partite finite, risultati acquisiti e verifica della schedina fatta. Anche allo stadio era la stessa cosa: si aveva l’orecchio incollato alla radiolina portatile per sapere i risultati delle altre partite e gli occhi sul campo dove giocava la nostra squadra. Alla fine del primo tempo era uno sventolio di migliaia di schedine che ciascuno tirava fuori dalla giacca per controllare i punti realizzati sino ad allora. Erano, insomma, quelli della domenica pomeriggio, i 90 minuti che ci tenevano con il fiato sospeso e a rischio tachicardia. Tutti a controllare i risultati e il “segno” che avevamo messo sulla schedina, si contavano le partite indovinate (“prese” sii diceva) e quando erano più di 9 si iniziava a sperare in qualcosa di più. a volte diventavano 11 e allora il cuore batteva fino al fischio finale dell’ultima partita. Spesso però le partite prese scendevano di numero, e allora si cominciava a pregare che cambiassero i risultati in senso a noi favorevoli e… a tirare i piedi alle squadre secondo il nostro interesse.
Auguri allora a questo grande evento della Radio nazionale che non dimenticheremo mai. (Salvatore Agostino Aiezza)